Il 28 febbraio scorso il Presidente russo Vladimir Putin ha firmato un decreto che formalizza la “sospensione” della partecipazione della Russia al Nuovo trattato di riduzione delle armi strategiche (New START) del 2010. La decisione era stata annunciata da Putin il 21 febbraio nel lungo e infuocato discorso alla Nazione, ed entrambi i rami del Parlamento russo l’hanno immediatamente ratificata. Il documento afferma che sarà il Presidente a decidere se e quando la sospensione avrà termine.
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Escalation: governi decisi, cittadini contrari
Escalation nel corso di una guerra ha sempre un significato nefasto. Aumenta a dismisura le sofferenze umane e le distruzioni materiali, il cui “prezzo” si abbassa proporzionalmente all’innalzarsi del livello dello scontro.
È un salto di qualità, non una “semplice” intensificazione dei metodi fino a quel momento adottati. Spesso viene propagandata come passaggio obbligato per giungere alla pace attraverso la vittoria, superando ostacoli altrimenti insormontabili.
Il conflitto nucleare è una possibilità: dobbiamo parlarne. Soprattutto con i giovani. A Ferrara due giornate di incontri su pace e disarmo
L’Università può offrire dati e chiavi di lettura, secondo Morelli e Scandurra di Unife
“Il pacifismo è un approccio ai problemi: non significa sposare la causa dell’uno o dell’altro, ma evitare la reductio ad unum, cioè la riduzione del dibattito a una contrapposizione bipolare, cui invece spesso assistiamo e che non aiuta a ragionare. È chiaro che ci sono torti e ragioni, ma pacifismo vuol dire affrontare ogni conflitto umano, che è inevitabile, con strumenti che evitino il più possibile il ricorso alla violenza e cerchino di riportare nell’alveo di questo discorso anche gli scontri armati”. Questo quanto afferma ad Agenda17 Alfredo Mario Morelli, docente di Letteratura e filologia latina presso l’Università di Ferrara e referente della Rete Università per la Pace (RUNIPace)
Fermare la guerra anche per tutelare l’ambiente, vittima silenziosa
“Disarmo climatico”: ne parliamo con Francesco Vignarca, coordinatore campagne della Rete italiana per la pace e il disarmo
“Da sempre come Rete pensiamo a vincere la pace, non la guerra. Il conflitto cioè non ci interessa solo quando è violenza conclamata, perché sappiamo che in guerra si instillano nella popolazione estremismi e semi di odio e violenza che rimangono e impediscono, anche in una situazione di non belligeranza, di costruire la pace in quanto tale. Quindi, dopo aver messo in atto una serie di iniziative immediate di aiuto umanitario alle popolazioni colpite, vogliamo ribadire che non c’è solo il qui e ora, ma ci sono anche problemi futuri di carattere ambientale, sociale e culturale”. È quanto afferma ad Agenda17 Francesco Vignarca, coordinatore campagne della Rete italiana per la pace e il disarmo, tra gli enti organizzatori del convegno Disarmo climatico, che si è svolto a Trento dal 27 al 29 ottobre.
SPECIALE TREGUA IN UCRAINA La strada verso la pace parte da tregua armata e dialogo
Una Russia politicamente indebolita è un pericolo per l’Umanità, secondo Alberto Castelli. Necessaria un’azione diplomatica compatta e autonoma dell’Europa
“La guerra non si fa di colpo, e nemmeno la pace. Se da un lato questo conflitto era già in incubazione dal 2014, dall’altro in questo momento l’obiettivo non deve essere la firma di un trattato di pace domani, ma che tacciano le armi, se non del tutto almeno in qualche pezzo dello scacchiere. I pacifisti dovrebbero chiedere una tregua e un inizio di dialogo: è questo che realisticamente si può sperare nell’immediato sul piano della realpolitik. Nel frattempo l’opinione pubblica può spingere i potenti verso la pace, e chiaramente sperare che ascoltino” afferma ad Agenda17 Alberto Castelli, docente di Storia e teorie della democrazia presso l’Università dell’Insubria.
SPECIALE TREGUA IN UCRAINA In Europa i pacifisti sono maggioranza. Assoluta nel nostro Paese
Ricerca in dieci nazioni. Forti differenze, ma solo un europeo su quattro ritiene la punizione della Russia prioritaria
“L’indagine rivela uno scollamento sempre più marcato tra le posizioni assunte da molti governi europei e il sentimento dell’opinione pubblica nei rispettivi Paesi. Il divario più significativo che si profila è tra coloro che vorrebbero mettere fine alla guerra il più rapidamente possibile e coloro che vorrebbero continuare a combattere fino alla sconfitta della Russia.” Questa è la situazione fotografata dall’European Country on Foreing Realtions sulla base di 8mila interviste condotte in dieci Paesi dell’Unione relativamente alla posizione dei cittadini europei sulla guerra scaturita a seguito dell’invasione dell’Ucraina da parte della Russia.
SPECIALE TREGUA IN UCRAINA Escalation nucleare del conflitto?
Un azzardo enorme con risultati limitati. Riprendere i negoziati strategici russo- americani
Negli ultimi giorni, in particolare dopo il messaggio televisivo del 21 settembre e il discorso del 30 settembre del presidente russo, è cresciuta la preoccupazione di analisti e opinionisti che Vladimir Putin possa usare armi nucleari “tattiche” nella sua guerra contro l’Ucraina. Il rischio nucleare è stato amplificato dal presidente americano Joe Biden, che in un discorso del 6 ottobre ha descritto l’attuale situazione di stallo in Ucraina, con Putin che minaccia di usare tutti i mezzi a sua disposizione per difendere la Russia e il territorio che ha conquistato, come il momento nucleare più pericoloso dalla crisi dei missili di Cuba, avvenuta 60 anni fa, proprio in questo mese.
SPECIALE TREGUA IN UCRAINA Da posizioni diverse si chiede di articolare un percorso negoziale
Appelli di ambasciatori e intellettuali
Tutte le guerre finiscono, prima o poi. Uno dei problemi è come finiscono. Il problema della guerra in Ucraina – solo uno dei numerosi, e spesso ferocissimi, conflitti in atto nel Mondo – è che potrebbe finire con un conflitto nucleare.
Certamente si tratterebbe di un azzardo enorme da parte della Russia e dai risultati militari e politici incerti, ma non da escludere completamente. Soprattutto non è possibile escludere che scelte che oggi paiono illogiche diventino domani opzioni convenienti o quantomeno disperatamente obbligate.
La guerra in Ucraina “conta” più di quelle in Medio Oriente? No alla concorrenza della compassione
“Più bianchi, più civili e più degni di essere salvati?” Internazionale a Ferrara si interroga sulle scelte geopolitiche dell’Occidente
“La guerra in Ucraina può cambiare lo sguardo dei Paesi occidentali sul Medio Oriente, e se sì, in che modo?” È la domanda che Catherine Cornet, giornalista e ricercatrice francese, ha posto, nel ruolo di moderatrice, agli esperti presenti all’incontro di Internazionale a Ferrara “I buoni e i cattivi”.
“Autoritarismo orwelliano” di Putin e inerzia occidentale
Giornalisti e studiosi russi e ucraini dialogano all’incontro di Internazionale a Ferrara
“Putin ha eretto un assolutismo che attua un continuo ribaltamento dei fatti: all’inizio della guerra il presidente della Russia aveva ritenuto necessario difendere la Russia dal Donbass, perchè considerato pericoloso per suo il Paese, mentre ora ne ha voluto l’annessione”. Lo afferma Tikhon Dzyadko, giornalista russo indipendente, nel corso dell’ incontro “Imperialismo alla russa” nella prima giornata di Internazionale a Ferrara. Secondo Dzyadko, c’è un’assonanza con il mondo distopico rappresentato da Orwell in 1984, dove, all’inizio del romanzo, l’Eurasia passa da nemica dell’Oceania a sua alleata, mentre alla fine del libro torna a essere sua nemica, mostrando l’incoerenza e l’inconsistenza del potere politico.
Il ruolo delle Nazioni Unite nel conflitto in Ucraina
Le capacità degli organi delle Nazioni Unite di incidere sulla sorte di un conflitto in corso sono alquanto ridotte. Occorre interrogarsi sull’esigenza di una riforma
Come stabilito dalla Carta delle Nazioni Unite, il compito principale della sua Organizzazione (Onu) è quello di salvare le future generazioni dal flagello della guerra. Tuttavia, non di rado sono emersi i limiti istituzionali dell’Onu nel perseguire siffatto mandato.
La recente invasione dell’Ucraina da parte della Russia nella notte del 23 febbraio 2022 ha ulteriormente riacceso il dibattito sulla capacità delle Nazioni Unite – soprattutto nella veste dei suoi organi più rappresentativi – di fronteggiare situazioni di crisi politiche internazionali.
La Corte penale internazionale e i crimini di guerra in Ucraina
Con l’intensificarsi del conflitto ucraino e l’emergere di tragici episodi di violenza nei confronti della popolazione civile quarantuno Stati, inclusa l’Italia, hanno richiesto l’intervento della Corte penale internazionale (ICC – International Criminal Court) che ha nominato il Procuratore capo Karim Ahmad Khan responsabile per l’apertura delle indagini su sospetti crimini di guerra.