Mai il cellulare in classe. Il divieto del ministro dell’istruzione e del merito Valditara non tiene conto delle condizioni reali e delle potenzialità

Ricerche dimostrano che i bambini delle elementari e medie aiutati dai genitori e abituati all'autocontrollo ne fanno un uso utile

Ai primi Collegi docenti che saranno convocati verso la fine del mese, dirigenti e docenti si troveranno a gestire e normare il divieto assoluto di smartphone e telefoni cellulari alle scuole elementari e medie. La nuova circolare va a inasprire le direttive della precedente, firmata dal ministro dell’istruzione Valditara: se prima i telefonini erano consentiti, in classe, solo per scopi didattici e di apprendimento, adesso anche questa possibilità è revocata.

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SPECIALE CONVEGNO. Sostenibilità: tra scuola, scienza e comunicazione

Sostenibilità è un concetto costitutivamente multidisciplinare: interconnette aspetti ambientali/scientifici, economici, sociali e tecnologici e si correla ai concetti di resilienza, rigenerazione ed equilibrio.
Come la sostenibilità coinvolge tutti gli aspetti della vita, così riguarda tutte le discipline della scuola: non la si può considerare una disciplina a sé ma deve essere introdotta consapevolmente ed efficacemente in tutto il percorso educativo e didattico.

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Educare alla nonviolenza nella scuola. L’ora di educazione civica non basta e “indottrinare alla pace” non serve

La cultura della non violenza, sia come mezzo di risoluzione dei conflitti sia come strumento educativo, e la ricerca del dialogo in un conflitto intrattabile come quello tra Israele e Palestina è stata al centro del convegno “Pace e pacifismo: un’agenda per il Mondo”. Elena Buccoliero è intervenuta sul tema “Esperimenti di nonviolenza nei contesti educativi”. Di seguito ci propone i punti fondamentali del suo contributo

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Afghanistan: negare alle donne l’accesso all’educazione è un crimine contro l’umanità

L'inviato Onu per l'istruzione Gordon Brown chiama in causa la Corte penale internazionale. Situazione in continuo peggioramento

L’inviato delle Nazioni unite per l’istruzione globale Gordon Brown ha dichiarato che la Corte penale internazionale (International Criminal Court – ICC) dovrebbe riconoscere la discriminazione di genere in Afghanistan come un crimine contro l’umanità e indagare per perseguire i responsabili.

Gordon Brown ha anche esortato le nazioni musulmane a inviare una delegazione in Afghanistan per sostenere la revoca dei divieti di istruzione e lavoro, che non hanno fondamento nel Corano o nell’Islam.

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Il riconoscimento delle diversità di genere passa dalla scuola

La carriera alias come strumento fondamentale per il diritto allo studio

Si è recentemente celebrata la Giornata internazionale contro l’omofobia, la bifobia e la transfobia. Mentre la celebrazione non ha fatto molto clamore sui media ufficiali, nel Paese si registrano piccoli passi di riconoscimento delle diverse esigenze legate alle identità di genere, in particolare nelle scuole superiori e nelle università.

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Istruzione: pochi investimenti, pochi laureati, scarsa attrattività internazionale

Un sistema elitario: disuguaglianze nord-sud, licei- istituti tecnici e origine sociale

L’Italia è tra i Paesi europei che, in percentuale rispetto alla propria spesa pubblica, investono meno nell’istruzione. Secondo il report dell’Ocse (Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico) Education at Glance, l’Italia destina complessivamente il 3,9% del proprio Prodotto interno lordo (Pil) a questo fondamentale settore, posizionandosi ampiamente sotto la media dell’Unione europea (4,4%), davanti solo a Grecia, Ungheria (entrambe a 3,7%), Lituania (3,4%) e Irlanda (3,0%). Paesi come il Regno unito o la Norvegia investono una quota percentuale decisamente superiore, assestandosi oltre il 6%.

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Iran, centinaia di studentesse avvelenate

Come in Afghanistan l’obiettivo è bloccare l’istruzione femminile

Nella città iraniana di Qom, considerata la seconda città santa dell’Iran, da dicembre scorso ci sono stati centinaia di casi di avvelenamento respiratorio di giovani studentesse per impedire loro di frequentare le scuole superiori. Lo ha confermato con una dichiarazione il vice ministro dell’Istruzione Younes Panahi.

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Istruzione degli adulti. Senza integrazione non c’è merito

I Centri provinciali da soli non bastano a conseguire gli obiettivi europei

Il vecchio caro Ministero della pubblica istruzione ha perso nel tempo l’aggettivo “pubblica” e ha aggiunto un sostantivo a dir poco ambiguo: “merito”(Ministero dell’istruzione e del merito), il ché ha un sapore assai diverso da quello di favorire i “capaci e meritevoli, anche se privi di mezzi”, che “hanno diritto di raggiungere i gradi più alti degli studi”, recitato nell’art. 34 della Costituzione.

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Afghanistan: vietato alle donne l’accesso alle università

È l’unico caso al Mondo. Proteste di docenti e studenti

Come avevamo già riportato in ottobre, nel Paese non si ferma l’oppressione nei confronti delle giovani donne che hanno perso il diritto allo studio. Il nuovo divieto emanato dal ministro dell’istruzione superiore ha effetto immediato, con l’ordine alle università pubbliche e private di vietare alle donne la frequenza, e fa seguito alla chiusura per le ragazze delle scuole secondarie decisa dagli Ulema e dagli anziani nella Grande Conferenza che si è tenuta in luglio a Kabul.

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Nessuna speranza per le studentesse afghane

Nessuno - compresa la stampa occidentale - si occupa più del loro destino

Le scuole secondarie per le ragazze afghane sono chiuse da oltre 10 mesi, e non riapriranno. È il risultato della Grande Conferenza che ha riunito nei giorni scorsi, a Kabul, migliaia di anziani e Ulema, termine che nella religione islamica indica religiosi e predicatori; sono loro che avrebbero dovuto dare indicazioni sul futuro delle studentesse afghane dopo che Il governo dei talebani aveva già disatteso tutte le aspettative delle giovani donne che speravano di poter riprendere dal 21 marzo gli studi nelle scuole di istruzione secondaria.

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