“Dagli anni Settanta alcuni grandi Paesi hanno iniziato a non ragionare più in termini di dominanza dell’area atlantica e hanno cercato di costruire alleanze con altri Paesi: la Cina ne è stato il principale esempio, ma prima di lei Giappone, India, Russia e alcuni Stati del Sud America.
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LABORATORIO PACE Ucraina: le sanzioni alla Russia non funzionano. I Paesi emergenti non le applicano e crescono economicamente
Una grande area economica, soprattutto dei BRICS, isola la NATO e si mette in proprio. Convegno a Unife
“Una delle cose che è venuta in evidenza negli ultimi tempi, dopo lo scoppio della guerra, è che l’Europa e gli Stati Uniti hanno imposto delle sanzioni alla Russia con l’idea di provocarne una crisi irreversibile: l’economia russa ne sarebbe stata progressivamente indebolita, fino a compromettere la possibilità di portare avanti la guerra. La misura era naturalmente di carattere politico, per penalizzare la Russia dopo questo atto di aggressione, ma intendeva allo stesso tempo riaffermare una supremazia economica occidentale” dichiara ad Agenda17 Pier Giorgio Ardeni, docente di Economia politica e dello sviluppo presso l’Università di Bologna.
Escalation: governi decisi, cittadini contrari
Escalation nel corso di una guerra ha sempre un significato nefasto. Aumenta a dismisura le sofferenze umane e le distruzioni materiali, il cui “prezzo” si abbassa proporzionalmente all’innalzarsi del livello dello scontro.
È un salto di qualità, non una “semplice” intensificazione dei metodi fino a quel momento adottati. Spesso viene propagandata come passaggio obbligato per giungere alla pace attraverso la vittoria, superando ostacoli altrimenti insormontabili.
SPECIALE TREGUA IN UCRAINA La strada verso la pace parte da tregua armata e dialogo
Una Russia politicamente indebolita è un pericolo per l’Umanità, secondo Alberto Castelli. Necessaria un’azione diplomatica compatta e autonoma dell’Europa
“La guerra non si fa di colpo, e nemmeno la pace. Se da un lato questo conflitto era già in incubazione dal 2014, dall’altro in questo momento l’obiettivo non deve essere la firma di un trattato di pace domani, ma che tacciano le armi, se non del tutto almeno in qualche pezzo dello scacchiere. I pacifisti dovrebbero chiedere una tregua e un inizio di dialogo: è questo che realisticamente si può sperare nell’immediato sul piano della realpolitik. Nel frattempo l’opinione pubblica può spingere i potenti verso la pace, e chiaramente sperare che ascoltino” afferma ad Agenda17 Alberto Castelli, docente di Storia e teorie della democrazia presso l’Università dell’Insubria.
SPECIALE TREGUA IN UCRAINA In Europa i pacifisti sono maggioranza. Assoluta nel nostro Paese
Ricerca in dieci nazioni. Forti differenze, ma solo un europeo su quattro ritiene la punizione della Russia prioritaria
“L’indagine rivela uno scollamento sempre più marcato tra le posizioni assunte da molti governi europei e il sentimento dell’opinione pubblica nei rispettivi Paesi. Il divario più significativo che si profila è tra coloro che vorrebbero mettere fine alla guerra il più rapidamente possibile e coloro che vorrebbero continuare a combattere fino alla sconfitta della Russia.” Questa è la situazione fotografata dall’European Country on Foreing Realtions sulla base di 8mila interviste condotte in dieci Paesi dell’Unione relativamente alla posizione dei cittadini europei sulla guerra scaturita a seguito dell’invasione dell’Ucraina da parte della Russia.
SPECIALE TREGUA IN UCRAINA Escalation nucleare del conflitto?
Un azzardo enorme con risultati limitati. Riprendere i negoziati strategici russo- americani
Negli ultimi giorni, in particolare dopo il messaggio televisivo del 21 settembre e il discorso del 30 settembre del presidente russo, è cresciuta la preoccupazione di analisti e opinionisti che Vladimir Putin possa usare armi nucleari “tattiche” nella sua guerra contro l’Ucraina. Il rischio nucleare è stato amplificato dal presidente americano Joe Biden, che in un discorso del 6 ottobre ha descritto l’attuale situazione di stallo in Ucraina, con Putin che minaccia di usare tutti i mezzi a sua disposizione per difendere la Russia e il territorio che ha conquistato, come il momento nucleare più pericoloso dalla crisi dei missili di Cuba, avvenuta 60 anni fa, proprio in questo mese.
SPECIALE TREGUA IN UCRAINA Da posizioni diverse si chiede di articolare un percorso negoziale
Appelli di ambasciatori e intellettuali
Tutte le guerre finiscono, prima o poi. Uno dei problemi è come finiscono. Il problema della guerra in Ucraina – solo uno dei numerosi, e spesso ferocissimi, conflitti in atto nel Mondo – è che potrebbe finire con un conflitto nucleare.
Certamente si tratterebbe di un azzardo enorme da parte della Russia e dai risultati militari e politici incerti, ma non da escludere completamente. Soprattutto non è possibile escludere che scelte che oggi paiono illogiche diventino domani opzioni convenienti o quantomeno disperatamente obbligate.
La guerra in Ucraina “conta” più di quelle in Medio Oriente? No alla concorrenza della compassione
“Più bianchi, più civili e più degni di essere salvati?” Internazionale a Ferrara si interroga sulle scelte geopolitiche dell’Occidente
“La guerra in Ucraina può cambiare lo sguardo dei Paesi occidentali sul Medio Oriente, e se sì, in che modo?” È la domanda che Catherine Cornet, giornalista e ricercatrice francese, ha posto, nel ruolo di moderatrice, agli esperti presenti all’incontro di Internazionale a Ferrara “I buoni e i cattivi”.
“Autoritarismo orwelliano” di Putin e inerzia occidentale
Giornalisti e studiosi russi e ucraini dialogano all’incontro di Internazionale a Ferrara
“Putin ha eretto un assolutismo che attua un continuo ribaltamento dei fatti: all’inizio della guerra il presidente della Russia aveva ritenuto necessario difendere la Russia dal Donbass, perchè considerato pericoloso per suo il Paese, mentre ora ne ha voluto l’annessione”. Lo afferma Tikhon Dzyadko, giornalista russo indipendente, nel corso dell’ incontro “Imperialismo alla russa” nella prima giornata di Internazionale a Ferrara. Secondo Dzyadko, c’è un’assonanza con il mondo distopico rappresentato da Orwell in 1984, dove, all’inizio del romanzo, l’Eurasia passa da nemica dell’Oceania a sua alleata, mentre alla fine del libro torna a essere sua nemica, mostrando l’incoerenza e l’inconsistenza del potere politico.
Ucraina: il rischio di un conflitto nucleare in Europa è concreto, secondo il fisico Alessandro Pascolini
Permangono alcune “ragionevoli speranze”
Bisogna partire da alcuni dati per capire quanto il pericolo di un conflitto nucleare scatenato dall’invasione russa dell’Ucraina sia concreto e molto vicino a noi.
La Russia ha 6mila testate atomiche, e 5500 ne possiede gli USA, mentre Francia e Inghilterra ne schierano rispettivamente 290 e 225. Altre 150 sono distribuite fra Belgio, Olanda, Germania, Italia e Turchia, e 90 sono israeliane.
Ucraina: la guerra e la responsabilità di fermare la violenza
In queste pagine intendo proporre, innanzi tutto, qualche breve considerazione sulla natura della guerra in corso in Ucraina e sul contesto generale in cui il conflitto ha preso corpo; e poi alcune riflessioni sul senso di ciò che stanno facendo – o che potrebbero fare – l’Unione europea e gli Stati Uniti di fronte al dilagare della violenza.
SPECIALE PACE E ISTITUZIONI FORTI Lucio Caracciolo: siamo nell’età della “post-guerra”. I conflitti nascono dall’instabilità politica
Pericolosissima la tensione in Ucraina perché la Russia si sente minacciata
Guerra e pace. Che bilancio possiamo fare della situazione internazionale all’inizio del 2022, nei giorni in cui si sarebbe dovuta tenere la Conferenza mondiale sulla non proliferazione nucleare, rinviata per la pandemia? Sono in grado le istituzioni internazionali di controllare le tensioni internazionali nell’interesse della sicurezza comune? E cosa dobbiamo aspettarci in particolare per l’Europa e per il nostro Paese, stante la tensione che si registra alle frontiere orientali dell’Unione?