Montagne (sempre più) verdi? Lo sguardo attento di una rifugista e gli studi scientifici sulla scalata verso l’alto delle piante

Da una chiacchierata in rifugio con chi è capace di osservare, porsi delle domande e fare delle ipotesi, agli studi scientifici internazionali e locali che confermano un fenomeno che potrebbe cambiare il volto delle nostre cime: la risalita delle specie vegetali verso le alte quote.
Gli occhi azzurri di Elisa scrutano oltre la finestra del rifugio. “Io ho una mia teoria”, dice, un accenno di cautela nella voce, proprio di chi non ha studiato per ciò che si appresta a dire, ma è capace di osservare e provare a ricavare delle ipotesi.

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DOSSIER MONTAGNA: ANNO DELLO SVILUPPO SOSTENIBILE I rifugi alpini come luogo di condivisione sociale e confronto, secondo Giacomo Benedetti, vicepresidente Cai

In carenza di interventi di mitigazione climatica, le relazioni tra chi vive il territorio sono un’alternativa per nuove risposte

Le temperature elevate della primavera ed estate associate alla carenza idrica evidente già a inizio luglio anche ad alta quota hanno preoccupato da subito i rifugisti che temevano una chiusura anticipata della stagione di lavoro. Qualche precipitazione nel mese di agosto associata a interventi per migliorare la captazione dell’acqua hanno garantito il mantenimento dei servizi in quota fino a metà-fine settembre come da prassi.
Giacomo Benedetti, neoeletto alla vicepresidenza generale del Club alpino italiano (Cai), racconta ad Agenda17 come è andata la stagione estiva.

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MONTAGNA, ANNO DELLO SVILUPPO SOSTENIBILE. La fitodepurazione per i rifugi rispetta l’ambiente. Anche in alta quota

Parlano esperti e gestori: saperi antichi, competenze tecnico-scientifiche, enti locali e turisti collaborano insieme

“Oggi si parla molto di economia circolare e uno dei modi per praticarla in montagna è la corretta gestione delle acque reflue. Noi ci abbiamo pensato sedici anni fa, realizzando un impianto di fitodepurazione nel rifugio Bosconero, il primo in Italia a quota così elevata, con tutte le criticità e i vantaggi che tale ambiente presenta. Successivamente, altre realtà ci hanno copiato, nel senso positivo del termine, soprattutto nel versante occidentale delle Alpi e anche oltre i 2mila di altitudine, con grande soddisfazione nostra e loro” afferma ad Agenda17 Davide Tocchetto, agronomo e collaboratore della Fondazione Giovanni Angelini – Centro studi sulla montagna.

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