Non sono bastati i no di Italia, Ungheria, Paesi Bassi, Polonia, Finlandia e Svezia, né l’astensione del Belgio o le proteste di tanti imprenditori agricoli. Alla fine, il Consiglio dell’Unione Europea ha detto di sì alla Restoration Law, dopo anni di trattative, colpi di scena e periodi di stallo.
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Restoration Law, il futuro della natura in Europa si gioca sul filo di pochi voti
La legge per ripristino della biodiversità e lotta al cambiamento climatico sopravvive agli emendamenti del Ppe
Il 20 giugno, la proposta di legge sul ripristino della natura indicata come Nature Restoration Law è arrivata al Consiglio d’Europa, dove è stata approvata dai ministri dell’ambiente degli Stati membri: venti i voti a favore, solo cinque i contrari – tra cui l’Italia con il ministro Pichetto Fratin – due gli astenuti. Il voto del 20 era molto atteso: la Restoration Law è una proposta di legge imponente e senza precedenti, che se adottata renderà giuridicamente vincolante in tutti gli Stati membri dell’Unione il contrasto alla perdita di biodiversità, il ripristino degli habitat naturali e la lotta al cambiamento climatico. Il testo della legge è uscito dal Consiglio emendato in vari punti, ma tutto sommato integro nel suo impianto generale.