Economia circolare motore di crescita: Italia virtuosa in Europa. Con tantissime Pmi impegnate nello sviluppo sostenibile, secondo Istat e CEN-ENEA

Scarsa capitalizzazione e accesso al credito frenano però le piccole imprese

Le piccole e medie imprese italiane (Pmi) rappresentano il motore della crescita del Paese, costituendo la struttura del tessuto produttivo italiano. Per questa ragione a loro è dato il compito di trainare la crescita italiana in un sentiero di sostenibilità ambientale, economica e sociale. Come suggeriscono i recenti dati ISTAT già nel 2022 circa il 65% del tessuto manifatturiero italiano aveva intrapreso delle azioni specifiche volte ad intraprendere un percorso di sostenibilità duraturo nel tempo in ogni suo ambito.

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Una città a misura di donna

Costruire una città che va bene per le donne significa costruire una città che va bene per tutti

In questi anni nel nostro Paese si è parlato molto di progettazione urbana secondo diversi modelli di città: smart, green, ecosostenibili, sicure, accessibili e inclusive, città partecipate, città “30 kmh”, fino alla città “15 minuti”. Su Agenda17 troviamo anche il manifesto contro la città autoritaria e il modello della città felice.
In questo articolo vorrei proporre il modello della città femminista, una città a misura di donne, perché, come si evince dai modelli teorici e dalle sperimentazioni fatte, in Europa da Vienna e Barcellona, in Canada a Montreal, in Australia a Melbourne, “costruire una città che va bene per le donne significa costruire una città che va bene per tutti”, tenendo ben presente che una città femminista non è fatta soltanto di pietre, non è soltanto una diversa destinazione degli spazi pubblici o un’aggiunta a quelli esistenti, ma è un progetto unitario del vivere insieme.

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Dal Pnrr 405 milioni per realizzare “Housing temporanei e stazioni di posta” dedicate alle persone senzatetto

Servirebbero però interventi strutturali, e l’assenza del reddito di cittadinanza ingrosserà le file dei bisognosi, secondo l’ “avvocato di strada” Antonio Mumolo

Secondo l’Istat, nel 2021 erano oltre 96mila le persone senza tetto e senza fissa dimora in Italia, di cui più di uno su dieci è un minore. Mentre tuttavia alcuni di loro scelgono deliberatamente di fare una vita da clochard, per la stragrande maggioranza dei casi non si tratta di una scelta. Tra i fattori che conducono a questa condizione, infatti, uno dei più rilevanti è la perdita del lavoro, che può portare a un rapido peggioramento delle condizioni socio-economiche, cui si aggiungono altri fattori di marginalità come avere una cittadinanza diversa da quella italiana o problemi di natura sanitaria o psicologica.

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Cosa resta del modello di sanità elaborato durante il Covid? Poco

Dopo l’ok della Commissione europea alla Revisione del Pnrr futuro incerto per Case di comunità, Centrali operative territoriali e Terapie intensive

A fine novembre la Commissione europea ha espresso parere favorevole alle modifiche apportate dall’Italia al piano per la ripresa e la resilienza per quanto riguarda la Sanità (Missione 6) che ha visto particolarmente interessata l’assistenza territoriale. Le Case di comunità da realizzare con i fondi europei si sono ridotte da 1.450 a 1.038, gli Ospedali di comunità sono passati da 400 a 307 e le Centrali operative territoriali da 600 sono scese a 480. Scendono poi da 109 a 84 gli interventi di allineamento alle norme antisismiche nelle strutture ospedaliere.

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La revisione del Pnrr colpisce la sanità: stralcia case, ospedali di comunità e centrali operative territoriali. Manca personale, che va all’estero

A caricare di nuove preoccupazioni circa il futuro del Servizio sanitario nazionale (Ssn) è la proposta di revisione del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr), presentata dal Governo lo scorso 27 luglio, che prevede tagli significativi per le Case della comunità (Cdc), gli Ospedali di comunità (Odc) e le Centrali operative territoriali (Cot) componenti essenziali della riorganizzazione della sanità territoriale.

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Elettricità da rinnovabili: 360 miliardi di euro di benefici e 540 mila posti di lavoro entro il 2030

Bisogna passare da uno a dieci Gigawatt installati per anno, secondo lo studio di Enel Foundation

“L’elettricità prodotta da fonti rinnovabili rappresenta la via fondamentale per attuare gli obiettivi che ci siamo posti entro il 2050” ha dichiarato il Ministro dell’ambiente e della sicurezza energetica, Gilberto Pichetto Fratin, in occasione della presentazione dello studio di Elettricità Futura, Enel e Althesys “La filiera italiana delle tecnologie per le energie rinnovabili e smart verso il 2030” di Enel Foundation. Il Piano 2030 del settore elettrico prevede infatti benefici economici pari a 360 miliardi di euro, che dovrebbero ricadere sulla filiera e sull’indotto, a cui si aggiungerebbero 540 mila nuovi posti di lavoro nel settore elettrico.

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