Mentre si assiste a una fuga del personale dal Sistema sanitario nazionale (Ssn) in settori strategici per il buon funzionamento del Sistema, secondo un’indagine dell’Istituto Piepoli per la Fnomceo, la Federazione nazionale degli Ordini dei medici chirurghi e degli odontoiatri, tre italiani su quattro (76%) ritengono che la sanità debba essere pubblica e quasi tutti (90%), che debba rappresentare una priorità per il Governo.
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Fuga dal Sistema sanitario: senza medici emergenze e chirurgie. Le borse di studio ora ci sono, ma le specializzazioni restano vuote. L’analisi di Carlo Alberto Volta, prorettore Unife
Stipendi, carichi di lavoro, concorrenza privata e sottofinanziamento. Dimenticata la lezione di Covid-19
“Rischiamo di non avere più la copertura della rete delle urgenze-emergenze, di non avere anestesisti, chirurghi generali e nemmeno chirurghi delle varie branche specialistiche che si sono sviluppate negli anni.” È questo, in sintesi, il quadro tracciato da Carlo Alberto Volta, direttore della Scuola di anestesia e rianimazione dell’Università di Ferrara con l’incarico di direzione del Dipartimento di interaziendale di emergenza di Ferrara, a proposito della “diserzione” del personale sanitario dalle specializzazioni mediche strategiche per il buon funzionamento del Sistema sanitario nazionale (Ssn). Delle cause complesse di questo grave fenomeno, abbiamo parlato con il professor Volta, che è anche vicedirettore del Dipartimento di medicina traslazionale per la Romagna e prorettore alla sanità dell’Università di Ferrara.
Italia 14esima in Europa per numero di medici in rapporto agli abitanti. E sono fra i più vecchi
Il rapporto Eurostat
Eurostat ha recentemente pubblicato un aggiornamento relativo al personale medico nell’Unione europea (Ue). Nel 2021 i medici praticanti in Ue erano circa 1,82 milioni, di cui 243mila nel nostro Paese, per numero assoluto secondo solo alla Germania (377mila).
Tuttavia se si considera il numero dei medici in rapporto al numero di abitanti, aumentato in quasi tutti gli Stati dell’Ue tra il 2016 e il 2021, l’Italia si colloca al 14° posto con circa 400 medici ogni 100mila abitanti. Grecia e Portogallo hanno registrato il numero più alto di medici abilitati all’esercizio della professione, rispettivamente 629,2 e 562 ogni 100mila abitanti, seguite dall’Austria (540,9).
Non è una sanità per vecchi. Il nodo sono i servizi di prossimità
Ferrara caso emblematico. Seminario del Festival Asvis. Intervista ai medici Carlo Zanotti e Rino Cavallini
Che relazione c’è tra dinamica demografica e offerta di servizi sanitari? Oltre a un evidente rapporto quantitativo, per cui, in virtù dell’universalità delle prestazioni garantite dal nostro Servizio sanitario nazionale l’offerta deve raggiungere tutta la popolazione, c’è anche una complessa correlazione qualitativa fra la composizione demografica e la tipologia dei servizi e delle prestazioni necessari. Il caso della popolazione anziana è esemplare, ed è diventato importantissimo nei Paesi sviluppati; nel nostro in particolare.
Samantha Cristoforetti torna nello Spazio. Numerosi esperimenti sulla salute (2)
La strada per la medicina basata su evidenze di sesso e genere è ancora lunga
La medicina di genere – più precisamente, “l’approccio basato sulle evidenze di sesso e genere” – è una branca relativamente recente che promuove linee guida, raccomandazioni e pratiche, sia dal punto di vista clinico che per quanto riguarda l’aggiornamento professionale e formativo, per garantire l’uguaglianza sostanziale tra uomo e donna (e altre identità sessuali e di genere).
Antibioticoresistenza: siamo tra i Paesi con maggiori consumi di antibiotici e più alte percentuali di resistenza. Ma la colpa non è solo degli allevamenti intensivi
L’uso di farmaci in veterinaria è diminuito, ma i costi in termini di vite umane e di spese sanitarie restano enormi
“La resistenza agli antibiotici (Antimicrobial Resistance, AMR) è il fenomeno per il quale un microrganismo (batterio) diventa resistente all’attività di un antibiotico originariamente efficace per il trattamento di infezioni da esso causate. Purtroppo, l’uso eccessivo e non sempre appropriato di questi farmaci in ambito umano e veterinario ha contribuito alla rapida diffusione del fenomeno.” È quanto dichiara ad Agenda17 Monica Monaco, ricercatrice del Dipartimento Malattie Infettive dell’Istituto superiore di sanità.