Coordinamento donne di montagna: una rete femminile per costruire il cambiamento

Dal Piemonte alla Bolivia. Gli appuntamenti di marzo e giugno

Nelle terre alte lo sguardo delle donne porta lontano. Lo ha intuito, in alta Valle Maira in Piemonte, il Coordinamento Donne di Montagna. In vent’anni di attività ha raggiunto la Bolivia dall’altra parte del mondo, per poi tornare a casa, nelle Valli che si affacciano sul Monviso.
Oggi punta a valorizzare le attività e le piccole aziende a conduzione femminile, a creare una rete di amministratrici dei Comuni delle aree interne, ma soprattutto a rendere la montagna un luogo animato da nuove comunità e da uno sviluppo sostenibile.

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Una città a misura di donna

Costruire una città che va bene per le donne significa costruire una città che va bene per tutti

In questi anni nel nostro Paese si è parlato molto di progettazione urbana secondo diversi modelli di città: smart, green, ecosostenibili, sicure, accessibili e inclusive, città partecipate, città “30 kmh”, fino alla città “15 minuti”. Su Agenda17 troviamo anche il manifesto contro la città autoritaria e il modello della città felice.
In questo articolo vorrei proporre il modello della città femminista, una città a misura di donne, perché, come si evince dai modelli teorici e dalle sperimentazioni fatte, in Europa da Vienna e Barcellona, in Canada a Montreal, in Australia a Melbourne, “costruire una città che va bene per le donne significa costruire una città che va bene per tutti”, tenendo ben presente che una città femminista non è fatta soltanto di pietre, non è soltanto una diversa destinazione degli spazi pubblici o un’aggiunta a quelli esistenti, ma è un progetto unitario del vivere insieme.

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Le donne che subiscono violenza di genere hanno diritto alla protezione internazionale

La Corte di giustizia dell'Ue riconosce questi casi come una forma di persecuzione. Nel nostro Paese pochissimi sono accettati

La Corte di giustizia dell’Unione europea (Ue) ha stabilito il 16 gennaio 2024 che le donne migranti soggette a violenza di genere nel loro Paese di origine hanno diritto a ricevere lo status di rifugiate o la protezione sussidiaria. Il pronunciamento è avvenuto in seguito alla richiesta della Bulgaria di valutare il caso di una donna turca di origini curde che, vittima di un matrimonio forzato e violenza domestica, aveva fatto domanda di protezione internazionale.

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Non sono sola

Foto terza classifica al Copernicus Photo Contest

Ispirata dalle opere di Shirin Neshat, artista iraniana.

Scrive l’autrice: “Non sono sola, sono con me. Non sono sola, sono sì con te!. Pensavo di essere completa, pensavo di essere al sicuro, ma poi all’improvviso.., tutto andò perduto. Ero sola. Rimasi in silenzio. Il mio destino rideva di me. Rallegrava il mio profondo dolore silenzioso. Non ho mai sollevato alcuna domanda.

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Istat, quanto siamo lontani dal traguardo dell’uguaglianza di genere

L’obiettivo 5 dell’Agenda 2030 dell’Onu misurato secondo dieci parametri

L’Istituto nazionale di statistica (Istat) ha redatto anche quest’anno il rapporto SDGs 2023 (Sustainable Development Goals) per illustrare la situazione attuale del nostro Paese rispetto ai 17 obiettivi nell’Agenda 2030 dell’Organizzazione delle Nazioni unite (Onu). Per quanto riguarda l’obiettivo 5, riportiamo l’andamento di alcuni parametri da noi già considerati un anno fa.

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Sempre più donne migranti intrappolate all’imbuto d’Europa

Assistenza sanitaria negata, notti nei container, rischio di sfruttamento sessuale

La “doppia violenza” che le donne migranti subiscono in Italia si concretizza anche al confine italo-francese, dove sono in aumento respingimenti e violazioni dei loro diritti, come testimonia il report “Inter-rotte” dell’associazione umanitaria WeWorld. A causa della reintroduzione dei controlli alle frontiere nel 2015 da parte del governo francese, sono migliaia le persone, provenienti sia dalla rotta balcanica che da quella mediterranea, che rimangono bloccate a Ventimiglia: motivo per cui la città è stata soprannominata “imbuto d’Europa”.

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Afghanistan: negare alle donne l’accesso all’educazione è un crimine contro l’umanità

L'inviato Onu per l'istruzione Gordon Brown chiama in causa la Corte penale internazionale. Situazione in continuo peggioramento

L’inviato delle Nazioni unite per l’istruzione globale Gordon Brown ha dichiarato che la Corte penale internazionale (International Criminal Court – ICC) dovrebbe riconoscere la discriminazione di genere in Afghanistan come un crimine contro l’umanità e indagare per perseguire i responsabili.

Gordon Brown ha anche esortato le nazioni musulmane a inviare una delegazione in Afghanistan per sostenere la revoca dei divieti di istruzione e lavoro, che non hanno fondamento nel Corano o nell’Islam.

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“Doppia violenza” sulle donne migranti richiedenti asilo (in aumento)

Sistema di accoglienza impreparato ad affrontare le tantissime violenze subite: solo, e sempre più, controllo e detenzione

L’accordo siglato dall’Unione Europea (Ue) con la Tunisia per il controllo delle frontiere ha destato preoccupazione in diverse organizzazioni per i diritti umani, fra cui Donne in rete contro la violenza (D.i.Re), che collabora con la sezione italiana dell’Alto commissariato delle Nazioni unite sui rifugiati (United Nations High Commissioner for Refugees – UNHCR) nell’accoglienza di donne migranti rifugiate e richiedenti asilo.

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Community Donne protagoniste in sanità: il nodo è la distribuzione delle risorse del Pnrr (1)

Secondo la Fondazione Gimbe è in atto un definanziamento della sanità. Servono servizi territoriali e personale medico

La recente Convention di donne protagoniste in sanità 2023 è stata l’occasione per fare il punto sullo stato di salute del Servizio sanitario nazionale (Ssn), sulle criticità e sugli impegni necessari per la sua salvaguardia dopo la dura prova a cui è stato sottoposto dalla pandemia di Covid-19 che ha evidenziato criticità già esistenti e necessità di modifiche solo in parte attuate.

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La nuova proposta di legge contro l’aborto costringe le donne ad ascoltare il battito del feto

l’Italia fa come l’Ungheria; ma nella prime settimane, secondo il British Medical Journal, il cuore non si sente

Nel 45esimo anniversario della legge 194, la lenta erosione del diritto all’aborto nel nostro Paese che abbiamo documentato continua a procedere in maniera preoccupante.

Il 16 maggio scorso è stata depositata alla Corte di Cassazione una proposta di legge di iniziativa popolare promossa dall’associazione anti-abortista Pro Vita e Famiglia che intende modificare l’articolo 14 della legge 194 del 1978, la norma che ha reso legale l’ interruzione volontaria di gravidanza (ivg) in Italia.

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