L’Istituto nazionale di statistica (Istat) ha redatto anche quest’anno il rapporto SDGs 2023 (Sustainable Development Goals) per illustrare la situazione attuale del nostro Paese rispetto ai 17 obiettivi nell’Agenda 2030 dell’Organizzazione delle Nazioni unite (Onu). Per quanto riguarda l’obiettivo 5, riportiamo l’andamento di alcuni parametri da noi già considerati un anno fa.
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Sempre più donne migranti intrappolate all’imbuto d’Europa
Assistenza sanitaria negata, notti nei container, rischio di sfruttamento sessuale
La “doppia violenza” che le donne migranti subiscono in Italia si concretizza anche al confine italo-francese, dove sono in aumento respingimenti e violazioni dei loro diritti, come testimonia il report “Inter-rotte” dell’associazione umanitaria WeWorld. A causa della reintroduzione dei controlli alle frontiere nel 2015 da parte del governo francese, sono migliaia le persone, provenienti sia dalla rotta balcanica che da quella mediterranea, che rimangono bloccate a Ventimiglia: motivo per cui la città è stata soprannominata “imbuto d’Europa”.
Afghanistan: negare alle donne l’accesso all’educazione è un crimine contro l’umanità
L'inviato Onu per l'istruzione Gordon Brown chiama in causa la Corte penale internazionale. Situazione in continuo peggioramento
L’inviato delle Nazioni unite per l’istruzione globale Gordon Brown ha dichiarato che la Corte penale internazionale (International Criminal Court – ICC) dovrebbe riconoscere la discriminazione di genere in Afghanistan come un crimine contro l’umanità e indagare per perseguire i responsabili.
Gordon Brown ha anche esortato le nazioni musulmane a inviare una delegazione in Afghanistan per sostenere la revoca dei divieti di istruzione e lavoro, che non hanno fondamento nel Corano o nell’Islam.
“Doppia violenza” sulle donne migranti richiedenti asilo (in aumento)
Sistema di accoglienza impreparato ad affrontare le tantissime violenze subite: solo, e sempre più, controllo e detenzione
L’accordo siglato dall’Unione Europea (Ue) con la Tunisia per il controllo delle frontiere ha destato preoccupazione in diverse organizzazioni per i diritti umani, fra cui Donne in rete contro la violenza (D.i.Re), che collabora con la sezione italiana dell’Alto commissariato delle Nazioni unite sui rifugiati (United Nations High Commissioner for Refugees – UNHCR) nell’accoglienza di donne migranti rifugiate e richiedenti asilo.
Community Donne protagoniste in sanità: il nodo è la distribuzione delle risorse del Pnrr (2)
Malattie croniche minacciano la salute in un Paese di anziani. Coordinare la prevenzione e contrastare le diseguaglianze
Tra i temi affrontati durante la terza edizione della Convention delle Donne protagoniste in sanità c’è anche un tema centrale per la salute pubblica, ma che rimane poco visibile: le malattie croniche non trasmissibili (Mcnt), che sono, in Italia e nel Mondo, fra le principali cause di morte e disabilità.
Community Donne protagoniste in sanità: il nodo è la distribuzione delle risorse del Pnrr (1)
Secondo la Fondazione Gimbe è in atto un definanziamento della sanità. Servono servizi territoriali e personale medico
La recente Convention di donne protagoniste in sanità 2023 è stata l’occasione per fare il punto sullo stato di salute del Servizio sanitario nazionale (Ssn), sulle criticità e sugli impegni necessari per la sua salvaguardia dopo la dura prova a cui è stato sottoposto dalla pandemia di Covid-19 che ha evidenziato criticità già esistenti e necessità di modifiche solo in parte attuate.
La nuova proposta di legge contro l’aborto costringe le donne ad ascoltare il battito del feto
l’Italia fa come l’Ungheria; ma nella prime settimane, secondo il British Medical Journal, il cuore non si sente
Nel 45esimo anniversario della legge 194, la lenta erosione del diritto all’aborto nel nostro Paese che abbiamo documentato continua a procedere in maniera preoccupante.
Il 16 maggio scorso è stata depositata alla Corte di Cassazione una proposta di legge di iniziativa popolare promossa dall’associazione anti-abortista Pro Vita e Famiglia che intende modificare l’articolo 14 della legge 194 del 1978, la norma che ha reso legale l’ interruzione volontaria di gravidanza (ivg) in Italia.
Vietato alle donne afghane lavorare per l’Onu, che annuncia il ritiro dal Paese
Dopo il divieto allo studio superiore, il governo dei talebani ha annunciato il divieto alle donne afgane di lavorare per le Nazioni unite (Onu), oltre quello di lavorare per le associazioni non governative internazionali, annunciato lo scorso dicembre, presumibilmente perché le lavoratrici non indossavano correttamente l’hijab o non seguivano le regole di segregazione di genere.
La lenta erosione del diritto all’aborto (2)
Le leggi nel Mondo stanno cambiando, a volte in maniera restrittiva
Dopo aver parlato dell’Italia, nella seconda parte del podcast approfondiamo il tema del diritto all’aborto, usciamo dall’Italia ed esaminiamo la situazione negli altri Paesi. In tutto il Mondo le leggi che regolano il diritto all’aborto stanno cambiando, in alcuni casi in maniera restrittiva.
La lenta erosione del diritto all’aborto (1)
Sotto attacco la 194: una legge nata debole e poco applicata
In questo podcast in due parti esploriamo come il diritto all’aborto in Italia e nel Mondo sia lentamente messo a rischio da governi conservatori e leggi restrittive. In Italia, a oltre 40 anni dall’approvazione della legge 194, siamo ancora lontani da una sua piena attuazione per ragioni, oltre che ideologiche, anche strutturali e organizzative. Mentre in altri Paesi come la Polonia e l’Ungheria si assiste a norme che stabiliscono che le donne possono abortire solo in caso di stupro o incesto.
La nuova vita della Ragazza afgana fotografata da McCurry
Sharbat Gula, fuggita dall’Afghanistan, vive ora in Italia con i figli. La storia della ragazza ritratta nella celebre foto di Steve McCurry è esemplare per quanto riguarda l’uguaglianza di genere e l’istruzione di qualità, obiettivi centrali dell’Agenda Onu 2030, oggi gravemente negati nel suo Paese di origine.
Iran, centinaia di studentesse avvelenate
Come in Afghanistan l’obiettivo è bloccare l’istruzione femminile
Nella città iraniana di Qom, considerata la seconda città santa dell’Iran, da dicembre scorso ci sono stati centinaia di casi di avvelenamento respiratorio di giovani studentesse per impedire loro di frequentare le scuole superiori. Lo ha confermato con una dichiarazione il vice ministro dell’Istruzione Younes Panahi.