Avevamo già segnalato che nei mesi successivi agli accordi finali della ventottesima Conferenza annuale delle Nazioni unite sul clima (COP28) sarebbe stato necessario verificare quanto si sarebbe effettivamente realizzato delle deliberazioni faticosamente raggiunte a Dubai alla fine di mdicembre del 2023. Si era stati sull’orlo della rottura, e l’inequivocabile phase out – “uscita” – dalle fonti fossili non era stata approvata. L’impegno, piuttosto generico, preso su questo punto fondamentale recita: “ora tutti i governi e le imprese devono trasformare senza indugio questi impegni in risultati di economia reale.”
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SPECIALE COP28 La Conferenza è decollata fra turbolenze e atterrata con qualche difficoltà. Lavorare per i viaggi futuri
Il ruolo delle università nell’attuazione dei programmi. Italia: sì a nucleare e stoccaggio CO2
La Conferenza delle parti (COP28) si è conclusa il 13 dicembre a Dubai in un’atmosfera di cauto ottimismo nonostante le iniziali critiche rivolte al presidente, Sultan Al Jaber, per i suoi legami con l’industria petrolifera. L’accordo raggiunto promette di influenzare le agende di ricerca universitarie a livello mondiale per i prossimi due anni, focalizzandosi su soluzioni innovative per l’adattamento e la resilienza.
SPECIALE COP28 La crisi climatica a colpo d’occhio
Secondo il bollettino pubblicato dall’Organizzazione meteorologica mondiale (World Meteorological Organization, WMO) sul riscaldamento globale, nel prossimo quinquennio le temperature potrebbero raggiungere picchi molto alti, che potrebbero superare la soglia di 1,5 °C rispetto all’era preindustriale stabilita dagli Accordi di Parigi del 2015.
SPECIALE COP28 Oceani e protezione delle coste. Paolo Ciavola, docente Unife, sottolinea gli impegni: riprogettare le infrastrutture contro gli eventi catastrofici
Intervenire per i rifugiati climatici delle isole a rischio scomparsa e tutelare il patrimonio culturale costiero
“I numeri parlano da soli: 50.370 delegati, 15.063 Organizzazioni non governative (Ong), 1.293 enti di stampa e comunicazione. E una grande novità è stato il focus su giovani, donne e persone con disabilità, nonché l’istituzione di un fondo per supportare i Paesi più svantaggiati nel gestire le perdite economiche dovute alla crisi climatica.” Commenta così la sua partecipazione alla Conferenza delle parti (COP28) Paolo Ciavola, docente di Geografia fisica e geomorfologia presso l’Università di Ferrara.
SPECIALE COP28 Critiche alla Conferenza dalle isole a rischio scomparsa. Addio per sempre a Tuvalu. L’Australia potrebbe ospitarne gli abitanti
Il primo caso al Mondo di asilo per rifugiati climatici di questo tipo
L’allarme era stato lanciato già due anni fa, nel corso della COP26: con un’altitudine media sul livello del mare di due metri, le isole di Tuvalu rischiano di scomparire sotto l’acqua a causa dei cambiamenti climatici. L’arcipelago delle Tuvalu è uno stato insulare polinesiano, situato nella porzione occidentale del Pacifico e costituito da nove atolli che si estendono per 26 chilometri quadrati sui quali vivono poco più di 11mila persone. Due dei suoi nove atolli sono già stati in parte sommersi, e si stima che l’arcipelago entro ottant’anni diventerà inabitabile.
SPECIALE COP28 Giusta attenzione alle emissioni di metano; finanziata la giustizia climatica ma troppo poco, secondo l’economista Francesco Nicolli di Unife
Risultato politicamente importante, ma non sufficiente per fermare il cambiamento climatico
“Anche se a Dubai non abbiamo voltato pagina sull’era dei combustibili fossili, questo risultato è l’inizio della fine” ha affermato il segretario esecutivo delle Nazioni unite per il cambiamento climatico Simon Stiell nel suo discorso di chiusura della ventottesima Conferenza annuale delle Nazioni unite sul clima (COP28), che si è tenuta a Dubai negli Emirati arabi dal 30 novembre al 13 dicembre.
SPECIALE COP28 Gli investimenti di pochi miliardari inquinano come la maggioranza della popolazione
Oxfam: combattere cambiamento climatico e povertà tassando i ricchi, non solamente le Nazioni
Il nostro Pianeta rischia di essere distrutto da un mare di alluvioni e incendi. Donne, persone di colore, indigeni e altri gruppi marginalizzati si trovano nella fase finale del collasso climatico, mentre i più ricchi vedono le loro fortune crescere costantemente. I giovani e le generazioni future affronteranno le peggiori conseguenze del fallimento contro il cambiamento climatico. Non sono sfide separate: le crisi del clima e della disuguaglianza sono correlate, fuse assieme e si alimentano a vicenda. Significa riconoscere che una radicale crescita dell’uguaglianza è una precondizione per porre fine al collasso climatico e alla povertà.