Cosa ci sarà nel mix di energie che l’Europa utilizzerà per arrivare all’impatto climatico zero previsto per il 2050 dal Green Deal? Ci sarà anche il gas, come vorrebbero le grandi aziende del settore che insistono sulla necessità di usarlo come “ponte” verso un futuro tutto di rinnovabili e sull’urgenza di sostituirlo al più inquinante carbone? Ci sarà il nucleare, come vogliono fortemente alcuni Stati (con la Francia in testa), ma anche alcuni ricercatori, che sottolineano il vantaggio in termini di costi-benefici delle centrali di ultima generazione?
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Contributi al dialogo – Un 2022 a tutto gas?
Metano e sequestro CO2 non sono soluzioni per la transizione
Era il settembre dell’anno scorso, quando Milva Naguib nel podcast dedicato all’estrazione di gas e al sequestro di CO2 in Adriatico, si chiedeva “Stoccare la CO2 in Adriatico? Idrogeno ‘blu’ per la decarbonizzazione?”
Da allora il problema dello stoccaggio dell’anidride carbonica, nonostante i costi alti e la scarsa efficienza degli impianti già esistenti, non è stato risolto, e l’utilizzo del gas – al pari del nucleare – è al centro di un acceso dibattito anche a livello di Unione europea, che è impegnata nel definire la “tassonomia” del mix energetico che dovrà guidarci verso la decarbonizzazione.
Oceano Artico, le isole Svalbard brillano di meno
La foto di Stefano Guindani, fotoreporter italiano, mostra il passaggio dal bianco al grigio causato dalla riduzione dell’albedo per via del riscaldamento globale
Nel marzo del 1986 alle isole Svalbard, l’arcipelago della Norvegia che è il luogo abitato più a Nord della Terra, fu registrata la temperatura record di -46,3 °C.
DOSSIER Dopo COP26 Finanza, foreste e giustizia climatica: su questo si giocherà il futuro dell’ambiente
Interessi di mercato, complessità scientifica della riforestazione e difficoltà nelle strategie di equità. Poche soluzioni e molti problemi dalla Conferenza delle parti
Si è conclusa la Conferenza delle parti (Conference of Parties, COP26) di Glasgow, la Conferenza delle Nazioni unite sui cambiamenti climatici. Sei anni dopo gli Accordi di Parigi, quando i Paesi si impegnarono a creare piani nazionali di riduzione delle emissioni per limitare l’aumento della temperatura globale a 1.5 gradi, le promesse ambientali e l’impegno a finanziare la transizione anche nei Paesi in via di sviluppo appaiono ancora lontani dall’essere mantenuti.
DOSSIER Dopo COP26 Piantare mille miliardi di alberi e bloccare la deforestazione? Dipende da come
La gestione delle foreste divide esperti e ambientalisti
Nelle scorse settimane, mentre il G20 prometteva di piantare mille miliardi di alberi, alla COP 26 ci si proponeva di fermare la deforestazione entro il 2030. Un obiettivo importante, potenzialmente decisivo per il futuro dell’ambiente e per la mitigazione del cambiamento climatico. Eppure la gestione delle foreste come risposta al riscaldamento globale continua a generare interrogativi per quanto riguarda l’efficacia degli interventi e le ripercussioni sulla salute degli habitat naturali.
DOSSIER Dopo COP26 Chi non inquina paga
Le isole del Pacifico rischiano di scomparire sommerse dall’Oceano
Simon Kofe, Ministro degli esteri di Tuvalu, piccolo Stato insulare nell’Oceano Pacifico, ha lanciato un grido d’allarme nel corso degli incontri COP26 inviando un videomessaggio durante il quale parla con le gambe sommerse dal mare fino alle ginocchia
DOSSIER Dopo COP26 Per i Paesi è tempo di giustizia climatica
Quelli poveri pagano un conto pesantissimo a causa delle nazioni ricche che inquinano
Giustizia climatica significa molte cose, ma alla base c’è il riconoscimento che i Paesi che sono colpiti in modo sproporzionato dal cambiamento climatico non sono quelli maggiormente responsabili dell’aumento delle emissioni.
DOSSIER Dopo COP26 Le parole e le cose – Giustizia climatica
Sempre più spesso i cittadini citano in giudizio i governi per inadempienze nella lotta contro il cambiamento climatico, basandosi su dati scientifici. Ma né la scienza, né il giudice possono giocare il ruolo di un “legislatore parallelo”. Fondamentale il funzionamento delle politiche ambientali come fonti di produzione giuridica e la partecipazione pubblica democratica alle deliberazioni legislative. Solo in un quadro di regole certe, la locuzione “giustizia climatica” può acquistare un significato di valore e di obiettivo.
DOSSIER Dopo COP26 Ruolo nuovo e decisivo della finanza
Quella “verde” è un’illusione. Gli investimenti vanno indirizzati con politiche comuni coraggiose, anche se impopolari, secondo l’economista Roberto Fazioli. Fondamentale una tassa sulla CO2
“Non esistono una finanza buona e una finanza cattiva: esiste la finanza che si muove per convenienze relative. Oggi investiamo molto nel green per diversi motivi, ma allo stesso tempo rimane conveniente anche investire nel fossile perché ha un rendimento maggiore a fronte della crescente domanda di energia. In questo scenario, l’unica via praticabile è una tassa globale sulla CO2”. È quanto dichiara ad Agenda17 Roberto Fazioli, docente di Economia dell’energia e dell’ambiente presso l’Università di Ferrara.
DOSSIER “GIUDIZIO UNIVERSALE” La prima causa legale contro lo Stato italiano per inadempienza contro il cambiamento climatico
Mentre si avvicina l’appuntamento istituzionale mondiale di Glasgow, i cittadini si rivolgono direttamente ai tribunali
La crisi climatica è in atto. Non lo testimoniano solamente le cronache giornalistiche di ricorrenti disastri; la conferma autorevole è già nel sesto rapporto dell’Intergovernmental Panel on Climate Change (IPCC), di cui è stato pubblicato in agosto il primo volume.
DOSSIER “GIUDIZIO UNIVERSALE” Luca Mercalli: ci rimane poco tempo; la causa climatica è la “Causa del secolo”
“Io credo – afferma Luca Mercalli, climatologo e presidente della Società meteorologica italiana (Smi) -, che la politica sia sottoposta a una enorme quantità di pressioni, sia economiche sia sociali. Il modo di affrontare il problema, non solo climatico ma ambientale, con effetti cioè anche sulla biodiversità e sull’inquinamento, ha due punti deboli: realizza il suo obiettivo su tempi lunghi e non assicura che lo sforzo prodotto localmente sia associato a quello di altri Paesi, cioè che si agisca su scala ampia se non globale, come un approccio serio richiederebbe.”
DOSSIER “GIUDIZIO UNIVERSALE” Le sentenze giuridiche potrebbero essere un punto di svolta contro i cambiamenti climatici
Sono passati più di vent’anni dalla sesta Conferenza delle parti (COP 6) delle Nazioni unite a L’Aia durante la quale si parlò per la prima volta di “giustizia climatica”. Con questo termine si indica il fatto che il riscaldamento globale non ha solo implicazioni ambientali, ma anche etiche e politiche.