Causa climatica “Giudizio Universale”: i tribunali italiani non possono decidere sulle politiche per il clima

La sentenza conferma la debolezza del diritto in questo campo, ma l’azione legale va avanti

“Si tratta di un’occasione persa per le istanze sociali e ambientali nel nostro Paese. Secondo il tribunale nessun giudice italiano può tutelare i diritti fondamentali minacciati dall’inefficienza delle politiche climatiche dello Stato, come avvenuto in molti Paesi europei. È una scelta di retroguardia. Non possiamo negare di essere delusi dall’esito del processo ed è certo che impugneremo la decisione.” Commenta così Marica di Pierri, coordinatrice della campagna Giudizio universale, la prima sentenza dell’azione legale intrapresa due anni fa contro lo Stato italiano per inadempienza climatica.

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Temperature invernali mai così alte: poca neve e aumenta il rischio di siccità

Conseguenze sugli ecosistemi, mentre già ora scarseggiano le riserve idriche

“Non solo è il gennaio più caldo mai registrato, ma abbiamo anche appena sperimentato un periodo di 12 mesi di oltre 1,5°C al di sopra del periodo di riferimento preindustriale. Le rapide riduzioni delle emissioni di gas serra sono l’unico modo per fermare l’aumento delle temperature globali.” È quanto ha recentemente dichiarato Samantha Burgess, vicedirettrice del Copernicus Climate Change Service (C3S) commentando i dati relativi all’andamento climatico dell’ultimo anno, in particolare la stagione invernale.

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Attenti ai Climate Tipping Point: i punti di crisi irreversibile dei sistemi naturali investiti dal cambiamento climatico

Alcuni sono già a rischio anche limitando il riscaldamento globale a 1,5 gradi. Un nuovo report li individua

Il cambiamento climatico potrebbe influenzare alcune parti del sistema Terra, innescando punti di non equilibrio e conducendo il Pianeta verso uno stato qualitativamente diverso. Esistono infatti delle soglie critiche, i cosiddetti climate tipping points (CTP), il cui superamento può causare cambiamenti di grande portata, con effetti retroattivi e amplificanti (feedback positivi) tali da provocare trasformazioni irreversibili, come l’inevitabile collasso di una calotta glaciale o la chiusura di un sito di convezione nell’oceano profondo.

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Giustizia climatica: non bastano interventi finanziari. Servono decisioni politiche e vincoli giuridici, secondo il giurista Magri di Unife

Le norme nel diritto climatico sono deboli: non è facile costringere gli Stati ad abbattere le emissioni

“La logica di fondi come il Loss and Damage è una logica di solidarietà, ma bisognerebbe chiedersi se abbia senso fare della lotta ai cambiamenti climatici una questione fondamentalmente finanziaria. Inoltre, nonostante l’ipotesi di un’obbligatorietà della contribuzione mi trovi d’accordo, va considerato il diritto internazionale è privo dei meccanismi coercitivi del diritto nazionale in quanto mitigato dalla sovranità degli Stati, per cui anche in questi casi l’accordo si trova nella misura in cui tutti lo vogliono.” È quanto afferma ad Agenda17 Marco Magri, docente di Diritto amministrativo presso l’Università di Ferrara.

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L’addio dei ghiacciai in un percorso fotografico e scientifico a Forte di Bard, Valle d’Aosta

C’è tempo fino al 7 gennaio 2024 per visitare al Forte di Bard, in Valle d’Aosta, la mostra “Il Monte Bianco. Ricerca fotografica e scientifica”, aperta il 29 luglio scorso.
L’esposizione si inserisce nel progetto dell’Associazione Forte di Bard intitolato proprio “L’Adieu des glaciers”, nato nel 2019 dalla percezione – evidente anche solo agli occhi dei frequentatori abituali della montagna – delle criticità che già allora i ghiacciai stanno vivendo. Da qui l’intenzione di fare ricerca fotografica e scientifica sui quattro principali gruppi glaciali della Valle d’Aosta: Monte Rosa, Monte Cervino e Gran Paradiso prima e ora, con la mostra in corso, il Monte Bianco.

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SPECIALE COP28 La Conferenza è decollata fra turbolenze e atterrata con qualche difficoltà. Lavorare per i viaggi futuri

Il ruolo delle università nell’attuazione dei programmi. Italia: sì a nucleare e stoccaggio CO2

La Conferenza delle parti (COP28) si è conclusa il 13 dicembre a Dubai in un’atmosfera di cauto ottimismo nonostante le iniziali critiche rivolte al presidente, Sultan Al Jaber, per i suoi legami con l’industria petrolifera. L’accordo raggiunto promette di influenzare le agende di ricerca universitarie a livello mondiale per i prossimi due anni, focalizzandosi su soluzioni innovative per l’adattamento e la resilienza. 

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SPECIALE COP28 La crisi climatica a colpo d’occhio

Secondo il bollettino pubblicato dall’Organizzazione meteorologica mondiale (World Meteorological Organization, WMO) sul riscaldamento globale, nel prossimo quinquennio le temperature potrebbero raggiungere picchi molto alti, che potrebbero superare la soglia di 1,5 °C rispetto all’era preindustriale stabilita dagli Accordi di Parigi del 2015.

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SPECIALE COP28 Critiche alla Conferenza dalle isole a rischio scomparsa. Addio per sempre a Tuvalu. L’Australia potrebbe ospitarne gli abitanti

Il primo caso al Mondo di asilo per rifugiati climatici di questo tipo

L’allarme era stato lanciato già due anni fa, nel corso della COP26: con un’altitudine media sul livello del mare di due metri, le isole di Tuvalu rischiano di scomparire sotto l’acqua a causa dei cambiamenti climatici. L’arcipelago delle Tuvalu è uno stato insulare polinesiano, situato nella porzione occidentale del Pacifico e costituito da nove atolli che si estendono per 26 chilometri quadrati sui quali vivono poco più di 11mila persone. Due dei suoi nove atolli sono già stati in parte sommersi, e si stima che l’arcipelago entro ottant’anni diventerà inabitabile.

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Il cambiamento climatico fa aumentare le frane in montagna. Lo scorso anno il record dell’ultimo ventennio

Secondo il geologo Gianolla di Unife la crisi attuale accelera: bisogna lavorare su prevenzione e monitoraggio

Secondo il Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr), che a gennaio ha aggiornato il catasto delle frane di alta quota nelle Alpi, l’estate 2022 ha fatto registrare il maggior numero di frane sulle Alpi dal 2000 ad oggi. Le abbondanti piogge dei giorni scorsi hanno determinato ulteriori episodi in molti territori montani: in attesa dei dati ufficiali per l’anno in corso, abbiamo chiesto a Piero Gianolla, geologo e docente presso l’Università di Ferrara, un’analisi del fenomeno, che interessa non solo come sintomo del cambiamento climatico ma anche sotto il profilo turistico e di sicurezza per chi vive in montagna.

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Il “turismo delle ultime possibilità” trasforma la fine del Mondo in una gita da postare sui social. E va alla grande

Michele Bonazzi, sociologo di Unife: è la ricerca dell’esperienza unica e irripetibile, ma virtuale; educare all'ambiente e al digitale

“Assistiamo alla morte del ghiacciaio tramite la nascita del ‘last chance tourism’. Trovo veramente desolante dover spostare questi teli che pendono da una struttura per entrare in un anfratto buio e freddo per fare qualche foto. Eppure l’esperienza sui social rimbalza alla grande: trasformare la fine del Mondo in un contenuto, in una gita ‘a sole due ore da Milano, dove il parcheggio è gratuito!’. È come entrare dentro un corpo malato e cibarsi di quel che resta finché è in vita. Con dieci euro potremo dire ai nostri nipoti ‘io c’ero, io l’ho visto’, non sapendo che proprio queste poche parole hanno alimentato – in parte – la scomparsa dei ghiacciai stessi.” 

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