La sfida per la città postindustriale è la decarbonizzazione. Lo affermano tutti: dai sindaci delle metropoli mortalmente inquinate ai decisori europei. Ma pochi lo fanno e molti lo rimandano al tempo futuro. Ciò che invece si sta affermando nel presente è un’eco-retorica che serve solamente a camuffare interventi di gentrificazione e speculazione. È contro questa politica che i giovani ambientalisti si mobilitano prendendo di mira anche i musei. Era successo anche a Trento, con gli attivisti di Extinction Rebellion alle porte del MUSE, il Museo della scienza. Ma qui le istituzioni cittadine, seppur inizialmente diffidenti, invece di farne una questione di ordine pubblico, hanno elaborato una risposta, avviando la sperimentazione di un’assemblea dei cittadini sul clima.
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Città felice. A Milano il Borgo Intergenerazionale Greco è un laboratorio permanente di convivenza fra generazioni
In una vecchia cascina abbandonata, abitare è anche un’esperienza ricca di relazioni
Milano non è soltanto la “eco gentrificazione“, secondo un modello che è stato definito di “città autoritaria”, del quartiere di Porta Nuova con il noto Bosco Verticale circondato da uno skyline di grattacieli modernissimi, ma è anche una città in continua evoluzione dove, negli ultimi venti anni, sono stati completamente riqualificati e ridisegnati interi quartieri, anche con il contributo di processi partecipativi che hanno coinvolto cittadini, associazioni, fondazioni no-profit e imprese private.
Una città a misura di donna
Costruire una città che va bene per le donne significa costruire una città che va bene per tutti
In questi anni nel nostro Paese si è parlato molto di progettazione urbana secondo diversi modelli di città: smart, green, ecosostenibili, sicure, accessibili e inclusive, città partecipate, città “30 kmh”, fino alla città “15 minuti”. Su Agenda17 troviamo anche il manifesto contro la città autoritaria e il modello della città felice.
In questo articolo vorrei proporre il modello della città femminista, una città a misura di donne, perché, come si evince dai modelli teorici e dalle sperimentazioni fatte, in Europa da Vienna e Barcellona, in Canada a Montreal, in Australia a Melbourne, “costruire una città che va bene per le donne significa costruire una città che va bene per tutti”, tenendo ben presente che una città femminista non è fatta soltanto di pietre, non è soltanto una diversa destinazione degli spazi pubblici o un’aggiunta a quelli esistenti, ma è un progetto unitario del vivere insieme.
È possibile una città “felice” per tutti?
In questi giorni è entrato nel dibattito ferrarese un tema che potremmo definire nuovo (nel senso di mai sentito prima, non nuovo in assoluto), ovvero la felicità come soggetto politico.
Purtroppo, non ho potuto essere presente al dibattito cui ha partecipato tra l’altro Mons. Perego, ma personalmente credo che la valenza politica di questo tema la si possa associare alla questione posta da Hannah Arendt, ovvero del come contrastare la privazione del “diritto di avere diritti” che “si manifesta soprattutto nella privazione di un posto nel mondo che dia alle opinioni un peso e alle azioni un effetto” e quindi alle persone un ruolo.
Dalla città autoritaria alla città felice
Contro la città autoritaria il sociologo Alfredo Alietti e l’architetto Romeo Farinella dell’Università di Ferrara hanno scritto un “manifesto” che invita al confronto interdisciplinare. Sono già intervenuti Carlo Zanotti, medico e socio dell’Associazione Ferrara sostenibile 2030, segnalando le implicazioni di questo modello urbano per la salute, e Francesca Cigala Fulgosi, medico, membro di Extinction Rebellion e del Forum Ferrara Partecipata, che ha affermato la necessità di ripensare nuove forme di governo superando i fallimenti della “retorica del consenso” diffusa in tante amministrazioni locali.
Città autoritaria. Il modello di città va ripensato partendo da nuove forme di governo: le Assemblee dei cittadini
La partecipazione democratica è stata svilita dalla retorica del consenso
Il testo di Alietti e Farinella propone un dibattito sul futuro delle città e apre un confronto sui diversi aspetti dell’ “abitare” mettendo al centro una riflessione che integra democrazia, politiche, diritti, diseguaglianze, crisi eco climatica.
Gli autori sottopongono alla nostra attenzione l’urgenza di mettere in discussione l’attuale sviluppo urbano determinato dal modello neoliberista “disumano e disumanizzante” e la necessità di individuare le condizioni per “un’alternativa di giustizia sociale, spaziale ed ecologica”.
La città autoritaria nuoce anche alla salute. Governare i processi e coinvolgere le organizzazioni dei cittadini, soprattutto i giovani
L’editoriale di Alfredo Alietti, Romeo Farinella pone all’attenzione un argomento cruciale per il futuro: le città come luoghi dell’abitare sono ormai luoghi dove abitare è sempre più difficile “disumano e disumanizzante”. Questo processo è frutto di un modello neoliberista dove anche l’abitazione è divenuta il campo di competizione fra le diverse città, quartieri, palazzi in cui gli indicatori economici e le rendite immobiliari ne costituiscono il metro di giudizio principale e dove “il cittadino diviene sempre più consumatore e cliente”.
Contro la città autoritaria
Per un manifesto di confronto interdisciplinare sui luoghi dell’abitare
Il presente testo costituisce la premessa di una riflessione intrecciata, che coinvolge un sociologo urbano e un urbanista, riguardante il futuro delle nostre città e il loro ruolo all’interno dei processi democratici.
Tale riflessione, che confluirà in un testo in gestazione, costituisce una apertura al dibattito e al confronto interdisciplinare con chi è interessato al futuro delle nostre città come luoghi dell’“abitare”.
Migranti in aumento in tutto il Mondo. Cresce la pressione sulle città: la risposta è la pianificazione urbana
Isolare nei Cpr ai margini dell’abitato è sbagliato. Il “modello Vienna” insegna come integrare in una metropoli con forte immigrazione
I rifugiati nel mondo sono aumentati del 21% alla fine del 2022, il che significa che una persona su 74 è sradicata dal proprio Paese, a causa di guerre, violenze, persecuzioni, violazioni dei diritti umani e catastrofi naturali. Le persone costrette a emigrare dal luogo d’origine alla fine di giugno 2023 sono complessivamente 110 milioni in tutto il Mondo e di queste tre su cinque si insediano in aree urbane. E quanto emerge dal rapporto “Mid-Year Trends 2023” recentemente pubblicato dall’ Alto Commissariato delle Nazioni unite per i rifugiati, (UNHCR, United Nations High Commissioner for Refugees).
Progettare la città: diritti dei cittadini, tutela del suolo, salute e mobilità. Unife e Forum Ferrara partecipata a confronto
Bilancio degli incontri fra il laboratorio diretto da Farinella e le associazioni
Organizzare una serie di incontri per andare verso un approccio olistico e sistemico, in cui una rete di cittadini e l’Università possono collaborare per comprendere come pensare e realizzare una città migliore, viva, sana: è questo l’obiettivo della collaborazione, nata alcuni mesi fa, tra il Laboratorio didattico e di ricerca del Dipartimento di architettura di Unife, coordinato da Romeo Farinella, e il Forum Ferrara partecipata.