La Corte europea dei diritti dell’uomo dell’ uomo di Strasburgo (Cedu) dovrà esprimersi sui piani climatici inadeguati della Svizzera, Paese che circa 2mila signore hanno citato in giudizio per politiche inefficaci nell’affrontare l’emergenza clima che mette a rischio vita e salute.
Le ricorrenti sono le Anziane per il Clima (Senior Women for Climate Protection Switzerland), età media 73 anni, appoggiate da Greenpeace e da molte associazioni ambientaliste, che vogliono “accendere i riflettori sia sul problema del surriscaldamento globale, sia sulla inazione contro la lotta climatica che da anni denunciano scienziati e milioni di giovani”.
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Le “Anziane per il clima” citano la Svizzera davanti alla Corte europea per i diritti dell’uomo per inazione climatica
Senza neve
I cittadini delle Terre alte devono essere protagonisti della transizione
Parlare di neve, oggi, significa parlare soprattutto della sua assenza. Significa capirne le ragioni, le conseguenze e le inevitabili dinamiche che condizionano – e condizioneranno sempre più – non solo le economie di montagna e il turismo invernale, ma anche l’ambiente e le nostre vite.
Addio ai monti
Ormai è chiaro: la montagna come l’abbiamo conosciuta e frequentata per lungo tempo sta cambiando e cambierà sempre più. Il campanello d’allarme più forte è suonato all’inizio dell’estate scorsa con la tragedia della Marmolada, la “regina delle Dolomiti”, patrimonio mondiale dell’Unesco.
Stazioni sciistiche piccole chiuse, quelle grandi sovvenzionate. La risposta è nella creatività delle comunità
Casi, testimoni ed esperti di tanti successi raccontati in “Inverno liquido” da Maurizio Dematteis
Le ultime nevicate, che hanno portato un po’ di sollievo sull’arco alpino, non possono avere la pretesa di risollevare il territorio italiano dall’evidente siccità che già ora lo contraddistingue. Gli ultimi dati, raccolti ed emessi da Fondazione CIMA e aggiornati al 15 febbraio 2023, ribadiscono le condizioni di deficit di risorsa idrica nivale in particolare nella zona alpina (-53%). La neve caduta non è infatti sufficiente a raggiungere i valori medi del periodo 2011-21, soprattutto sulle Alpi.
Caccia, l’Europa vieta le munizioni al piombo nelle zone umide ma secondo gli ambientalisti l’Italia vuole aggirare il Regolamento
Producono gravi danni a salute ed ecosistema
Dopo anni di trattative tra lobby opposte e un lunghissimo iter di approvazione, all’inizio del 2023 è entrato in vigore il Regolamento 2021\57 dell’Unione europea, che vieta l’utilizzo di munizioni al piombo per chi caccia nelle zone umide, riconoscendo i pericoli per biodiversità, qualità delle risorse idriche e salute umana. Una volta immesso in natura, infatti, il piombo tende a rimanere all’interno della catena alimentare e del ciclo dell’acqua, provocando seri danni agli ecosistemi.
Siccità: per il Po tutti i dati sono sotto la media storica
Neve, pioggia, portate e accumulo idrico nei grandi laghi dell’intero bacino idrografico presentano gravi anomalie. E le temperature aumentano.
Difficile definire il diritto delle future generazioni all’ambiente. Certo invece quello alla tutela dei migranti climatici, secondo il giurista Magri di Unife
La responsabilità giuridica della riduzione delle emissioni all’Accademia delle scienze di Ferrara
“Esiste un diritto al clima? Non ho una risposta certa, credo si debba anzitutto capire il perché di questa domanda. La giustizia climatica è una grande questione sociale e umanitaria, tocca molte discipline e a livello giuridico è un tema ampio. Dopo gli accordi di Parigi del 2015, è esploso quel fenomeno giudiziario nel quale lo Stato è convenuto in giudizio proprio sul tema climatico. Si trovano sentenze ovunque, molto diverse tra loro, ma la domanda da cui partire è: cosa fanno oggi gli Stati per abbattere le emissioni?”.
La Chiesa nelle Comunità energetiche rinnovabili: emergenza ambientale e crisi sociale vanno affrontate insieme (2)
Modello Cremona: rete territoriale con amministrazioni, finanziatori, tecnici, enti, famiglie e imprese, secondo Eugenio Bignardi
Uno dei progetti in corso che vede le parrocchie italiane impegnate nella costituzione di Comunità energetiche rinnovabili (Cer) sul territorio riguarda la diocesi di Cremona. “Noi partiamo dall’idea che la Cer sia anzitutto un’esperienza di comunità, legata a un territorio non troppo grande. È però anche un’occasione di confronto tra parrocchie e Comuni, che devono sempre essere presenti, e successivamente coinvolgiamo gli enti del terzo settore. Poi, una volta costituito il nucleo promotore, allarghiamo il progetto a famiglie e imprese
La Chiesa nelle Comunità energetiche rinnovabili: emergenza ambientale e crisi sociale vanno affrontate insieme (1)
È l'ecologia integrale dell’enciclica Laudato si’, secondo Monsignor Bressan
“Come in passato molti preti e istituti religiosi aiutarono gli agricoltori con la creazione di cooperative per vincere le carestie o meccanizzarsi, oggi il tema delle Comunità energetiche rinnovabili (Cer) può essere un’occasione per tessere legami in un momento in cui il cambiamento sociale frammenta, soprattutto nelle periferie. Siamo impressionati dal livello di litigiosità raggiunto, che fa sì che si diventi in qualche modo ‘massa’, incapaci di pensare, e ci spinge a scartare i più deboli e gli stranieri.
I diritti dei popoli indigeni entrano nell’Accordo Cop15 per la biodiversità. Solo dichiarazioni di principio?
Sono il 5% della popolazione mondiale, ma l’80% della biodiversità è nei loro territori. Dovrebbero decidere loro, secondo Frank Deer dell'Università del Manitoba e noi potremmo imparare nuovi paradigmi ecologici, secondo Anita Gramigna di Unife
Sette target su ventitré dell’Accordo Kunming-Montreal per la tutela della biodiversità globale chiamano in causa i popoli indigeni. Il 30% degli obiettivi di conservazione riconosce infatti a chiare lettere i diritti delle popolazioni che vivono da sempre nei territori da tutelare. E non è poco, dato che negli accordi precedenti di diritti degli indigeni non c’era pressoché traccia.
Al via la rinaturalizzazione del Po: il più grande progetto Pnrr per la biodiversità e l’adattamento climatico
“Poligono del Giappone” nuovo pericolo. Un buon piano, ma è mancata la partecipazione secondo Andrea Agapito Ludovici, responsabile Area fiumi del WWF
Il progetto previsto dal Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) per la rinaturazione del bacino del fiume Po è iniziato. Pochi giorni fa, infatti, il Ministero dell’ambiente e della sicurezza energetica (Mase) ha rilasciato l’informativa tecnica che sbloccherà parte dei 357 milioni di euro di finanziamento del progetto.
COP15 Crisi della biodiversità: sempre più specie a rischio di estinzione
Allarme alla Conferenza di Montreal: servono interventi urgenti
La varietà di specie che popolano il nostro Pianeta si assottiglia di giorno in giorno, mentre la lista di quelle che rischiano di scomparire continua ad allungarsi. Ne fa parte anche l’orango di Sumatra (Pongo abelii), dichiarato a rischio critico di estinzione dall’Unione mondiale per la conservazione della natura (International Union for Conservation of Nature, IUCN).