Fondi europei per l’agricoltura a pochi miliardari, mentre la piccola azienda muore. Un’inchiesta del Guardian

Agricoltura europea sempre più industrializzata e meno sostenibile, a livello sociale e ambientale: lo ha evidenziato Greenpeace in un recente report e ora lo conferma un’inchiesta del The Guardian. Pur di fronte alle evidenti difficoltà affrontate dalle piccole e medie aziende agricole, infatti, l’Unione europea (Ue), che assegna un terzo dell’intero bilancio agli agricoltori attraverso la Politica agricola comune (Pac), continua a farlo in base agli ettari posseduti e non alle reali necessità. 

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L’agricoltura europea sempre più industrializzata. Scompaiono le piccole aziende e cala la sostenibilità ambientale

La sicurezza alimentare è nelle mani della finanza e grandi aziende, con perdita di posti di lavoro soprattutto nelle aree rurali

Recentemente Greenpeace ha rilasciato il report “La crisi degli agricoltori italiani ed europei” da cui emerge un’inequivocabile tendenza all’industrializzazione del settore e all’accentramento della produzione nelle mani delle grandi aziende. Le conseguenze sono molteplici e drammatiche: “un maggiore controllo della produzione alimentare da parte di pochi grandi attori, un aumento della disoccupazione rurale, un crescente divario tra aree urbane e rurali, e maggiori impatti sulle risorse naturali, le stesse su cui gli agricoltori fanno affidamento per la loro sussistenza.”

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SPECIALE XYLELLA L’epidemia continua e si espande oltre l’olivo anche in altri Paesi. Conferenza EFSA

Le temperature più alte connesse al cambiamento climatico facilitano la diffusione del batterio. Adattamento, rimedi e riconversione

Il 19 e 20 agosto 2023 si è tenuta a Lione, organizzata dall’Autorità europea per la sicurezza alimentare (European Food Safety Authority – EFSA) la quarta conferenza europea su Xylella fastidiosa che ha fatto il punto sui risultati delle ricerche condotte da quando il batterio è stato individuato nel 2013 in Europa, a partire dall’Italia, e ha analizzato gli approcci scientifici per lo sviluppo di soluzioni pratiche per il controllo dei focolai, sparsi ormai in numerosi Paesi europei (Spagna, Francia, Montenegro) e nel mondo (Usa, Argentina).

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SPECIALE XYLELLA Xylella, dieci anni dopo

La storia degli olivi della Puglia è anche quella di una controversia scientifica e conflitto sociale esemplari. E molto attuali.

La storia degli olivi della Puglia è anche quella di una controversia scientifica e conflitto sociale esemplari. E molto attuali.

In questo podcast parleremo dell’epidemia di Xylella, disastro naturale che dal 2008 ha colpito gli ulivi secolari di una vasta area della Puglia e che, nella dimenticanza generale causata anche da guerre e pandemie, continua ad avanzare modificando il paesaggio e arrecando danni all’economia legata alla produzione dell’olio d’oliva.

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SPECIALE XYLELLA Dopo la pandemia, ripartire da una società che cambia

Nuova alleanza tra conoscenze scientifiche e degli agricoltori. No ai sussidi ma presidi territoriali produttivi e rinaturalizzazione

Lì, dove ha avuto origine la pandemia di Xylella, può ripartire un modo nuovo di guardare al territorio e di prevenire catastrofi future. Per farlo occorre ricucire lo strappo tra cittadini, agricoltori e ricerca scientifica, ma soprattutto serve un cambiamento di visione. La diffusione del batterio ha trovato terreno fertile in un sistema agricolo disorganizzato e fragile, solo con un rinnovato presidio sul territorio si potranno gestire le crisi future.

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Marcia degli agricoltori: “Stop ai pesticidi”, ma le Regioni chiedono deroghe ai divieti europei

Si mette a rischio la salute dei bambini per tutelare i vitigni. Meglio prevenzione e diversificazione colturale

Il 1 maggio a Bolzano e Treviso si è svolta la Marcia stop pesticidi, con la quale gli agricoltori hanno chiesto a Regioni, Governo e Unione europea di avviare una drastica riduzione nell’uso di prodotti chimici nelle coltivazioni, largamente diffuso soprattutto in zone interessate da monocolture intensive come il prosecco in Veneto e le mele in Trentino-Alto Adige. Le amministrazioni locali, invece, sembrano andare nella direzione opposta: di recente, diverse Regioni hanno richiesto l’ennesima deroga per un pesticida il cui utilizzo è vietato in quanto particolarmente dannoso per la salute dei bambini.

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Pesticidi, ora sappiamo quanto danneggiano. Ma l’Europa, complice l’ostruzionismo italiano, rimanda lo stop al glifosato

Acque e cibo contaminati, perdita di salute e biodiversità: i risultati di tre report

Sui pesticidi e il loro impatto sappiamo sempre di più, eppure abbandonarli sembra impossibile. A lanciare l’allarme è la versione italiana del nuovo Atlante dei pesticidi – Fatti e immagini della chimica in agricoltura, redatta dalla fondazione Heinrich-Böll-Stiftung con Friends of Earth Europe, Pesticide Action Network, Cambiamo agricoltura, Fondazione Cariplo e pubblicata all’inizio di febbraio.

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Europa senza glifosato? Alte rese anche senza l’erbicida, secondo una ricerca

A dicembre potrebbero decadere le autorizzazioni comunitarie per l’utilizzo. Ma la guerra potrebbe rallentare il processo

Il 2023 potrebbe essere l’anno in cui l’Unione europea dirà definitivamente addio al glifosato. Mentre sempre più gruppi ambientalisti e la stessa Commissione chiedono uno stop a fertilizzanti chimici, pesticidi ed erbicidi, si avvicina il 15 dicembre, data in cui scadrà l’autorizzazione all’uso del discusso erbicida, che era stata rinnovata nel 2017.
Se gran parte dei grandi produttori chiede un rinvio, molti attivisti e ricercatori spingono per il divieto, anche sulla base di nuove ricerche, come quella appena pubblicata sulla rivista “Agronomy for Sustainable Development” dalla Scuola Superiore S. Anna e dall’Università di Pisa.

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Meno chimica in agricoltura. Ci guadagna l’azienda oltre che la salute

I dati scientifici e il commento di Vincenzo Brandolini, Unife

Utilizzo ridotto di fertilizzanti chimici non significa necessariamente diminuzione dei raccolti e minor guadagno economico. Anzi, in certe situazioni, se vengono impiegate pratiche agronomiche appropriate, l’annata agraria può chiudersi con risultati soddisfacenti per gli agricoltori grazie alla buona produttività e al risparmio di costosi prodotti chimici. Cade così una vecchia diatriba che vede l’inconciliabilità della “naturalità” dei prodotti con il profitto aziendale.

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L’espansione dell’agricoltura compromette gli habitat naturali. Servono nuovi strumenti di monitoraggio condivisi

Una mappa mondiale ad altissima risoluzione creata da ricercatori in aiuto ai Paesi poveri

Tra il 2003 e il 2019 quasi la metà dei nuovi terreni coltivati ha sostituito gli habitat naturali.
La maggiore espansione è avvenuta in Africa: i terreni agricoli sono aumentati del 34% per far fronte alla rapida crescita demografica. È quanto emerge dal lavoro di un
gruppo di ricercatori che fa capo al Dipartimento di scienze geografiche dell’Università del Maryland, i cui dati potranno supportare le politiche agricole dell’Organizzazione delle nazioni unite per l’alimentazione e l’agricoltura (Food and Agriculture Organization, FAO).

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