Nel corso di poco più di vent’anni l’Antropocene si è conquistato una posizione preminente nel dibattito pubblico, ben al di là del contesto specialistico che lo ha partorito, al punto da diventare non solo un trend topic, ma addirittura un cliché: un’etichetta (vuota) buona per quasi qualsiasi utilizzo. Nella sua brevità, questo contributo si propone di delineare per sommi capi: significato, storia e possibili esiti di tale concetto, la cui reale – e solida – portata rischia di venir eclissata dal suo stesso successo.
La Chiesa nelle Comunità energetiche rinnovabili: emergenza ambientale e crisi sociale vanno affrontate insieme (2)
Modello Cremona: rete territoriale con amministrazioni, finanziatori, tecnici, enti, famiglie e imprese, secondo Eugenio Bignardi
Uno dei progetti in corso che vede le parrocchie italiane impegnate nella costituzione di Comunità energetiche rinnovabili (Cer) sul territorio riguarda la diocesi di Cremona. “Noi partiamo dall’idea che la Cer sia anzitutto un’esperienza di comunità, legata a un territorio non troppo grande. È però anche un’occasione di confronto tra parrocchie e Comuni, che devono sempre essere presenti, e successivamente coinvolgiamo gli enti del terzo settore. Poi, una volta costituito il nucleo promotore, allarghiamo il progetto a famiglie e imprese
La Chiesa nelle Comunità energetiche rinnovabili: emergenza ambientale e crisi sociale vanno affrontate insieme (1)
È l'ecologia integrale dell’enciclica Laudato si’, secondo Monsignor Bressan
“Come in passato molti preti e istituti religiosi aiutarono gli agricoltori con la creazione di cooperative per vincere le carestie o meccanizzarsi, oggi il tema delle Comunità energetiche rinnovabili (Cer) può essere un’occasione per tessere legami in un momento in cui il cambiamento sociale frammenta, soprattutto nelle periferie. Siamo impressionati dal livello di litigiosità raggiunto, che fa sì che si diventi in qualche modo ‘massa’, incapaci di pensare, e ci spinge a scartare i più deboli e gli stranieri.
Arrestato il professore che difende il diritto allo studio delle ragazze afghane
È stato recentemente arrestato il professor Ismail Mashal, che si è opposto al bando imposto dal Governo talebano all’istruzione delle donne sia nelle università che nelle scuole secondarie.
Come riportato, nel Paese non si ferma l’oppressione nei confronti delle giovani donne che hanno perso il diritto allo studio con il divieto emanato dal Ministro dell’istruzione superiore lo scorso dicembre, che ha ordinato alle università pubbliche e private di vietare alle donne la frequenza.
Istruzione degli adulti. Senza integrazione non c’è merito
I Centri provinciali da soli non bastano a conseguire gli obiettivi europei
Il vecchio caro Ministero della pubblica istruzione ha perso nel tempo l’aggettivo “pubblica” e ha aggiunto un sostantivo a dir poco ambiguo: “merito”(Ministero dell’istruzione e del merito), il ché ha un sapore assai diverso da quello di favorire i “capaci e meritevoli, anche se privi di mezzi”, che “hanno diritto di raggiungere i gradi più alti degli studi”, recitato nell’art. 34 della Costituzione.
Donne afghane: né scuola né lavoro
Dopo aver tolto il diritto all’istruzione, con il divieto di accesso a scuola e all’università, continua il processo di eliminazione delle donne dalla società afghana. Dal 24 dicembre le donne, che rappresentano il 48.7% della popolazione, non possono più lavorare nelle Organizzazioni non governative (Ong), pena il ritiro della licenza per coloro che non si adeguano. Questa norma è applicata alle 183 Ong, nazionali e internazionali, che fanno parte della Agency Coordinating Body for Afghan Relief and Development.
Solo un fiume “libero” protegge dalle piogge estreme
Secondo Laura Leone, presidente del Centro italiano per la riqualificazione fluviale, servono meno opere e più soluzioni nature-based
Sono stati 104 i casi di alluvioni e allagamenti causati da piogge intense in Italia nel 2022, secondo l’ultimo bilancio dell’Osservatorio città clima di Legambiente. Ma argini e vasche di laminazione artificiali non sono sempre la soluzione migliore per adattarsi ai cambiamenti climatici in corso. Per ridurre il rischio idrogeologico, infatti, occorre ridare spazio ai fiumi, ridurre le artificializzazioni e privilegiare soluzioni basate sulla natura.
I diritti dei popoli indigeni entrano nell’Accordo Cop15 per la biodiversità. Solo dichiarazioni di principio?
Sono il 5% della popolazione mondiale, ma l’80% della biodiversità è nei loro territori. Dovrebbero decidere loro, secondo Frank Deer dell'Università del Manitoba e noi potremmo imparare nuovi paradigmi ecologici, secondo Anita Gramigna di Unife
Sette target su ventitré dell’Accordo Kunming-Montreal per la tutela della biodiversità globale chiamano in causa i popoli indigeni. Il 30% degli obiettivi di conservazione riconosce infatti a chiare lettere i diritti delle popolazioni che vivono da sempre nei territori da tutelare. E non è poco, dato che negli accordi precedenti di diritti degli indigeni non c’era pressoché traccia.
Covid-19. La collaborazione tra Caritas e Ausl vince l’esitazione vaccinale di immigrati e indigenti
Solidarietà e partecipazione: la “vaccinazione di fiducia” funziona, secondo Carlo Zanotti. Più di mille vaccinati a Ferrara
“È stato uno di quegli esempi di collaborazione e sinergia tra servizio pubblico e organizzazioni non governative, come la Caritas, che rappresentano un vantaggio reciproco, oltre che per gli utenti. Da un lato, infatti, l’azienda sanitaria Ausl può erogare un servizio sanitario avvalendosi dei volontari, mentre dall’altro le organizzazioni come la nostra vedono i valori di solidarietà e partecipazione, che sono i nostri valori fondanti, accolti da un servizio pubblico che non sempre, purtroppo, è attento a questi aspetti”.
Carcere, a Venezia la mostra fotografica “Scatti sospesi”
Dal progetto teatrale “Passi sospesi”
È un percorso lungo sei anni (dal 2006 al 2012) quello che ha portato il fotografo Andrea Casari a realizzare la mostra “Scatti Sospesi” presso la sede della Fondazione di Venezia. La mostra, visitabile fino al 31 gennaio, ripercorre il progetto “Passi Sospesi”, curato dall’associazione Balamòs Teatro di Ferrara e realizzato all’interno degli Istituti Penitenziari di Venezia dal 2006 al 2022.
Bilancio della pandemia: bene la scienza, abbastanza bene i cittadini, insufficienze per la sanità e male la comunicazione
A tre anni dall'inizio, dati, analisi e commenti delineano un quadro chiaro. Il contributo di Unife
Ora che la pandemia da Sars-Cov2 sembra essere sotto controllo (in settembre, il direttore dell’Oms, Tedros Adhanom Ghebreyesus, aveva affermato che “si intravede la fine della pandemia”) è utile cominciare un primo bilancio. Ci servirà per il futuro: questa non è stata la prima zoonosi di questi anni, e sempre l’Oms allerta che non sarà l’ultima.
Solo 90 secondi dalla fine
Un momento di pericolo senza precedenti
Quest’anno, il Comitato per la Scienza e la Sicurezza del Bulletin of the Atomic Scientists ha spostato in avanti le lancette dell’Orologio del Giorno del Giudizio (il Doomsday Clock), soprattutto (anche se non esclusivamente) a causa dei crescenti pericoli posti dalla guerra in Ucraina. L’orologio è ora a soli 90 secondi dalla mezzanotte, il momento più vicino alla catastrofe globale che sia mai stato.