La guerra in Ucraina porterà fame e instabilità anche in Africa e in Medio Oriente

La globalizzazione amplifica le crisi in un terribile “effetto domino”

L’attacco al “granaio d’Europa” non avrà conseguenze solo a livello energetico. Ucraina e Russia producono infatti circa il 53% dell’olio e dei semi di girasole consumati nel Mondo e il 27% del grano, oltre a esportare altri essenziali generi alimentari, come orzo e mais, e prodotti, come i fertilizzanti.

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In Ucraina la guerra informatica affianca quella armata

Da tempo le infrastrutture sono nel mirino di conflitti cibernetici letali. Le Nazioni unite di nuovo fuori gioco, secondo il giurista Pietropaoli

“La guerra cibernetica non è solo guerra dell’informazione. C’è sicuramente un problema di manipolazione delle coscienze, di propaganda e fake news, ma non c’è solamente il suono della tastiera in sottofondo. Pensare che si tratti di una guerra meno letale rispetto a quelle cui siamo abituati è illusorio” afferma ad Agenda17 Stefano Pietropaoli, docente di Informatica giuridica presso l’Università di Firenze e membro del Cybersecurity National Lab del Consorzio interuniversitario nazionale per l’informatica (Cini).

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La condanna Onu dell’aggressione all’Ucraina è ferma ma inefficace: il diritto di veto è un limite difficilmente superabile

Manca un coordinamento tra gli Stati e la risoluzione è poco coraggiosa, secondo la giurista Annoni

“L’attacco russo all’Ucraina costituisce una grave violazione del divieto di uso della forza. A fronte di tale violazione è naturale rivolgere lo sguardo al ruolo dell’Organizzazione delle nazioni unite (Onu, United Nations UN), istituita dagli Stati vincitori della Seconda guerra mondiale per salvare le future generazioni dal flagello della guerra, e soprattutto al ruolo del Consiglio di sicurezza, che ha la principale responsabilità del mantenimento di pace e sicurezza internazionali” ha affermato Alessandra Annoni, docente di Diritto internazionale presso l’Università di Ferrara, durante l’incontro online “Chi (non) dice Umanità. La guerra in Ucraina e le vie della pace”.

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Ucraina: la guerra e la responsabilità di fermare la violenza

In queste pagine intendo proporre, innanzi tutto, qualche breve considerazione sulla natura della guerra in corso in Ucraina e sul contesto generale in cui il conflitto ha preso corpo; e poi alcune riflessioni sul senso di ciò che stanno facendo – o che potrebbero fare – l’Unione europea e gli Stati Uniti di fronte al dilagare della violenza.

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Guerra in Ucraina | Unife aderisce all’appello per la pace della CRUI

L’Università di Ferrara aderisce all’appello della Conferenza dei Rettori delle Università Italiane (CRUI), profondamente preoccupata da quanto sta avvenendo in Ucraina, a sostegno di un’azione diplomatica forte e immediata.

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Secondo il politologo Alessandro Colombo la guerra in Ucraina deriva dal fallimento dell’ordine internazionale. Con gravi conseguenze per il futuro

Un seminario co-organizzato da Unife fa il punto e disegna il ruolo del mondo accademico nella ricerca della pace

“In questi giorni abbiamo spesso sentito affermare che il conflitto tra Russia e Ucraina cambia tutto, che nulla sarà più come prima e che si tratta di un’aggressione non solo all’Ucraina ma al modello stesso di ordine internazionale che si è delineato negli ultimi trenta o quarant’anni. Io credo invece che dovremmo essere più cauti: questa aggressione non è un fattore distruttivo dell’ordine internazionale, ma, piuttosto, un prodotto della fine di quell’ordine. Viviamo già dentro il suo collasso e ci sono molti elementi che lo evidenziano.”

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Carcere: sovraffollamento e necessità di dialogo con la società (2)

Nel Pnrr troppi fondi destinati solo all’edilizia carceraria, nonostante la lezione della pandemia, secondo Alessio Scandurra di Antigone

Nella Missione 5, Coesione e inclusione, del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr), alla voce “Infrastrutture sociali, famiglie, comunità e terzo settore” il Ministero della giustizia ha previsto lo stanziamento di 132,9 milioni di euro, da distribuire tra il 2022 e il 2026, per la costruzione e il miglioramento degli spazi delle strutture penitenziarie.

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Carcere: sovraffollamento e necessità di dialogo con la società (1)

Gravi disparità regionali e ancora troppe pene detentive. Incentivare le misure alternative, secondo la giurista di Unife Carnevale

Il sovraffollamento è la piaga più nota delle carceri italiane ma, secondo l’ultimo rapporto di metà anno pubblicato da Antigone, ci sono altre carenze, forse ancora più rilevanti, di cui tener conto per garantire il rispetto dei diritti dei detenuti sancito dalla Costituzione. Secondo l’associazione, infatti, le precarie condizioni delle carceri e la mancanza di personale civile sono altrettanto, se non maggiormente, importanti della scarsità di spazio individuale.

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SPECIALE PACE E ISTITUZIONI FORTI Lucio Caracciolo: siamo nell’età della “post-guerra”. I conflitti nascono dall’instabilità politica

Pericolosissima la tensione in Ucraina perché la Russia si sente minacciata

Guerra e pace. Che bilancio possiamo fare della situazione internazionale all’inizio del 2022, nei giorni in cui si sarebbe dovuta tenere la Conferenza mondiale sulla non proliferazione nucleare, rinviata per la pandemia? Sono in grado le istituzioni internazionali di controllare le tensioni internazionali nell’interesse della sicurezza comune? E cosa dobbiamo aspettarci in particolare per l’Europa e per il nostro Paese, stante la tensione che si registra alle frontiere orientali dell’Unione?

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SPECIALE PACE E ISTITUZIONI FORTI Riprende la conferenza sulla non proliferazione nucleare. In una situazione di tensioni mondiali

Deboli i ruoli di Europa e Italia. Il punto di Alessandro Pascolini, vicepresidente ISODARCO

Dal 4 al 28 gennaio si terrà a New York la decima conferenza di revisione del Trattato di non proliferazione delle armi nucleari (Tnp). Il Tnp ha carattere universale, ad esso hanno aderito 192 Paesi con esclusione di Israele, Corea del Nord, India, Pakistan e Sud Sudan. Il trattato, in essere dal 1970, prevede ogni cinque anni una conferenza di aggiornamento, ma l’appuntamento del 2020 è stato rinviato a causa della pandemia.

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La gestione dei contenuti nella società dell’algocrazia: il vero potere è nelle mani di chi gestisce gli algoritmi

Di recente il gruppo Facebook, di cui fa parte l’omonimo social network, ha annunciato il suo cambio di nome in “Meta”. Tra i motivi del cambiamento molti critici intravedono la volontà di risollevarsi dallo scandalo seguito alla pubblicazione dei Facebook Papers, documenti interni che gettano ombre sulla gestione dei contenuti e sul trattamento dei dati degli utenti. Ma come funziona davvero il meccanismo che determina cosa pubblicare e, soprattutto, cosa censurare?

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