Il 20 giugno, la proposta di legge sul ripristino della natura indicata come Nature Restoration Law è arrivata al Consiglio d’Europa, dove è stata approvata dai ministri dell’ambiente degli Stati membri: venti i voti a favore, solo cinque i contrari – tra cui l’Italia con il ministro Pichetto Fratin – due gli astenuti. Il voto del 20 era molto atteso: la Restoration Law è una proposta di legge imponente e senza precedenti, che se adottata renderà giuridicamente vincolante in tutti gli Stati membri dell’Unione il contrasto alla perdita di biodiversità, il ripristino degli habitat naturali e la lotta al cambiamento climatico. Il testo della legge è uscito dal Consiglio emendato in vari punti, ma tutto sommato integro nel suo impianto generale.
Categoria: La vita sulla Terra
Obiettivo 15: La vita sulla Terra
Proteggere, ripristinare e favorire un uso sostenibile dell’ecosistema terrestre.
Api in pericolo
Giornata mondiale
L’immagine scattata dalla fotografa americana Karine Aigner in un ranch del Texas ritrae un gruppo di maschi di ape del cactus (Diadasia rinconis). È maggio e i maschi sono emersi da poco dal nido e sono in piena attività, pronti per riprodursi.
Il 35% della produzione agricola globale si deve alle api e agli altri impollinatori, riporta la Food and Agriculture Organization of the United Nations (FAO). Ben 87 delle 115 principali colture a livello mondiale non potrebbero riprodursi senza di loro.
Caccia, l’Europa vieta le munizioni al piombo nelle zone umide ma secondo gli ambientalisti l’Italia vuole aggirare il Regolamento
Producono gravi danni a salute ed ecosistema
Dopo anni di trattative tra lobby opposte e un lunghissimo iter di approvazione, all’inizio del 2023 è entrato in vigore il Regolamento 2021\57 dell’Unione europea, che vieta l’utilizzo di munizioni al piombo per chi caccia nelle zone umide, riconoscendo i pericoli per biodiversità, qualità delle risorse idriche e salute umana. Una volta immesso in natura, infatti, il piombo tende a rimanere all’interno della catena alimentare e del ciclo dell’acqua, provocando seri danni agli ecosistemi.
Siccità: per il Po tutti i dati sono sotto la media storica
Neve, pioggia, portate e accumulo idrico nei grandi laghi dell’intero bacino idrografico presentano gravi anomalie. E le temperature aumentano.
I diritti dei popoli indigeni entrano nell’Accordo Cop15 per la biodiversità. Solo dichiarazioni di principio?
Sono il 5% della popolazione mondiale, ma l’80% della biodiversità è nei loro territori. Dovrebbero decidere loro, secondo Frank Deer dell'Università del Manitoba e noi potremmo imparare nuovi paradigmi ecologici, secondo Anita Gramigna di Unife
Sette target su ventitré dell’Accordo Kunming-Montreal per la tutela della biodiversità globale chiamano in causa i popoli indigeni. Il 30% degli obiettivi di conservazione riconosce infatti a chiare lettere i diritti delle popolazioni che vivono da sempre nei territori da tutelare. E non è poco, dato che negli accordi precedenti di diritti degli indigeni non c’era pressoché traccia.
Al via la rinaturalizzazione del Po: il più grande progetto Pnrr per la biodiversità e l’adattamento climatico
“Poligono del Giappone” nuovo pericolo. Un buon piano, ma è mancata la partecipazione secondo Andrea Agapito Ludovici, responsabile Area fiumi del WWF
Il progetto previsto dal Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) per la rinaturazione del bacino del fiume Po è iniziato. Pochi giorni fa, infatti, il Ministero dell’ambiente e della sicurezza energetica (Mase) ha rilasciato l’informativa tecnica che sbloccherà parte dei 357 milioni di euro di finanziamento del progetto.
COP15 Crisi della biodiversità: sempre più specie a rischio di estinzione
Allarme alla Conferenza di Montreal: servono interventi urgenti
La varietà di specie che popolano il nostro Pianeta si assottiglia di giorno in giorno, mentre la lista di quelle che rischiano di scomparire continua ad allungarsi. Ne fa parte anche l’orango di Sumatra (Pongo abelii), dichiarato a rischio critico di estinzione dall’Unione mondiale per la conservazione della natura (International Union for Conservation of Nature, IUCN).
MONTAGNA, ANNO DELLO SVILUPPO SOSTENIBILE. Foreste europee a rischio: il bostrico sta divorando i boschi di abete rosso (2)
Difficile intervenire. Fondamentale il monitoraggio, e nuove tecniche consentono di ingannare l’insetto e catturarlo
Chi avesse cercato riposo e serenità nei boschi delle Alpi in questa estate dal clima preoccupante, sarà rimasto sconcertato alla vista di ampie – a volte amplissime – aree totalmente rinsecchite. Distese di alberi morti che al posto del verde abituale esibiscono rami bruni, privi di aghi. Sono gli effetti dilaganti della presenza del bostrico tipografo (Ips typographus), l’insetto responsabile di un danno difficile da arginare.
MONTAGNA, ANNO DELLO SVILUPPO SOSTENIBILE. Foreste europee a rischio: il bostrico sta divorando i boschi di abete rosso (1)
Tempeste e siccità indeboliscono le piante, mentre l’insetto prolifica con il caldo
Dall’Alta Val Brembana ai boschi del Cansiglio, fino al Trentino e tutto l’arco alpino: le foreste italiane, ma anche quelle europee, sono sempre più minacciate dal bostrico tipografo (Ips typographus), un piccolo insetto che penetra sotto la corteccia degli alberi, provocandone la morte in poche settimane. La sua presenza, in condizioni normali in equilibrio con l’ambiente, è oggi in forte crescita a causa del cambiamento climatico, che ha reso gli alberi deboli e facilmente attaccabili.
Mekong prosciugato da siccità, dighe e sfruttamento intensivo
Una crisi alimentare e ambientale che coinvolge l’intero Sud-Est asiatico
Per il quarto anno consecutivo il Mekong, il fiume più esteso dell’Indocina, entra in emergenza idrica: la peggiore degli ultimi sessant’anni. Dalle sue acque proviene il 25% del pescato d’acqua dolce globale e dipendono non solo il sostentamento di oltre 60 milioni di persone, ma anche delicati equilibri geopolitici.
Tutelare metà del Pianeta entro il 2030 per conservare la biodiversità
Non basta proteggere alcune aree e specie viventi
La perdita di biodiversità su scala globale è una delle più gravi emergenze ambientali del nostro tempo. Per fronteggiare questa crisi non basta focalizzarsi sulle specie minacciate e a rischio di estinzione, bisogna agire anche sul territorio. E in modo piuttosto drastico: almeno il 44% delle terre emerse – ben 64,7 milioni di chilometri quadrati – va tutelato in varia misura per conservare la biodiversità terrestre. Lo afferma un recente studio condotto da un team di ricercatori europei, statunitensi e australiani e pubblicato sulla rivista Science.
Dighe e sbarramenti minacciano la vita dei nostri fiumi
Secondo una ricerca europea, un ostacolo ogni km. Il nostro Paese in ritardo
Il fluire delle acque dei fiumi è fondamentale per la biodiversità, perché assicura lo spostamento di sedimenti, dei nutrienti e degli stessi animali. Eppure questa condizione non è sempre garantita sul territorio europeo, e in special modo in Italia, dove numerosi ostacoli provocano la frammentazione dei corsi d’acqua, impoverendo degli ecosistemi.