Ultimo appello per Assange: se respinto, il giornalista sarà estradato negli Usa e la libertà di stampa morirà con lui

Il 20 e 21 febbraio l’udienza a Londra. Fondamentali la mobilitazione dell’opinione pubblica e il ruolo dell’Australia

“Mi appello al Governo del Regno Unito affinché riveda l’ordine di estradizione di Assange per garantire il pieno rispetto del divieto assoluto e inderogabile di respingimento della tortura e di altri trattamenti o punizioni crudeli, disumani o degradanti e prendere tutte le misure necessarie per la salvaguardia della salute fisica e mentale di Assange.” È quanto ha chiesto la relatrice speciale delle Nazioni unite (Onu) sulla tortura Alice Jill Edwards in un comunicato rilasciato in vista dell’udienza finale per l’estradizione del giornalista australiano, prevista per il 20 e 21 febbraio.

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Difendere i pascoli alpini coinvolgendo le comunità: il progetto LIFE PASTORALP

Biodiversità in crisi per il cambiamento climatico

“Essendo uno degli ecosistemi più sensibili ai cambiamenti climatici e ai disturbi antropici, i pascoli alpini sono stati identificati come hotspot per quanto riguarda i cambiamenti del clima e dell’uso del suolo. Il progetto LIFE PASTORALP unisce due approcci, biofisico e socio-economico, per affrontare la vulnerabilità dei pascoli alpini e offre strumenti per migliorarne la capacità di ridurla”: si presenta così PASTORALP, il progetto scelto come progetto LIFE per il mese di gennaio 2024 che ha coinvolto due parchi rappresentativi dell’ambiente alpino occidentale: il Parco nazionale del Gran Paradiso, in Italia, e il Parc National des Ecrins, in Francia.

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Disturbi del comportamento alimentare in aumento. Servono fondi adeguati per diagnosi precoce e presenza capillare, secondo Bastianoni di Unife

Molti studenti si rivolgono al centro di supporto di ateneo, che aiuta a prendere consapevolezza

In Italia circa 3 milioni di persone soffrono di Disturbi della nutrizione e dell’alimentazione (Dna), un dato probabilmente sottostimato poiché non tutti ne hanno consapevolezza né tutti chiedono aiuto. “L’iniziale decisione di tagliare i fondi per il contrasto a questi disturbi aveva messo in allerta le Regioni, che ben conoscono la numerosità delle richieste e l’urgenza di poterle accogliere. I Dna, infatti, possono mettere in serio pericolo la qualità della vita  di una persona e meritano una costante attenzione: lavorare con questi disturbi richiede tempo e pazienza poiché il primo alleato nel processo di cura è la fiducia” afferma ad Agenda17 Paola Bastianoni, docente di Psicologia clinica presso l’Università di Ferrara e responsabile del servizio di counseling psicologico di ateneo “Da soli mai”.

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DOSSIER ISRAELE E PALESTINA: COSA RESTA DEL DIRITTO? Grandi potenze fuori gioco: mancano diplomazia, prevenzione e un modello negoziale. In video il politologo Alessandro Colombo

In Palestina legittimati il diritto di rappresaglia e la punizione collettiva

“Quello che sta accadendo in Israele e Palestina è l’ennesimo colpo non solo all’ordine internazionale, ma anche agli standard di legittimità internazionali.” Esordisce così Alessandro Colombo, docente di Relazioni internazionali presso l’Università Statale di Milano: come già per il fronte ucraino, infatti, anche in Palestina stiamo assistendo a una perdita di legittimità delle grandi istituzioni internazionali e dei principali Paesi sulla scena mondiale.

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Carceri: nel 2024 già quattro suicidi, sovraffollamento in crescita e condizioni sempre più precarie

Poco spazio e regimi più restrittivi disincentivano il recupero del detenuto

Nel 2024 sono stati quattordici i decessi nelle carceri italiane: già quattro i suicidi nel giro di dieci giorni, cui si aggiungono le morti per cause naturali. Sono i dati rilasciati dal Garante nazionale dei diritti delle persone private della libertà personale, che segnala il rischio per quest’anno di un andamento molto simile al 2022, quando si è verificato un record negativo di detenuti che si sono tolti la vita.

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Giustizia climatica: non bastano interventi finanziari. Servono decisioni politiche e vincoli giuridici, secondo il giurista Magri di Unife

Le norme nel diritto climatico sono deboli: non è facile costringere gli Stati ad abbattere le emissioni

“La logica di fondi come il Loss and Damage è una logica di solidarietà, ma bisognerebbe chiedersi se abbia senso fare della lotta ai cambiamenti climatici una questione fondamentalmente finanziaria. Inoltre, nonostante l’ipotesi di un’obbligatorietà della contribuzione mi trovi d’accordo, va considerato il diritto internazionale è privo dei meccanismi coercitivi del diritto nazionale in quanto mitigato dalla sovranità degli Stati, per cui anche in questi casi l’accordo si trova nella misura in cui tutti lo vogliono.” È quanto afferma ad Agenda17 Marco Magri, docente di Diritto amministrativo presso l’Università di Ferrara.

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Giustizia climatica: difficile attribuire le responsabilità, meglio un contributo universale proporzionale, secondo l’economista Frattini di Unife

Prevenzione, pace e uguaglianza per contenere un danno annuale di trilioni di dollari

“Purtroppo siamo in una fase in cui si è passati dall’iper spinta alla globalizzazione alla contrapposizione in ogni ambito, dallo sviluppo economico ai diritti umani e al cambiamento climatico, per cui fatico a immaginare che ci siano davvero le condizioni per affrontare in modo costruttivo la questione della giustizia climatica. Bisogna trovare un terreno da dove cominciare a sanare questa frattura e introdurre un ragionevole meccanismo di proporzionalità nella contribuzione, che coinvolga anche le economie a basso reddito, permetterebbe un notevole passo avanti” afferma ad Agenda17 Federico Frattini, docente di Economia dello sviluppo presso l’Università di Ferrara.

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SPECIALE COP28 Oceani e protezione delle coste. Paolo Ciavola, docente Unife, sottolinea gli impegni: riprogettare le infrastrutture contro gli eventi catastrofici

Intervenire per i rifugiati climatici delle isole a rischio scomparsa e tutelare il patrimonio culturale costiero

“I numeri parlano da soli: 50.370 delegati, 15.063 Organizzazioni non governative (Ong), 1.293 enti di stampa e comunicazione. E una grande novità è stato il focus su giovani, donne e persone con disabilità, nonché l’istituzione di un fondo per supportare i Paesi più svantaggiati nel gestire le perdite economiche dovute alla crisi climatica.” Commenta così la sua partecipazione alla Conferenza delle parti (COP28) Paolo Ciavola, docente di Geografia fisica e geomorfologia presso l’Università di Ferrara.

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SPECIALE CONVEGNO. Incontro di apertura sul Pianeta del futuro: comunicare i cambiamenti climatici e la crisi della biodiversità

Evitare catastrofismo e fatalismo per trasmettere la complessità della scienza e coinvolgere i cittadini, secondo la fisica Marina Menga

“La comunicazione gioca un ruolo fondamentale nella sensibilizzazione e nell’azione per affrontare il problema ambientale. È attraverso di essa che si diffonde la consapevolezza sui cambiamenti climatici, si informa il pubblico sulle loro cause e conseguenze e si promuovono comportamenti sostenibili” afferma ad Agenda17 Marina Menga, fisica, che si occupa di comunicazione presso il Centro euro-mediterraneo sui cambiamenti climatici (Cmcc) e che sarà moderatrice del primo panel del Convegno nazionale di comunicazione della scienza di Trieste.

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Il cambiamento climatico fa aumentare le frane in montagna. Lo scorso anno il record dell’ultimo ventennio

Secondo il geologo Gianolla di Unife la crisi attuale accelera: bisogna lavorare su prevenzione e monitoraggio

Secondo il Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr), che a gennaio ha aggiornato il catasto delle frane di alta quota nelle Alpi, l’estate 2022 ha fatto registrare il maggior numero di frane sulle Alpi dal 2000 ad oggi. Le abbondanti piogge dei giorni scorsi hanno determinato ulteriori episodi in molti territori montani: in attesa dei dati ufficiali per l’anno in corso, abbiamo chiesto a Piero Gianolla, geologo e docente presso l’Università di Ferrara, un’analisi del fenomeno, che interessa non solo come sintomo del cambiamento climatico ma anche sotto il profilo turistico e di sicurezza per chi vive in montagna.

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Il “turismo delle ultime possibilità” trasforma la fine del Mondo in una gita da postare sui social. E va alla grande

Michele Bonazzi, sociologo di Unife: è la ricerca dell’esperienza unica e irripetibile, ma virtuale; educare all'ambiente e al digitale

“Assistiamo alla morte del ghiacciaio tramite la nascita del ‘last chance tourism’. Trovo veramente desolante dover spostare questi teli che pendono da una struttura per entrare in un anfratto buio e freddo per fare qualche foto. Eppure l’esperienza sui social rimbalza alla grande: trasformare la fine del Mondo in un contenuto, in una gita ‘a sole due ore da Milano, dove il parcheggio è gratuito!’. È come entrare dentro un corpo malato e cibarsi di quel che resta finché è in vita. Con dieci euro potremo dire ai nostri nipoti ‘io c’ero, io l’ho visto’, non sapendo che proprio queste poche parole hanno alimentato – in parte – la scomparsa dei ghiacciai stessi.” 

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