SPECIALE CARCERE Laurearsi per cambiare vita

Percorso utilissimo ma con molti ostacoli, secondo Stefania Carnevale, delegata Unife. “Studenti senza mani e senza braccia” per carenza di strumenti

Laurearsi in carcere è possibile. È del novembre del 2020 il primo detenuto ad aver conseguito, con lode, la laurea presso l’Università di Ferrara; e fa parte di un gruppo di alcune decine di detenuti che sono giunti al traguardo in uno dei numerosi atenei del nostro Paese che aderiscono alla Conferenza nazionale universitaria poli penitenziari (Cnupp), istituita presso la Conferenza dei rettori delle università italiane (Crui).

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SPECIALE TREGUA IN UCRAINA In Europa i pacifisti sono maggioranza. Assoluta nel nostro Paese

Ricerca in dieci nazioni. Forti differenze, ma solo un europeo su quattro ritiene la punizione della Russia prioritaria

“L’indagine rivela uno scollamento sempre più marcato tra le posizioni assunte da molti governi europei e il sentimento dell’opinione pubblica nei rispettivi Paesi. Il divario più significativo che si profila è tra coloro che vorrebbero mettere fine alla guerra il più rapidamente possibile e coloro che vorrebbero continuare a combattere fino alla sconfitta della Russia.” Questa è la situazione fotografata dall’European Country on Foreing Realtions sulla base di 8mila interviste condotte in dieci Paesi dell’Unione relativamente alla posizione dei cittadini europei sulla guerra scaturita a seguito dell’invasione dell’Ucraina da parte della Russia.

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SPECIALE TREGUA IN UCRAINA Da posizioni diverse si chiede di articolare un percorso negoziale

Appelli di ambasciatori e intellettuali

Tutte le guerre finiscono, prima o poi. Uno dei problemi è come finiscono. Il problema della guerra in Ucraina – solo uno dei numerosi, e spesso ferocissimi, conflitti in atto nel Mondo – è che potrebbe finire con un conflitto nucleare.
Certamente si tratterebbe di un azzardo enorme da parte della Russia e dai risultati militari e politici incerti, ma non da escludere completamente. Soprattutto non è possibile escludere che scelte che oggi paiono illogiche diventino domani opzioni convenienti o quantomeno disperatamente obbligate.

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Domani giornata per la liberazione di Assange: eventi in tutto il Mondo

Ora più che mai abbiamo bisogno del giornalismo scientifico di WikiLeaks, l’unico in grado di fare inchiesta sui dati nascosti nei file segreti

Chi ha fatto esplodere i gasdotti Nord Stream 1 e 2, posati sul fondo di un tratto di mare sorvegliatissimo dalla flotta e aviazione NATO? Chi ha fatto saltare il ponte che collega la penisola di Crimea alla Russia, un’arteria vitale sotto stretto controllo russo? Le fonti di parte si sono scatenate in ricostruzioni di propaganda. E questo è normale in guerra. Le fonti giornalistiche – quelle, in verità sempre più rare, lontane dalle parti – arrancano e azzardano. Ipotesi. Ipotesi che sono perlopiù deduzioni da proposizioni generali di tipo retorico (ad esempio “a chi giova?”). Altro non possono fare, perché mancano i dati, mancano le prove, manca la “pistola fumante” dell’inchiesta giornalistica.

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I nostri articoli e un’idea per il voto

Ci scrive Fabio, in risposta alla nostra Newsletter “Istruzioni per non far votare” nella quale evidenziavamo la preoccupante distanza fra il dibattito elettorale e la reale entità e gerarchia dei problemi che ci troviamo davanti : “… sì ma alla fine non ho capito: avete un’idea su quale partito far convergere i voti per tentare di veicolare la politica alle scelte auspicate nei vs articoli? Avete un consiglio su di un voto in tal senso davvero utile?”

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La libertà di Assange è la libertà di stampa

Giornalismo scientifico, non fuga di notizie la sua lezione

La decisione finale spetta ora al Ministro dell’interno inglese, che deve pronunciarsi entro domani: se sarà estradato, Julian Assange rischia una condanna fino a 175 anni di carcere e, con essa, sarà inflitto un duro colpo alla libertà di stampa e al diritto di informazione. 

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Più diplomazia scientifica, più pace

Samantha Cristoforetti loda Yuri Gagarin e l’amicizia con tutti i colleghi della Stazione spaziale, anche russi

“Lo spirito con cui affrontiamo la missione sulla Stazione spaziale internazionale è quello di una continua amicizia e collaborazione… siamo amici con i colleghi americani e con quelli russi. La stazione spaziale è stata, è, e deve continuare a essere un simbolo di cooperazione pacifica.” Con queste parole Samantha Cristoforetti ha risposto alle domande dei giornalisti sul drammatico contesto politico di questo periodo, e sull’impatto che esso avrà sulla missione Minerva che la vedrà impegnata in numerosi esperimenti scientifici per sei mesi.

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Ucraina: più armi, più guerra

Agenda17 per conoscere, capire, aiutare la pace

Si vis pacem para bellum (se vuoi la pace prepara la guerra). Da secoli si discute questa sentenza latina. Sostenitori e oppositori si schierano irriducibili su fronti opposti, armati di argomenti che mai intendono deporre. 
È quello che accade spesso quando si parla in astratto dei grandi principi, rispetto ai quali la posizione ideologica, l’appartenenza culturale, i riferimenti valoriali tendono a influenzare in maniera determinante i giudizi.

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Ucraina: il rischio di un conflitto nucleare in Europa è concreto, secondo il fisico Alessandro Pascolini

Permangono alcune “ragionevoli speranze”

Bisogna partire da alcuni dati per capire quanto il pericolo di un conflitto nucleare scatenato dall’invasione russa dell’Ucraina sia concreto e molto vicino a noi.
La Russia ha 6mila testate atomiche, e 5500 ne possiede gli USA, mentre Francia e Inghilterra ne schierano rispettivamente 290 e 225. Altre 150 sono distribuite fra Belgio, Olanda, Germania, Italia e Turchia, e 90 sono israeliane.

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La didattica online piace agli studenti. Se di qualità e integrata con la presenza

I risultati di una ricerca Unife smentiscono alcune voci di stampa

All’Università di Ferrara il modello di didattica online che si è affermato durante la pandemia – ma già oggetto di precedenti originali sperimentazioni didattiche – è quello cosiddetto blended: l’integrazione fra lezioni in aula e diverse modalità di insegnamento in Rete. È un modello che piace alla grande maggioranza degli studenti, come segnalano i risultati di un’indagine empirica condotta all’inizio dell’anno accademico in corso da Marco Pedroni – docente di Sociologia dei processi culturali e comunicativi a Unife – su un campione di studenti frequentanti il Dipartimento studi umanistici.

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