L’inquinamento atmosferico assedia le città. È stato così l’anno passato e così è anche in quello nuovo. I dati e le ricerche epidemiologiche Danni per la salute anche con i valori attualmente consentiti. Ma con l’adeguamento all’Oms saremo fuori norma

L’inquinamento atmosferico assedia le città. È stato così l’anno passato e così è anche in quello nuovo. I dati e le ricerche epidemiologiche

Danni per la salute anche con i valori attualmente consentiti. Ma con l’adeguamento all’Oms saremo fuori norma

Nel 2024, venticinque città, su novantotto di cui si disponeva del dato, hanno superato i limiti di legge per le PM10 (trentacinque giorni all’anno con una media giornaliera superiore ai 50 microgrammi/metro cubo), con 50 stazioni di rilevamento – dislocate in diverse zone dello stesso centro urbano. 

In  cima alla classifica troviamo Frosinone (Frosinone scalo) per il secondo anno consecutivo con settanta giorni oltre i limiti consentiti, seguita da Milano con una centralina (via Marche) che ha contato sessantotto superamenti e altre quattro oltre i limiti di legge. 

Seguono Verona,  Vicenza, Padova e Venezia con più centraline oltre i limiti. Ma non sono state risparmiate neanche Cremona, Napoli, Rovigo, Brescia, Torino, Monza, Modena, Mantova, Lodi, Pavia, Catania, Bergamo, Piacenza, Rimini, Terni, Ferrara, Asti e Ravenna.  

Sono i dati di sintesi pubblicati all’inizio di febbraio da Legambiente nel report 2025 relativo alla qualità dell’aria  frutto dell’elaborazione dei dati relativi a polveri sottili (PM10) e biossido di azoto (NO2) registrati nelle principali città italiane dalle stazioni di monitoraggio gestite da ARPA/APPA nell’ambito  del Sistema nazionale per la protezione dell’ambiente

E l’inizio del 2025 non ha certo segnato un’inversione di tendenza o un miglioramento.

In Emilia Romagna, ad esempio, in sei province l’allerta smog ha comportato limitazioni alla circolazione per i veicoli più inquinanti (fino a diesel euro 5) nei comuni sopra i 30 mila abitanti e altri provvedimenti emergenziali attivati nei comuni di pianura delle province di Piacenza, Parma, Reggio Emilia, Modena, Ferrara e Bologna fino a mercoledì 27 febbraio incluso, giorno di controllo e di emissione del nuovo Bollettino Liberiamolaria a cura di Arpae.

Si tratta di un quadro che secondo Arpae Emilia Romagna ripropone quanto già verificatosi lo scorso anno nei mesi di gennaio e febbraio, in cui si sono verificati diversi superamenti protratti delle PM10 sostenuti da condizioni metereologiche favorevoli all’accumulo di inquinanti.

Ne emerge un quadro che rivela come l’inquinamento atmosferico sia un problema diffuso e strutturale nel nostro Paese dove rappresenta un rischio effettivo per la salute dei cittadini

Medie annuali di PM10 e NO2 nei limiti di legge, ma pericolose per le persone più deboli

Per quanto riguarda le medie annuali di PM10 e NO2 nessuna città supera i limiti previsti dalla normativa attualmente vigente. Un dato positivo ma non sufficiente a tutelare la salute specie per chi si trova in condizione di maggiore vulnerabilità per età o patologie coesistenti.   

Lo ribadisce anche uno studio condotto da ricercatori del Barcelona Institute for Global Health (IS Global), in Spagna, che ha coinvolto 3,8 milioni di adulti della coorte COVAIR-CAT,  mettendo a confronto le concentrazioni medie annue di inquinanti a cui è stata esposta la popolazione coinvolta con i dati relativi a ricoveri, mortalità e comorbilità. 

Dall’indagine, appena pubblicata su Environment International, è emerso che livelli elevati di inquinamento atmosferico erano associati a tassi di ricoveri ospedalieri per infezioni delle basse vie respiratorie circa tre volte più alti tra le persone dai 65 anni rispetto ai più giovani. 

L’esposizione a livelli elevati di NO2, PM2.5 o PM10 era associata a un aumento di circa il 50% dei ricoveri ospedalieri negli uomini, contro circa il 3% nelle donne. L’associazione è stata osservata anche per livelli di inquinamento inferiori agli attuali standard di qualità dell’aria dell’Unione europea per cui gli autori della ricerca ricordano come sia “fondamentale adottare standard più rigorosi, per ridurre l’inquinamento atmosferico e diminuire i ricoveri ospedalieri, proteggendo, così, le popolazioni vulnerabili.”

Il 97% dei capoluoghi  supera il limite di media annuale di PM10  indicati dall’Oms 

Se si prendono a riferimento i valori suggeriti dall’organizzazione Mondiale della sanità (Oms), che nelle sue linee guida indica in 15 μg/mc la media annuale di PM10 da non superare, circa il 97% dei capoluoghi di cui si è riusciti a ricostruire la media annuale (novantacinque su novantotto capoluoghi esaminati) non rispetta tale valore necessario a tutelare la salute di quanti vivono e lavorano in queste aree urbane.  

Lo scenario cambierà a partire dal 1° gennaio 2030 con l’entrata in vigore della nuova Direttiva europea sulla qualità dell’aria che ha rivisto i limiti di riferimento per PM10, avvicinandoli molto a quelli suggeriti dall’Oms. 

Dal 2030, infatti, il limite stabilito come media annuale da non superare scenderà dagli attuali 40 μg/mc a 20 (rimane 15 μg/mc il valore suggerito dall’OMS). 

Ad oggi sono solo ventotto i capoluoghi che rispettano i limiti previsto al 2030 mentre appena tre città già rispettano il valore indicato dall’Oms. Tra le città che devono ridurre le concentrazioni attuali tra il 28% e il 39%, si segnalano Verona, Cremona, Padova e Catania, Milano, Vicenza, Rovigo e Palermo. Non sarà semplice anche per gli altri cinquantuno capoluoghi che dovranno ridurre le concentrazioni tra il 3 e il 27%. 

Il quadro non migliora con il biossido di azoto (NO2): oggi, il 45% dei capoluoghi (quarantaquattro città su novantotto) non rispetta i nuovi valori di 20 µg/m³. Le situazioni più critiche si registrano a Napoli, Palermo, Milano e Como, dove è necessaria una riduzione compresa tra il 40% e il 50%.

Per uscire dall’emergenza smog servono scelte coraggiose, subito

Secondo il report di Legambiente è urgente” attivare politiche strutturali e sinergiche che incidano su tutti i settori corresponsabili dell’inquinamento: dalla mobilità, con un trasporto pubblico locale efficiente e che punti drasticamente sull’elettrico e più spazio per pedoni e ciclisti, alla riqualificazione energetica degli edifici, fino alla riduzione delle emissioni del settore agricolo e zootecnico, particolarmente critico nel bacino padano.”

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