“È destino della Nature Restoration Law avanzare in condizioni tempestose. Ha senso che, di fronte al rischio quasi esistenziale che sta correndo, l’Europa si preoccupi della natura? La risposta è doppiamente positiva.” Così la Lega italiana protezione uccelli (Lipu) riporta l’attenzione sulla legge per il ripristino degli habitat a otto mesi dal sì definitivo del Consiglio dell’Unione europea (Ue).
L’iter travagliato di una legge osteggiata
L’iter di approvazione è stato lungo e non privo di ostacoli. Iniziato nel 2022, già successivamente alla prima approvazione nel 2023, avvenuta con soli cinque voti contrari tra cui quello dell’Italia, il futuro della legge appariva incerto. Si tratta infatti di una legge molto osteggiata, con alcuni partiti europei che hanno presentato migliaia di emendamenti per ridurne l’efficacia, se non addirittura cancellarla – come su proposta del Partito popolare europeo (Ppe).
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Il tentativo di affossarla fu però respinto, nonostante già allora Lipu e altre associazioni ambientaliste avessero denunciato il rischio che risultasse inefficace a causa dell’indebolimento di diverse misure e dell’eccessivo potere discrezionale concesso agli Stati membri.
Infine, dopo due anni di trattative, la legge è stata approvata nel febbraio 2024 dal Parlamento europeo. Tuttavia, prima di giungere al Consiglio ha incontrato nuovi ostacoli per l’opposizione di alcuni Paesi, tra cui l’Italia.
Gli ecosistemi catturano CO2: fondamentale tutelarli anche oggi
Il clima di tensione che regna oggi in Ue, con la guerra in Ucraina, le divergenze tra gli Stati membri e le difficoltà economiche, non è certo dei più favorevoli per discutere di natura. Perché, allora, secondo Lipu ha “due volte senso” preoccuparsene?
Anzitutto “per la consapevolezza della crisi ecologica galoppante”: la Nature Restoration Law è fondamentale per contrastare la perdita di biodiversità, ma anche per migliorare i servizi ecosistemici e la qualità dell’agroalimentare e aumentare la salute del territorio (e, dunque, la nostra).
Secondo l’ultimo rapporto di BirdLife Europe sulle capacità di stoccaggio di CO2 da parte degli ecosistemi, ad esempio, il contrasto al cambiamento climatico non passa solo per la riduzione delle emissioni, ma anche per l’aumento della capacità di stoccaggio e, dunque, per il ripristino degli habitat. Se ripristinati alle loro condizioni ottimali, gli ecosistemi come foreste, zone umide e torbiere sono in grado di immagazzinare oltre 13 miliardi di tonnellate di carbonio (pari a 48,5 miliardi di tonnellate di CO2), con una capacità di assorbimento di 378 milioni di tonnellate l’anno – ben oltre l’obiettivo europeo per il 2030 di 310 milioni.
Basti pensare che è l’equivalente di 252 milioni di auto a benzina in meno ogni anno.
Non solo: l’importanza dell’impegno per la natura, che passa per misure come la Nature Restoration Law, la Strategia forestale e la Strategia per la biodiversità al 2030, si rispecchia anche nei valori che rappresenta: può infatti diventare il motore che spinge gli Stati membri a trovare finalmente un’identità comune e rifondare la stessa Ue. “Oggetto della legge europea sul ripristino non sono soltanto gli ecosistemi ma un modo complessivo di vedere le cose.”