Un anno pieno di armi. Trump vuole il cinque per cento del Pil alla Difesa. Intanto nel nostro Paese aumenti record delle spese militari e altro invio di materiale bellico (secretato) all’Ucraina Strategia Usa condivisa dalla Von der Leyen. Nulla conta l'opinione contraria dei cittadini

Un anno pieno di armi. Trump vuole il cinque per cento del Pil alla Difesa. Intanto nel nostro Paese aumenti record delle spese militari e altro invio di materiale bellico (secretato) all’Ucraina

Strategia Usa condivisa dalla Von der Leyen. Nulla conta l'opinione contraria dei cittadini

Ieri, Donald Trump ha confermato che i Paesi NATO dovranno impegnare il 5% del proprio Prodotto interno lordo per la Difesa. Un’enormità, se si pensa che non arriviamo ancora al precedente livello richiesto del 2%. E che non sia una sparata del neoeletto presidente USA lo conferma la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen, che ha affermato che i Paesi dell’Unione devono aumentare le proprie spese nella difesa, coerentemente anche con il rapporto Draghi, da lei commissionato, sulla competitività.

Intanto, il governo Meloni ha deciso che invierà ancora armi all’Ucraina per tutto il 2025. Nonostante la lunga e crescente contrarietà dell’opinione pubblica. Nonostante sia ormai chiaro che non serviranno a fermare l’avanzata dei russi, ormai prossimi alla conquista dei territori contesi (quantomeno di quelli annessi con i referendum del 2022 dopo anni di conflitto latente. Sarà poi da vedere dove si fermeranno, ora che stanno vincendo).

Siamo al decimo invio di aiuti militari italiani a Kiev, il quarto firmato da questo Governo. 

Gli europei non vogliono più sostenere la guerra in Ucraina

Un sondaggio condotto a dicembre da YouGov e pubblicato da The Guardian ha rilevato che negli ultimi dodici mesi il desiderio dell’opinione pubblica europea di sostenere l’Ucraina fino alla vittoria, anche se ciò significasse prolungare la guerra, è crollato.

La rilevazione, condotta in Francia, Germania, Italia, Spagna, Svezia, Danimarca e Regno Unito segnala che le percentuali di coloro che affermano di preferire una pace negoziata sono aumentate dal 45% al 55% in Italia, dal 38% al 46% in Spagna, dal 35% al 43% in Francia e dal 38% al 45% in Germania, parallelamente a un calo della disponibilità a sostenere l’Ucraina fino alla sua vittoria.

Il conto pagato dall’Ue e dal nostro Paese all’Ucraina. Buona parte in armi

Sono 124 miliardi di euro quelli che l’Unione europea e i suoi Stati membri hanno speso a beneficio dell’Ucraina dall’inizio dell’invasione russa nel febbraio 2022 fino al novembre 2024, a cui si aggiungeranno altri 4,2 miliardi di nuovi aiuti stanziati dall’Ue il 10 dicembre. Di questa enorme cifra, ben 45,5 miliardi di euro riguardano direttamente l’assistenza militare.

La spesa militare italiana totale quest’anno toccherà, secondo il rapporto Milex, il record storico di 32 miliardi di euro, con una crescita netta di oltre 2,1 miliardi di euro (aumento del 7,31%) rispetto alle previsioni per il 2024. 

Il tipo di materiale che il nostro Paese invierà quest’anno è, come sempre, secretato, a differenza di quanto avviene in molti altri Paesi europei. Dovrebbero però far parte del pacchetto i missili Aster che armano il sistema Samp-T inviato a Kiev nei mesi scorsi, ognuno dei quali costa due milioni di euro.

Secondo Francesco Vignarca di Rete italiana pace e disarmo “è incredibile che a quasi tre anni dall’inizio della guerra il nostro Paese sia uno dei pochi a non dare trasparenza sull’invio di sistemi d’arma. Non c’è nessuna necessità bellica ma è una scelta dettata solo dalla volontà di silenziare le critiche interne. Siccome però da un ipotetico depauperamento dei nostri arsenali passa anche la giustificazione all’acquisto di nuove armi – quest’anno la Manovra stanzia 13 miliardi in armamenti – ecco allora che questa opacità è un problema, perché favorisce ancora una volta l’interesse dell’industria militare.”

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