I confini porosi del gender: il caso della pugile Imane Khelif analizzato da Paola Micheletti al festival di Internazionale Molestie, bullismo e violazione della privacy per ignoranza scientifica dei test e delle “Differenze dello sviluppo sessuale”

I confini porosi del gender: il caso della pugile Imane Khelif analizzato da Paola Micheletti al festival di Internazionale

Molestie, bullismo e violazione della privacy per ignoranza scientifica dei test e delle “Differenze dello sviluppo sessuale”

Spente le luci sul ring delle Olimpiadi di Parigi, cosa è rimasto della vicenda della pugile Imane Khelif?  Le polemiche – non sempre all’altezza della noble art  di cui imane è campionessa – sono servite a qualcosa?

L’attenzione sul caso si è riaccesa durante il festival di Internazionale a Ferrara, dove l’autrice e attrice Paola Michelini l’ha preso ad esempio di discriminazione e mancata tutela dei diritti. Un tema – quello del gender –  dai confini indefiniti e porosi, che ancora suscita molti dubbi e con molti vuoti da colmare. 

Il genere non è strettamente legato al sesso biologico

Imane Khelif è nata donna e si riconosce nel genere donna. Da questo bisogna partire. E il gender si definisce come la percezione personale di mascolinità o femminilità, cioè quanto ognuno sente di appartenere ad un genere piuttosto che all’altro, basata su comportamenti socio-culturali, non strettamente legati al sesso biologico. 

 Imane Khelif (©Vittorio Zunino Celotto/Getty Images)

 “Volevano farne un mostro e ne hanno fatto un simbolo” afferma la Michelini. Il caso mediatico di Imane Khelif non ha difeso lo sport femminile, ma anzi ha sviato l’attenzione sulle norme imposte in campo sportivo riguardo al gender. La polemica ha coinvolto innanzitutto l’identità di Khelif e poi le regolamentazioni dettate dal Comitato olimpico internazionale (Cio). 

Dopo l’incontro che ha visto il ritiro dell’italiana Angela Carini, il Cio ha più volte dichiarato che Khelif rientra nelle norme di ammissibilità e di iscrizione alla competizione, e che cioè è una donna. 

Nonostante ciò, l’atleta è stata costretta a dimostrarlo al pubblico arrivano persino a mostrare le sue foto da bambina. Una violazione della privacy a cui le altre atlete non sono state e non sarebbero sottoposte.“Non sia mai che una donna possa essere alta e muscolosa, se è anche pugile poi…” ironizza Michelini.

Il pubblico non si è fermato neanche davanti all’evidenza e ha continuato a definire Imane un uomo, una donna trans, quando in realtà non lo è. Un fenomeno che la relatrice al festival, citando Chris Hedges, definisce “the permanent lie”, la convinzione di una realtà errata anche davanti a prove disarmanti. 

Ciò che sappiamo è che Imane non è una donna trans ma non abbiamo dichiarazioni neanche riguardo ad una eventuale intersessualità. Più che intersex questa condizione, assolutamente non patologica, e che interessa circa il 2% della popolazione mondiale, dovrebbe essere indicata con i termini Variazioni della caratteristiche del sesso (Vcs) o Differenze di sviluppo sessuale (Dss). Con questi temini si indicano una serie di cambiamenti presenti sin dalla nascita o che si possono manifestare durante la pubertà e che possono interessare direttamente i cromosomi, i genitali o gli ormoni. 

I criteri dei gender test nel mondo dello sport

È per questo motivo che uno dei “gender test” che viene utilizzato come criterio di ammissione alle gare sportive è quello del testosterone. Agenzie come la World Athletics prevedono infatti che il criterio di ammissione alla categoria femminile sia un livello di testosterone più basso di 5nmol/l fino al 2015, spostato a 2.5nmol nel 2023. 

Questo ormone, prodotto principalmente negli individui di sesso maschile e in misura minore nelle femmine, è stato scelto come indicatore dato il suo impatto sulla massa muscolare, la forza e la resistenza. L’utilizzo di questo parametro fa però discutere in quanto, secondo alcuni, non applicabile in tutti i casi. 

In atlete transgender, per esempio, avendo esse completato la fase di transizione di genere da maschile a femminile, si riscontrerebbero ancora livelli di testosterone superiori rispetto a quelli medi delle donne cisgender. Lo stesso vale per l’iperandrogenismo, una condizione che vede una produzione più elevata di ormoni maschili nelle donne e che rientra nelle VCS/DSD. 

Principio di non presunzione di vantaggio alla base di una competizione inclusiva e corretta

Uno scorretto o inadeguato criterio di selezione in questo caso suscita preoccupazioni su un potenziale vantaggio competitivo che sarebbe esclusivo di alcuni atleti. La regolamentazione del Cio non impone limiti rigidi sui livelli di testosterone, ma lascia questa decisione alle singole federazioni sportive. Cita però questo potenziale vantaggio competitivo in un documento del 2021, poi aggiornato nel 2024: “Framework of fairness inclusion and non discrimination on the basis of gender identity and sex variation”, un documento a difesa di una competizione quanto più inclusiva e corretta possibile. 

Secondo il principio di non presunzione di vantaggio non bisogna attribuire un vantaggio competitivo solo per la convinzione che l’essere uomo in alcuni sport garantisca per forza un vantaggio prestazionale. Quanto è giusto che un’atleta possa competere nella categoria femminile se si presume che la sua forza rappresenti un vantaggio competitivo non correlato al talento o al livello di allenamento? 

Per ovviare a tutto ciò bisognerebbe rivedere i criteri stabiliti e cercare di unificarli, in modo che essi tengano conto di ogni condizione e che tutelino gli atleti e i loro diritti. Molti passi avanti sono già stati fatti nel mondo dello sport, un tempo questi test prevedevano l’analisi dei cromosomi o addirittura dei genitali, oggi pratiche considerate illegittime dal Cio. 

Per la boxe e per il caso di Khelif in particolare, la polemica è scaturita anche dal fatto che la Federazione internazionale Boxing (IBA) non è riconosciuta dal Cio. E proprio l’IBA nei mondiali di box del 2023 aveva espulso Imane Khalif dalle competizioni femminili per motivi non specificati, ormai smentiti.

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