Mountain Partnership (FAO) valorizza i piccoli imprenditori di montagna del Sud del Mondo “Certificazione partecipata”: la storia del prodotto, delle persone, delle materie prime e del consumo consapevole in una “etichetta narrativa”

Mountain Partnership (FAO) valorizza i piccoli imprenditori di montagna del Sud del Mondo

“Certificazione partecipata”: la storia del prodotto, delle persone, delle materie prime e del consumo consapevole in una “etichetta narrativa”

La Mountain Partnership Products (MPP) Initiative sostiene 18mila agricoltori, di cui il 60% sono donne, nei Paesi in via di sviluppo. Attualmente ne coinvolge otto (Bolivia, India, Kyrgyzstan, Mongolia, Nepal, Panama, Perù e le Filippine), e garantisce con il marchio MPP quarantacinque prodotti, ad esempio il miele di api senza pungiglione delle Ande boliviane e il riso rosa e viola degli agricoltori dell’Himalaya indiano, ma anche prodotti tessili. Si tratta di un progetto esemplificativo di come sia possibile intervenire sulle aree marginali per contrastare lo spopolamento e proteggere al contempo ambiente e biodiversità. 

Mountain Partnership è infatti un’alleanza volontaria di partner delle Nazioni Unite nata per sostenere i produttori locali e proteggere gli ecosistemi di montagna in tutto il Mondo, stimolando iniziative locali che utilizzino risorse, conoscenze e ricchezza dei territori. Ne fanno parte oltre 400 Governi, organizzazioni intergovernative, gruppi come società civile, ONG e settore privato, e autorità locali.

MMP Initiative: supportare le idee dei piccoli produttori di montagna

“Mountain Partnership – afferma Carlo Murer, Value-chain e Marketing Expert del Mountain Partnership Secretariat (Food and Agricultural Organization, FAO) – lavora nei Paesi in via di sviluppo promuovendo progetti per sviluppare l’imprenditorialità presso i piccoli produttori e gli agricoltori locali nelle regioni montane, affinché possano rimanere con orgoglio nei loro territori e continuare con soddisfazione a produrre, anziché essere costretti a spostarsi nelle città o migrare verso altri Paesi.”

Tra i progetti realizzati, rientra appunto la MPP Initiative, che fornisce supporto ai produttori per creare imprese, rafforzarne le capacità di marketing e incrementarne i mezzi di sostentamento.

Carlo MURER | Independent | Master of Science | Research profile
Carlo Murer (©researchgate.net)

“La MPP Initiative – spiega Murer – è nata per rafforzare la resilienza degli abitanti di montagna, delle loro economie e degli ecosistemi. In sinergia con Slow Food, selezioniamo prodotti che rispecchiano la cultura di un luogo per aiutare i produttori ad arrivare al mercato con l’orgoglio di offrire un prodotto “sacro” appartenente alla storia locale. 

La loro valorizzazione avviene attraverso la scrittura di una narrative label, un’etichetta che racconta appunto la storia del prodotto e delle persone che hanno contribuito a trasformare la materia prima, le peculiarità del processo produttivo e il perché è importante consumarlo. E l’interesse che riscontriamo da parte dei consumatori è molto elevato nei mercati di tutto il Mondo.”

Una rete di garanzia basata sulla collaborazione tra produttori e consumatori

La MPP initiative ha inoltre creato la prima rete internazionale di sistemi di garanzia partecipativa (Partecipatory Guarantee Systems, PSG) specifici per la montagna, focalizzati sulla qualità a livello locale. 

Si tratta di un network basato sulla fiducia e i legami sociali per realizzare un sistema di garanzia di qualità basato su una certificazione a basso costo: i piccoli produttori, i consumatori e le parti interessate partecipano infatti attivamente, riunendosi per prendere decisioni, visitare le aziende, sostenersi reciprocamente e assicurare il rispetto degli standard biologici. 

“Quando parliamo di biologico – prosegue Murer – non ci riferiamo necessariamente alle certificazioni cui siamo abituati. Come Mountain Partnership usiamo la ‘certificazione partecipata’ che non richiede l’intervento di un ente terzo certificatore, il cui costo sarebbe insostenibile per i piccoli imprenditori nelle remote aree montane: piuttosto, favoriamo una certificazione gestita dagli agricoltori insieme ai consumatori. È una forma bellissima di certificazione, che incentiva pratiche produttive sostenibili e rigenerative senza pesare sull’attività produttiva.”

Immagine che contiene vestiti, testo, persona, Viso umano

Descrizione generata automaticamente
(©fao.org)

Con la Dichiarazione di Ranikhet, firmata nell’aprile 2019, è stata quindi avviata una transizione verso un PSG che certificherà i sistemi agricoli come etici, equi e biologici. 

Prevede 10 punti, tra i quali rientrano non solo l’adozione di approcci sostenibili per la promozione dei prodotti di montagna, ma anche la creazione di un sistema nel quale dare potere ai piccoli agricoltori sostenendone l’aggregazione in gruppi locali, migliorarne le competenze imprenditoriali per favorire la nascita di microimprese e imprese sociali, stabilire relazioni economiche giuste e rispettose e generare opportunità di mercato a lungo termine.

“L’evoluzione della MMP Initiative – conclude – è oggi rappresentata da un programma di Incubazione e Accelerazione di piccole realtà imprenditoriali agricole promosse da gruppi di agricoltori nelle regioni montane, chiamato “Business Incubator and Accelerator for Mountains and Islands”. 

Attraverso questo progetto aiutiamo gli agricoltori a tramutare le loro idee di business in un concreto business plan e, successivamente, a implementarlo nella pratica, grazie anche a specifici finanziamenti che rispondono alle necessità emerse per mezzo della redazione dello stesso business plan

È un percorso quasi sempre finalizzato al mercato locale, salvo casi in cui può avere senso pensare all’esportazione: in India, ad esempio, abbiamo lavorato con un gruppo di donne che producevano camomilla, unico prodotto possibile per loro perché non serviva difenderla dalle scimmie, ma il mercato locale non era sufficiente per la vendita. Negli altri casi, invece, è fondamentale che il primo interlocutore rimanga la comunità locale.”

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