A luglio 2025 la legge 405 del 1975 che istituì i consultori familiari pubblici compirà cinquant’anni. Negli ultimi anni le logiche di depotenziamento e aziendalizzazione li hanno spesso ridotti a semplici ambulatori sanitari svuotandoli del loro senso sociale e di confronto con e tra le utenti.
In questo quadro, i movimenti femministi e transfemministi hanno avviato una riflessione che ha portato a interessanti sperimentazioni quali le consultorie autogestite. Una di queste è la consultoria autogestita universitaria di Bologna Mala Consilia.
In Emilia-Romagna il servizio pubblico è stato più forte fin dall’inizio
In Emilia-Romagna, la capillarità dei consultori è in linea con le raccomandazioni della legge, grazie al welfare pubblico più forte fin dall’inizio del servizio sanitario nazionale. Secondo l’ultimo monitoraggio dei Livelli essenziali di assistenza (Lea) relativo al 2022, la Regione dimostra ottimi valori nell’area dell’assistenza distrettuale (i servizi territoriali), oltre che nelle aree della prevenzione e dell’assistenza ospedaliera.
Già nel 1979 i consultori in Emilia-Romagna erano 179, pari al 30% di quelli attivati in Italia. Nel 2022, secondo gli ultimi dati regionali disponibili, sono presenti 178 consultori familiari propriamente detti, 46 spazi giovani, 38 spazi giovani adulti e 12 spazi donne immigrate e loro bambini. Le aree di intervento prevalenti sono il percorso nascita (37,6% delle prestazioni), la prevenzione oncologica (26%), la ginecologia/andrologia (16,8%) e il controllo della fertilità (12,1%).
Il numero medio di ore settimanali svolte dal personale medico-ginecologico è pari a 34 ogni 20.000 residenti (lo standard per assolvere al mandato istituzionale è 18), dal personale ostetrico 78 (standard 36), dalle psicologhe 18 (uguale allo standard) e dalle assistenti sociali 2 (standard 36). Quest’ultimo scostamento è dovuto all’esclusiva competenza comunale sull’area del sociale.
Mutuo ascolto, mutuo aiuto e autodeterminazione: le parole chiave della Mala Consilia
“Certamente, rispetto ad altre parti d’Italia, in Emilia-Romagna la situazione dei consultori pubblici è migliore, ma non ci basta. Basti pensare che, tra i consultori di Bologna, solo in uno c’è la possibilità di accedere all’Ivg farmacologica. Così come abbiamo riscontrato che la formazione sui corpi e le persone trans è (quasi) del tutto assente in ogni ambito, o molte terapie o pratiche mediche sono accessibili solo per alcuni corpi o alcune soggettività.”
Così si esprimono lə attivistə della consultoria autogestita di Bologna Mala Consilia intervistate da Agenda 17, un’esperienza della collettiva transfemminista universitaria Mala Educaciòn iniziata nel 2018. Le persone si possono rivolgere allo sportello attivo il martedì dalle 12 alle 14 o contattare lə attivistə per trovare un momento più adatto.
La consultoria si occupa di violenza di genere, sia all’interno dell’Università che all’esterno; di salute sessuale e riproduttiva, riguardo l’accompagnamento a visite mediche e l’informazione su aborto, malattie invisibilizzate (tra cui endometriosi, vulvodinia e fibromialgia) e infezioni sessualmente trasmissibili; di discriminazioni contro la comunità LGBT+, carriere ALIAS e salute psicologica.
“Ciò che facciamo – affermano lə attivistə – non consiste solo in servizi, proprio perché la nostra postura è transfemminista queer e tra pari, alla cui base c’è il mutuo ascolto e il mutuo aiuto tra pari: molto spesso cerchiamo le informazioni e costruiamo i percorsi assieme, centrando tutto sull’autodeterminazione della persona che si rivolge a noi. È proprio con la trasmissione dei saperi orizzontali, con autoformazioni e confronti tra pari e dal basso, che possiamo ascoltarci, autodeterminarci e, quando sufficiente, autogestirci.”
Lə attivistə della Mala Consilia si interfacciano con le realtà istituzionali in occasione di accompagnamenti a visite mediche, all’Ivg, ai centri antiviolenza o alla casa delle donne. Prima di re-indirizzare verso professionistə, consultori pubblici, ospedali, effettuano una selezione degli ambienti il più safe possibili, che condividano uno sguardo transfemminista e non giudicante. La stessa attenzione e postura critica viene posta quando vengono coinvolte realtà istituzionali per organizzare autoformazioni o ricevere formazioni.
“Le consultorie autogestite non forniscono semplicemente dei servizi o funzionano da ‘tappabuchi’ del sistema, ma sono delle vere e proprie esperienze di resistenza. – concludono lə attivistə – Sappiamo che i servizi pubblici si inseriscono in un sistema cis-etero-patriarcale e capitalista, che ci marginalizza, strumentalizza o guadagna sui nostri corpi ed esperienze. Il nostro lavoro parte dall’idea che sempre serviranno degli spazi dove potersi confrontare tra pari, senza il timore di essere giudicatə; dove poter mettere in critica anche il ‘miglior sistema’; e dove poter avanzare analisi che siano un immaginario transfemminista sempre in evoluzione.”