Nel 2024 “ci aspettavamo una progressiva diminuzione delle infestazioni. Cosa che, invece, non si è verificata a causa della siccità del 2022 e delle altissime temperature del 2023” ha dichiarato in una recente intervista Massimo Faccoli, docente di Zoologia presso l’Università di Padova.
Un costante peggioramento in Europa e sulle nostre Alpi
Lo scorso anno, nonostante le piogge primaverili, gli attacchi del bostrico si sono comunque manifestati agli stessi livelli, semplicemente risultavano ritardati. A fine 2023, secondo le stime, gli ettari danneggiati erano almeno 34mila e, se per il primo decennio del XXI secolo si è stimato un aumento dei danni in Europa pari a sei volte quelli provocati nel periodo 1971-1980, l’attesa per il periodo 2021-2030 è addirittura di un ulteriore aumento del 764%.
In Italia, le aree più colpite rimangono Lombardia orientale, Veneto, Trentino Alto Adige e Friuli Venezia Giulia.
A inizio maggio si è tenuto a Orbetilliach, nel Tirolo orientale, un incontro dedicato alle strategie transfrontaliere per la sicurezza delle foreste. Dai dati dei monitoraggi effettuati in Tirolo, Trentino e Alto Adige è emerso che nel 2023, in più di otto su dieci delle trappole posizionate (84%) le catture rivelavano ancora una situazione di forte epidemia.
Negli anni, solo in Trentino c’è stata una flessione dei livelli di popolazione (circa – 20% rispetto al 2022), mentre in Alto Adige e Tirolo i dati sono in aumento. Tuttavia, secondo il dirigente del servizio foreste della Provincia autonoma di Trento Giovanni Giovannini, “in Trentino si stimano complessivamente circa 40mila ettari danneggiati da Vaia e bostrico (10% della superficie forestale).
Preoccupa in particolare la riduzione di capacità protettiva contro la caduta sassi, oltre che contro gli scivolamenti nevosi, ma anche la capacità di regimazione delle acque e di controllo dell’erosione.”
Oltre all’enorme impatto visivo, ormai impossibile da non notare salendo in montagna dove le “macchie” di colore bruno tra il verde delle piante sane sono sempre più diffuse, sono quindi compromessi molti dei numerosi servizi ecosistemici forniti dai boschi con conseguenti ricadute a livello economico.
“È plausibile – prosegue Giovannini – nei prossimi decenni una riduzione della produttività delle foreste, fintanto che non vengano ricostituiti i boschi delle aree danneggiate.”
Necessario il rimboschimento con alberi “clima-intelligenti”
Il Trentino ha previsto un piano di rimboschimento che dia priorità alla rinnovazione naturale e sta sviluppando una rete dei boschi da seme provinciali, attraverso una caratterizzazione genetica per migliorare sia la qualità sia la quantità del materiale di propagazione.
Per il rimboschimento, infatti, sono necessarie piante con determinate caratteristiche. Nel vivaio forestale tirolese di Nikolsdorf in Austria, ad esempio, sono state coltivate mezzo milione di piante destinate anche al Trentino destinate alle aree danneggiate da Vaia.
Nell’ultimo incontro del progetto “Specie arboree clima-intelligenti per i boschi sul territorio Arge Alp”, i tecnici si sono interrogati sull’opportunità di aumentare la diversità delle specie in modo guidato e sulla loro adeguatezza rispetto al cambiamento climatico – nonché sull’utilizzo delle nuove tecnologie e dell’intelligenza artificiale a supporto della gestione dei boschi.
Lombardia: il fenomeno cresce anche fuori le zone di Vaia
Secondo il rapporto “Stato delle foreste in Lombardia nel 2022” recentemente rilasciato dall’Ente regionale per i servizi all’agricoltura e alle foreste (Ersaf), anche in questa Regione l’epidemia è peggiorata. Si tratta della terza area più colpita e il bostrico ha colpito anche aree solo marginalmente interessate da Vaia nel 2018.
Tra il 2022 e il 2023 le potenziali aree infestate hanno visto un aumento del 62%, con particolare incidenza in Valle Camonica, Lario Intelvese e Alta Valtellina. C’è inoltre una maggiore espansione nei boschi monospecifici, con un incremento del 21% dei nuovi focolai rispetto al 2022.
Le quote più colpite sono le più basse, tra i 900 e i 1.500 metri, e qui la permanenza dell’abete rosso in purezza è considerata ormai compromessa. Inoltre, anche qui la situazione climatica del 2022 ha provocato un grave stress alle piante, con conseguenze che si protraggono ancora oggi.
I tecnici regionali sottolineano anche qui come, nonostante l’enorme impatto di Vaia, sia il cambiamento climatico il maggiore alleato del bostrico. Se pure le trappole di feromoni sono efficaci per il monitoraggio e le sostanze chimiche collocate in aree ristrette sono utili a contenere il fenomeno, tuttavia gli abeti rossi hanno bisogno soprattutto di pioggia e inverni freddi.
Fare previsioni certe sull’evoluzione del fenomeno e sulla possibile fine dell’epidemia rimane difficile. Tuttavia restano comunque centrali i monitoraggi sul territorio, l’attività di ripristino della copertura delle aree colpite e quella di pianificazione forestale a lungo termine nelle zone popolate dall’abete rosso.