Mamma orsa uccisa in Trentino: il bilancio del veterinario locale che conosce tutta la storia e il territorio Alessandro De Guelmi: l’abbattimento di un esemplare è un fallimento della politica e della società civile

Mamma orsa uccisa in Trentino: il bilancio del veterinario locale che conosce tutta la storia e il territorio

Alessandro De Guelmi: l’abbattimento di un esemplare è un fallimento della politica e della società civile

“L’abbattimento di un animale protetto quale l’orso non può che segnare il fallimento della politica, ma in generale anche l’incapacità della società civile di confrontarsi in modo aperto e costruttivo su temi divisivi. Paradossale che il maggior responsabile politico di questa cattiva gestione degli orsi in Trentino si erga adesso, attraverso proclami inattuabili e l’emanazione di ordinanze, a paladino della sicurezza delle persone, dimenticando le sue gravi responsabilità in merito alle carenze in termini di ricerca, monitoraggio, conoscenze, informazione, comunicazione e prevenzione in generale.” Sono le parole di Alessandro De Guelmi, ex veterinario che è stato responsabile del benessere e dell’anestesia degli orsi durante le fasi di cattura in Trentino.

In una recente intervista, De Guelmi ha commentato l’uccisione della Kj, madre di tre cuccioli, che definisce “il triste e tragico epilogo di una storia annunciata” a causa soprattutto della mancanza di investimenti per una conoscenza completa e aggiornata della popolazione degli orsi nella Regione.

Immagine che contiene aria aperta, mammifero, erba, Animale terrestre

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(©pixabay)

Nonostante l’orso, come d’altra parte il lupo, sia una specie particolarmente protetta a livello comunitario, territori come il Trentino Alto Adige non hanno saputo gestire in maniera equilibrata e in una prospettiva a lungo termine la presenza dei plantigradi, tornati a popolare queste aree grazie alla loro reintroduzione, cercata e voluta per promuovere il turismo, tramite il progetto Life Ursus. 

Gravi ritardi nella prevenzione e sono le azioni umane a rendere gli orsi confidenti

“C’è un ventennale ritardo – afferma – nella sostituzione dei bidoni dei nostri rifiuti organici che per anni hanno attirato e continuano ad attirare gli orsi nei centri abitati. Allo stesso modo la pratica, ancora consentita, del foraggiamento artificiale degli ungulati a scopo venatorio continua a condizionare i plantigradi all’uomo rendendoli confidenti, problematici e pericolosi per la sicurezza delle persone e per se stessi.” 

C’è dunque ancora molto da fare in termini di prevenzione. Lo stesso Piano di azione interregionale per la conservazione dell’orso bruno nelle Alpi centro-orientali (PACOBACE) è definito come “l’unico regolamento, vecchio di venticinque anni: elaborato da tecnici capaci, è ormai superato. Non siamo stati in grado di modificarlo seguendo il naturale incremento numerico della popolazione degli orsi e il loro spostamento sul territorio. Non possiamo certo pensare di modificarlo in questo momento di ansia e psicosi collettive, in cui la riflessione e i pareri tecnici sono sempre meno considerati.”

Come ribadito più volte dagli esperti, le azioni per una corretta ed equilibrata gestione della convivenza con gli animali selvatici, in particolare i grandi carnivori, deve partire da maggiori investimenti nella ricerca e nella conoscenza delle specie e della loro presenza sul territorio. In parallelo, la politica deve intervenire con azioni di prevenzione e, soprattutto, con una corretta comunicazione nei confronti della popolazione e dei turisti, a partire dalla consapevolezza che sono le azioni umane le principali responsabili degli episodi di cronaca – i quali, tuttavia, rimangono minoritari rispetto alla popolazione totale degli orsi. Ma, purtroppo, sufficienti a creare allarmismi infondati.

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