Negli ultimi anni, “sono rimaste le ‘pietre’, l’urbs, ma la civitas è scomparsa”: con questa affermazione Tomaso Montanari, storico dell’arte e saggista, sintetizza l’effetto combinato delle trasformazioni che hanno stravolto le nostre città a causa della globalizzazione e dell’iper-turistizzazione che essa porta con sé.
A questa profonda trasformazione dei centri storici il progetto “Pietre senza popolo” dell’Università di Ferrara ha dedicato cinque incontri articolati come casi studio di altrettante città italiane.
Milano, Venezia, Napoli, Roma e Firenze hanno subito negli ultimi decenni forti processi di turisticizzazione e gentrification (il rinnovo di quartieri degradati attraverso la sostituzione della popolazione esistente con una di livello socio-economico superiore), spingendo gli abitanti delle classi più povere a trovare un altro posto dove abitare.
La globalizzazione cambia il volto delle città
Il processo di globalizzazione è lo sviluppo di un’economia globale sempre più integrata e contraddistinta da connettività e interdipendenza delle aziende e dei mercati del Mondo. Questo processo ha avuto come conseguenze l’aumento della povertà urbana, il processo di gentrification e la segregazione sociale dei ceti più poveri, che si ritrovano ad esempio nei ghetti, e dei ceti più ricchi, per cui sarebbe meglio parlare di “autosegregazione” nelle gated community.
Al giorno d’oggi, nel centro della città trovano posto le attività di servizio più pregiate, mentre le funzioni commerciali e industriali si spostano al di fuori di essa. È dunque in atto una trasformazione: i centri storici, che dominavano la vita economica di un’intera regione, oggi ospitano forti fenomeni di gentrification, spingendo gli abitanti a trasferirsi verso le periferie delle città.
In un quartiere povero e poco appetibile, i proprietari richiedono affitti abbordabili per le famiglie a basso reddito. Se il quartiere subisse un processo di gentrification, che portasse all’aumento di abitanti benestanti e al conseguente aumento degli affitti, chi ha un basso reddito non riuscirebbe a supportare quel tenore di vita e sarebbe nuovamente costretto a trasferirsi altrove.
Inoltre, in concomitanza con questi avvenimenti potrebbe sorgere un altro problema: quello dell’alto costo degli spostamenti verso quartieri lontani; gli effetti derivanti sono l’aumento degli affitti per chi abita vicino al quartiere centrale degli affari e situazioni ad alta densità, come i casi in cui si abita in appartamenti condivisi con un’altra famiglia, o si usufruisce di un programma di sussidio in locazione.
Gentrification: riqualificazione urbana a danno dei gruppi sociali svantaggiati
I primi casi di questi processi si sono verificati a Londra e in Nord America.
Nel primo caso ci troviamo agli inizi degli anni Duemila, quando gli uffici dei settori bancari, delle consulenze, dei legali e del marketing prendono il posto delle fabbriche. Le zone, dunque, vengono riqualificate e riempite di uffici e, come effetto della riqualificazione, vi è una maggiore richiesta di abitazioni vicino ai posti di lavoro. Di conseguenza gli edifici degradati in affitto e le case popolari della città interna vengono distrutti per costruire delle case di proprietà.
Ciò porta poi a un’altro esito: l’aumento dei prezzi dei quartieri interni alla città. Londra vede i nuovi gruppi facoltosi stabilirsi al suo interno, i quali lasciano un segno nel mercato immobiliare e mostrano però uno scarso interesse nell’impegno civico e nella coesione a livello di quartiere.
Nel Nord America l’economia postindustriale ha peggiorato la condizione dei poveri della città e dei lavoratori meno qualificati. La terziarizzazione dell’economia determina infatti la cosiddetta “skills mismatch“, ovvero la mancata corrispondenza delle abilità tendendo a escludere, di conseguenza, chi non ha una qualifica sufficiente.
Oggi, ad esempio, viene richiesta una maggiore padronanza dei processi informatici, che i meno abbienti non riescono ad avere a causa di minori possibilità formative finendo, quindi, all’interno del gruppo di disoccupati dipendenti dal welfare.
Per restare al solo contesto newyorkese, i quartieri di Brooklyn e Manhattan registrano un forte aumento di giovani adulti e bambini bianchi, soprattutto nei quartieri in cui si sono avuti processi di gentrification. Il Census Bureau degli Stati Uniti, il cui compito è condurre il censimento della popolazione ogni dieci anni, ha rilevato che nel 2009, a New York, un abitante su cinque viveva in povertà. Vi sono ancora oggi fortissime differenze economiche: il Bronx è il territorio più povero, mentre a Manhattan vi sono i tre distretti a reddito più alto in assoluto . (1_Continua)