Il bacino di decantazione della miniera di rame e oro di Guelb Moghrein, Akjoujt, Mauritania ha un diametro di 1,4 km. Qui vengono convogliati fanghi e acque contaminati dai processi estrattivi per permettere la separazione dei residui solidi. Dal 2004 le attività della miniera hanno prodotto circa 40 milioni di tonnellate di sterili minerari, ovvero materiali di scarto.
I consumi globali di acqua più grandi per l’estrazione di metalli nel 2018 sono stati relativi al ferro (1382,3 milioni di m3), al rame (859,4 milioni di m3) e all’oro (712,8 milioni di m3). Sebbene questi numeri a livello globale siano inferiori al consumo di acqua per altre attività, l’impatto a livello locale può essere notevole, ora che la domanda di metalli critici necessari per la transizione energetica (come il rame) aumenta. Il World Resources Institute ha stimato che il 16% delle riserve terrestri di minerali critici si trova in luoghi che già hanno un livello di stress idrico alto o estremamente alto, e tale percentuale raggiungerà il 20% nel 2050.
Un ulteriore 8% delle riserve si trova in zone classificate come aride e a basso consumo di acqua (come è Akjoujt in Mauritania), che però potrebbero diventare a stress idrico alto proprio a causa dell’incremento dell’estrazione dei metalli.
A essere interessati dalla potenziale contaminazione degli scarti delle attività di estrazione dei metalli presenti e passate sono 164.400 km2 di pianure alluvionali, 479.200 km di fiumi, 23,48 milioni di persone, 5,72 milioni di capi di bestiame e 65.600 km2 di terreni irrigati.