Le piattaforme di ghiaccio che costeggiano l’Antartide sostengono il flusso di ghiaccio dall’entroterra contribuendo a limitare l’innalzamento del livello del mare. Esse sono agganciate alla costa tramite “punti di ancoraggio”, che costituiscono un indicatore dello spessore delle piattaforme stesse.
Negli ultimi tre anni l’assottigliamento delle piattaforme ha subito un’accelerazione, rischiando di compromettere l’effetto protettivo delle barriere all’innalzamento del livello del mare. Quest’ultimo rappresenta uno dei maggiori impatti a lungo termine della crisi climatica e potrebbe portare a un ridisegnamento nei prossimi secoli della mappa del Mondo, con entità di innalzamento delle acque molto più elevata di quella prevista.
Le registrazioni del cambiamento di spessore lungo le linee dei circa 600 punti di ancoraggio tracciati dai ricercatori, hanno mostrato, utilizzando l’altimetria satellitare, un assottigliamento in atto dal 1992 nell’Antartide Occidentale e nell’Antartide Orientale lungo la costa della Terra di Wilkes. Il fenomeno è dovuto alle calde correnti oceaniche che stanno indebolendo il sostegno delle piattaforme.
I dati satellitari sono disponibili solo da trent’anni e per fare previsioni più accurate bisognerebbe disporre di serie temporali più lunghe. Tuttavia, utilizzando i modelli a ritroso, Bertie W. J. Miles e Robert J. Bingham nello studio Progressive unanchoring of Antarctic ice shelves since 1973 di febbraio 2024, hanno stimato una riduzione dei punti di ancoraggio del 15% dal 1973 al 1989, del 25% dal 1989 al 2000 e del 37% dal 2000 al 2022.
Confrontando le foto seguenti del ghiacciaio Pine Island nell’insenatura del Mare di Amundsen, la prima del 1973 e la seconda del 2001, si nota che le increspature ben visibili nella prima appaiono levigate nella seconda, per cui la piattaforma è diventata più sottile e sensibile.
In particolare, i risultati dello studio hanno mostrato che le piattaforme di ghiaccio del ghiacciaio Pine Island si stavano assottigliando decenni prima delle osservazioni satellitari, confermando che i processi di perdita di massa dell’Antartide Occidentale sono in corso da almeno cinquant’anni.
Attualmente il ghiacciaio Pine Island è quasi completamente svincolato dalla piattaforma e la sua capacità di sostenere il ghiaccio è al minimo, cioè ha ridotto notevolmente la sua resilienza.
Un modello realistico del tipping point antartico
Le osservazioni mostrano anche che gli attuali modelli di previsione riguardanti il ritiro delle calotte sono poco sensibili ai cambiamenti climatici e sottostimano le recenti perdite di ghiaccio, essendo basati principalmente sulle ricostruzioni paleoclimatiche.
Secondo un successivo studio di maggio 2024 condotto da Alexander T. Bradley e Ian J. Hewitt, Tipping point in ice-sheet grounding-zone melting due to ocean water intrusion, l’aumento delle temperature dell’oceano consente all’acqua calda di penetrare facilmente sotto la calotta glaciale in un processo di scioglimento incontrollato e irreversibile, cioè un tipping point.
Inoltre, il raggiungimento di questo punto critico potrebbe non essere rilevato con gli indicatori di allerta precoce. Il modello sviluppato nello studio consente di stimare qual è il feedback positivo, ovvero il fattore di amplificazione indotto dall’intrusione dell’acqua nelle cavità delle piattaforme, e come si modificano i punti di ancoraggio.
Man mano che la zona di messa a terra si allarga in risposta allo scioglimento, si innalzano sia la temperatura sia la velocità del flusso e conseguentemente aumenta lo scioglimento del ghiaccio.
L’acqua dolce dovuta allo scioglimento, avendo una densità inferiore, sale e incontra l’acqua oceanica calda riscaldandosi a sua volta. Inoltre la distanza a cui l’acqua relativamente calda può penetrare dipende dalla pendenza della base del ghiaccio e può diventare infinita se la pendenza è ripida, modificando la geometria dei punti di ancoraggio a terra con la creazione di nuove zone di intrusione. Nel frattempo, nello scorso maggio, dalla piattaforma antartica Brunt Ice Shelf si è staccato un grande cuneo di ghiaccio denominato A-83, l’ultimo di tre iceberg di notevole importanza, dopo A-81 e A-74, staccatisi rispettivamente nel 2023 e nel 2021. Sebbene la rottura degli iceberg che avviene ai limiti delle calotte glaciali sia un processo naturale dovuto allo scorrimento del ghiaccio dalla terraferma verso il mare, questa serie di ghiacciai dall’inizio del 2021 ha ridotto l’area della piattaforma, rendendola più vulnerabile ad eventi estremi e più incline a formare fratture e a staccarsi.