I senza fissa dimora avranno finalmente un medico di base. La Camera approva all’unanimità dopo un lungo percorso parlamentare Sperimentazione di due anni in quattordici città

I senza fissa dimora avranno finalmente un medico di base. La Camera approva all’unanimità dopo un lungo percorso parlamentare

Sperimentazione di due anni in quattordici città

Dopo quattordici anni di iter parlamentare e diverse legislature, la proposta di legge per l’assistenza sanitaria alle persone senza fissa dimora, primo firmatario il deputato del partito democratico Marco Furfaro, ha avuto l’approvazione all’unanimità alla Camera. 

La proposta prevede l’avvio di una sperimentazione, per gli anni 2025 e 2026 in quattordici città metropolitane (Bari, Bologna, Cagliari, Catania, Firenze, Genova, Messina, Milano, Napoli, Palermo, Reggio Calabria, Roma, Torino e Venezia) con uno stanziamento complessivo di 2 milioni di euro. Le persone senza fissa dimora potranno iscriversi nei registri delle Asl con l’aiuto delle associazioni. I proponenti contano di coprire oltre il 60% delle persone senza dimora presenti nel nostro Paese, stimate fra le 50 mila le 60 mila.

(©pixabay)

Nel nostro Paese, la gestione della situazione dei senza tetto manca di riforme strutturali, nonostante i fondi previsti dal Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr). La questione sanitaria, in particolare, richiede interventi mirati per garantire a queste persone il diritto alla salute e questa prima approvazione sembra andare nella direzione auspicata.

A fare da apripista alla norma nazionale la legge della Regione Emilia-Romagna 10/2021 che ha garantito per la prima volta nel nostro Paese il diritto alla salute delle persone senza fissa dimora, su iniziativa di Antonio Mumulo, presidente dell’associazione Avvocato di strada, che da oltre vent’anni opera per i loro diritti 
Mumolo e l’associazione  hanno iniziato da oltre dieci anni la battaglia per il riconoscimento su tutto il territorio nazionale del diritto alla salute anche per le persone prive di residenza. Ora resta l’ultimo passo: l’approvazione del Senato; in caso di esito positivo, potremmo dire ancora una volta che non esistono cause perse.

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