Sul problema della transizione energetica è in atto un’interessante convergenza fra esperti e opinione pubblica. È un fenomeno che vale la pena osservare con attenzione perché, in passato, spesso le opinioni degli scienziati e dei ricercatori erano lontane da quelle dei cittadini che venivano accusati di sostenere posizioni non fondate sulla realtà dei dati.
La transizione green secondo gli ingegneri de La Sapienza
In un recente rapporto dell’Osservatorio delle Imprese dell’Università La Sapienza, un gruppo di diciotto esperti della facoltà di ingegneria, coordinati da Riccardo Gallo, sostiene l’urgenza di decarbonizzare l’economia. In particolare, per quanto riguarda il settore dell’automobile, l’«eliminazione dei motori endotermici al 2035», pur affermando che i veicoli elettrici «non sono ancora competitivi per costi, bassa autonomia e lunghi tempi di ricarica». Analoga posizione – e richiamo all’urgenza di intervenire- era già stata espressa da Stefano Piva, docente di Fonti energetiche rinnovabili presso l’Università di Ferrara.
Lo stesso vale per l’efficienza energetica degli edifici. Su questo fronte il rapporto suggerisce di puntare sullo sviluppo delle Comunità energetiche rinnovabili. È una prospettiva di fondamentale importanza, in grado di andare ben oltre l’autoconsumo di ristretti gruppi di ambientalisti innovativi e di superare tecnicamente il problema di discontinuità delle rinnovabili, come ha mostrato Matteo Zulianello, ricercatore di Ricerca sistema energetico (Rse)
Fra le altre misure proposte, tutte in termini di rapida sostituzione delle fonti energetiche fossili, il rapporto punta sull’eliminazione dell’uso delle caldaie a gas nei nuovi edifici al 2025, in accordo con quanto affermano gli scienziati europei dell’European Academies Science Advisory Council (EASAC) nel nuovo rapporto sul futuro del gas.
Cresce la richiesta degl italiani di sostituire le fonti fossili con quelle rinnovabili
E i cittadini cosa ne pensano? visto che, fra l’altro, il passaggio a fonti energetiche non fossili è oneroso sia in termini di impegno sia economico. Ebbene, secondo la rilevazione annuale di Observa, riportata nell’ultimo Annuario Scienza, Tecnologia e Società, “l’orientamento più diffuso della popolazione è che si debba investire nelle fonti rinnovabili. Nel 2022 questa ‘spinta green‘ è condivisa da oltre due italiani su tre (68,5%)”.
A rimarcare la chiarezza della scelta è anche il fatto che, nonostante il conflitto fra Russia e Ucraina abbia messo in evidenza la dipendenza del nostro Paese dal gas e petrolio provenienti dall’estero, solo il 12,4% ritiene che bisognerebbe intensificare l’estrazione di combustibili fossili dal territorio italiano.
In ritardo rispetto agli obiettivi
Il rapporto de La sapienza era patrocinato dal Ministero dell’Ambiente, ma proprio dal lavoro degli esperti si evince, per ognuno dei temi, quanto le azioni dell’esecutivo siano lontane, in ritardo e a volte contraddittorie rispetto agli obiettivi indicati nel rapporto.
Per quanto riguarda il settore auto, lo scorso marzo l’Italia si è schierata a fianco di Romania e Bulgaria astenendosi nel voto sul regolamento dell’Ue per azzerare le emissioni di CO2 al 2035 dei veicoli di nuova immatricolazione.
Rispetto alle comunità energetiche, il decreto nazionale per i relativi incentivi, annunciato a febbraio con un anno di ritardo, ancora non è stato pubblicato.
Mentre sulla direttiva per l’efficienza energetica nell’edilizia (Epbd), che un mese fa ha ottenuto il via libera dell’Europarlamento, l’Italia si è dichiarata contraria perché ritiene che gli obiettivi non siano raggiungibili.
Sicuramente vale la pena tener viva l’attenzione e documentare questo profondo scollamento fra la posizione concorde della scienza e dei cittadini e le azioni istituzionali.