“Inizialmente si pensava che pioggia e temperature più basse registrate in primavera avrebbero diminuito il livello di attacco del bostrico: in realtà si trattava semplicemente di un ritardo nella manifestazione del sintomo. Di fatto, quello che lo scorso anno vedevamo a giugno, cioè il sintomo provocato dall’attacco degli insetti che hanno svernato quest’anno lo stiamo vedendo adesso” afferma Valerio Finozzi, ispettore fitosanitario presso la Regione Veneto a un anno di distanza dal nostro primo monitoraggio sugli effetti dell’insetto che sta divorando i boschi di abete rosso.
Sintomi ritardati, ma dobbiamo fare i conti con clima ed eventi estremi
“Se la manifestazione visiva è solo ritardata – dichiara Finozzi ad Agenda 17 – in realtà l’attacco è agli stessi livelli, almeno stando all’andamento delle catture nelle trappole. Anzi, a causa della terza ondata di caldo c’è addirittura un picco di catture in agosto, il che è strano perché solitamente a fine luglio-inizio agosto tutti gli insetti della prima generazione sono già penetrati nelle piante per dare avvio alla seconda.
Non credo invece che avremo la terza generazione, anche se i dati ad oggi sono ancora incompleti; quest’anno infatti abbiamo più che altro più generazioni sorelle di seconda generazione, oltre ad avere già un volo di insetti quasi maturi che vanno a cercarsi dei ripari invernali.
Questi cambiamenti (la manifestazione del sintomo, il volo degli insetti e il verificarsi di nuovi attacchi) sono la conferma che dietro alle caratteristiche biologiche del bostrico c’è altro, in particolare il cambiamento climatico e il fatto che l’abete rosso diventerà sempre meno adatto a colonizzare le nostre montagne.
Ad oggi dobbiamo fare i conti con Vaia, che ha dato l’avvio all’emergenza, ma anche con gli schianti da neve, che continuano l’opera, il caldo e la siccità, gli inverni miti, per cui l’insetto resiste meglio, ed eventi come la mini Vaia del 18 luglio: è tutta benzina che contribuisce, o potrebbe contribuire, alla proliferazione ulteriore del bostrico.”
Al tavolo tecnico anche la riprogrammazione dei boschi
Quali sono dunque le prospettive di intervento? “È auspicabile – afferma Finozzi – il potenziamento e la ripresa della vivaistica forestale, che dovrebbe fornire il materiale per una mescolanza di specie più eterogenea e contribuire a favorire il rimboschimento delle superfici colpite laddove è possibile.
Inoltre va avanti il tavolo nazionale tecnico scientifico, nato due anni fa, e stiamo attendendo che siano impegnati i soldi della legge di stabilità 234/2021 con la quale erano stati messi a disposizione 3milioni di euro per le Regioni e le Province coinvolte. Il tavolo è poi stato allargato ai colleghi della parte selvicolturale proprio perché, al di là dell’emergenza fitosanitaria in atto, bisogna pensare a riprogrammare il bosco con un’ottica diversa rispetto a quella usata fino ad oggi.”