Tra i temi affrontati durante la terza edizione della Convention delle Donne protagoniste in sanità c’è anche un tema centrale per la salute pubblica, ma che rimane poco visibile: le malattie croniche non trasmissibili (Mcnt), che sono, in Italia e nel Mondo, fra le principali cause di morte e disabilità.
Esse rappresentano un’enorme spesa, stimata dall’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) in 30mila miliardi di dollari per i quattro principali gruppi di Mcnt (malattie cardiovascolari, cancro, malattie respiratorie, diabete) tra il 2011 e il 2030.
Obesità e sovrappeso, inoltre, che nella Regione europea dell’Oms interessano il 59% degli adulti e quasi un terzo dei bambini, aumentano il rischio di molte malattie non trasmissibili.
Si è anche osservato che le persone con obesità e Mcnt hanno un aumentato rischio di complicanze e mortalità nel caso di infezione da SARS-CoV-2.
Secondo il “Noncommunicable Diseases Data Portal” dell’Oms, che riunisce tutti i dati riferiti a 194 Paesi, malattie cardiovascolari, diabete, cancro, malattie respiratorie croniche e disturbi di salute mentale, sono responsabili del 91% delle morti in Italia, così come nella Regione europea dell’Oms.
Si tratta di malattie che possono essere prevenute agendo sui fattori di rischio responsabili della loro insorgenza: tabagismo, alimentazione scorretta, inattività fisica, consumo dannoso di alcol, insieme alle caratteristiche dell’ambiente e del contesto sociale, economico e culturale ne rappresentano i principali fattori di rischio modificabili.
Approccio strategico complesso alla cronicità in un Paese che invecchia
Il 1° gennaio 2023 gli ultrasessantacinquenni ammontano a 14 milioni 177 mila individui, pari al 24,1% della popolazione totale. Si rileva altresì un incremento degli ultraottantenni, che raggiungono 4 milioni 529 mila, pari al 7,7% della popolazione totale (Istat 2023).
Per un’azione preventiva efficace in grado di rispondere ai bisogni dei diversi gruppi di popolazione, in particolare di quelli vulnerabili, il Piano nazionale della prevenzione (Pnp) 2020-2025 adotta l’approccio strategico della salute in tutte le politiche che coinvolge i diversi livelli di governo, nazionale o locale, e ampi settori della società civile, combinando tra interventi intersettoriali rivolti alla collettività e interventi rivolti all’individuo.
Le azioni per setting e life course promosse dal Pnp contribuiscono al superamento dell’assistenza primaria basata solo su medici di medicina generale e pediatri di libera scelta, in favore di forme aggregate e integrate che consentano una risposta multidisciplinare e multifattoriale ai bisogni di salute dei cittadini. Essenziale anche il collegamento con il Piano nazionale della cronicità (Pnc), per individuare le condizioni di rischio per le Mcnt e la presa in carico dei soggetti interessati.
Diseguaglianze di genere e territoriali incidono sulle morti prevenibili
La Relazione sullo Stato sanitario del Paese 2017-2021 ha evidenziato che nel 2019 sono decedute 96.400 persone, pari al 63% di tutti i decessi sotto i settantacinque anni di età, per cause evitabili comprensive di mortalità prevenibile, con efficaci interventi di prevenzione primaria e di salute pubblica, e di quella trattabile, con un’assistenza sanitaria tempestiva ed efficace in termini di prevenzione secondaria e di trattamenti sanitari adeguati (tasso di mortalità =6,4/ 10.000 abitanti).
Pur fornendo un dato complessivo fra i più bassi d’Europa, i dati della mortalità evitabile evidenziano la persistenza negli anni di disuguaglianze di genere e regionali, con il Mezzogiorno in netto svantaggio rispetto al Centro-Nord.
Tale quadro suggerisce l’utilità di un potenziamento degli interventi mirati a specifici gruppi di popolazione, volti alla promozione di stili di vita più salutari oltre a campagne di screening per la diagnosi precoce di patologie trattabili e interventi per migliorare offerta e qualità dei servizi sanitari di prevenzione oltre che di diagnosi e cura.
Cominciare subito a partire dal territorio
La prevenzione costituisce lo strumento maggiormente efficace per promuovere sani stili di vita e contrastare le patologie, riducendo morbilità e mortalità, migliorando la qualità della vita e riducendo i costi sanitari. Ne consegue l’urgenza di intervenire a partire dal territorio e dalle Case della comunità (Cdc) per lo sviluppo dell’assistenza territoriale nel Servizio sanitario nazionale (Ssn).
Le Cdc, quale modello organizzativo dell’assistenza socio-sanitaria di prossimità e per interventi di promozione della salute, prevedono interventi integrati e multidisciplinari con i professionisti dell’area della prevenzione che dovranno interagire con le Cdc, con interventi di breve periodo e alto impatto, concorrendo al potenziamento della prevenzione. La Community per il 2023 ha dedicato al tema tre tavoli di lavoro per lo sviluppo delle reti territoriali in grado di farsi carico della cronicità: la rete delle malattie croniche, la rete oncologica e l’oncologia territoriale, la rete delle cure palliative impegnati a presentare proposte di lavoro che tengano conto dei cambiamenti in corso relativamente all’organizzazione e alle risorse disponibili.
Ma di cosa si deve morire quando si è raggiunta o superata una certa età? Ovvio che le cause principali siano le MNTrasmissibili. Il problema principale è la qualità della vita, non la vita a tutti i costi, come sta avvenendo ora, con enorme spreco di risorse , di sofferenze di famiglie e di pazienti. Prevenzione si certo, ma educazione e rispetto della vita. Bravi comunque, Ferrara University! Ciao
Certo l’età rappresenta un fattore di rischio non modificabile per contrarre MNTrasmissibili ma è altrettanto noto che vi sono vari fattori di rischio modificabili ( alimentazione, attività fisica e sedentarietà, eccesso ponderale, tabagismo , abuso di alcool…) per contrastare tali patologie e le loro conseguenze invalidanti.
E’ proprio per migliorare la qualità della vita in una popolazione che invecchia che diventa essenziale investire in prevenzione favorendo stili di vita e contesti che rendano più facili le scelte salutari (Piano Nazionale Prevenzione 2020-25).
Questo anche per ridurre gli anni di vita vissuti in cattiva salute motivo di sofferenza per i diretti interessati, le famiglie e di un carico crescente in ambito socio sanitario.
Dal 2014 al 2019 si è assistito ad una riduzione della percentuale delle persone sopra i 75 anni con multimorbosità in particolare nel genere femminile indicando un miglioramento della qualità della vita grazie alla prevenzione intesa in tutte le sue accezioni primaria , secondaria ( screening) e terziaria (Istat 2021).
Purtroppo la pandemia di Covid19 ha comportato una compromissione delle reti territoriali della cronicità costruite precedentemente , da qui l’urgenza di aggiornare e dare piena attuazione al Piano nazionale cronicità di cui il Paese è dotato dal 2016, la cui realizzazione, già variabile tra le Regioni prima della pandemia di Covid19, è stata da questa fortemente rallentata come denuncia anche il XX Rapporto di Cittadinanzattiva sulle politiche della cronicità .