Con 336 voti a favore, 300 contrari e 13 astensioni, il Parlamento ha adottato la sua versione negoziale della legge. Il testo definitivo verrà in autunno, quando Parlamento, Consiglio e Commissione si riuniranno nel Trilogo. È stata una vittoria sofferta per una legge fondamentale, giocata sul filo di pochi voti, vittoria a cui ha contribuito anche un drappello di rappresentanti del Ppe che non ha seguito le decisioni del gruppo parlamentare che intendeva affossare la legge (e anche questa è una buona notizia: la coscienza del bene comune supera gli interessi degli schieramenti).
“L’Europarlamento ha dovuto superare un’opposizione anacronistica e scorretta – ha dichiarato in merito il direttore di Lipu – BirdLife Italia – una parte della politica e di alcune lobby contrarie ad ogni vera agenda ambientale, che ha usato argomenti fasulli e talvolta linguaggi inopportuni per fermare la legge.”
La legge, se adottata, renderà giuridicamente vincolante in tutti gli Stati membri il contrasto alla perdita di biodiversità, il ripristino degli habitat naturali e la lotta al cambiamento climatico, andando a completare una parte importante degli obiettivi del Green Deal europeo e della Strategia biodiversità.
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Nel testo della Restoration uscito dal Parlamento, è stato eliminato un articolo sul ripristino di terreni agricoli e torbiere. Questo tipo di interventi potrebbe aumentare la capacità dell’Europa di sequestrare il carbonio e limitare l’impatto dell’agricoltura intensiva, tra le più importanti cause della perdita di biodiversità.
Trattandosi di un regolamento, verranno introdotti target precisi al 2030 e al 2050. Ora lo sguardo è rivolto al Trilogo; qui infatti alcuni dei temi esclusi potrebbero essere recuperati. “L’approvazione della legge – commenta Antonio Nicoletti, responsabile nazionale aree protette e biodiversità di Legambiente – è una buona notizia perché conferma la strategia del Green Deal europeo, ma per il nostro Paese apre una riflessione perché il Governo Meloni deve ripensare la propria posizione in vista dei negoziati del Consiglio con il Parlamento per l’adozione finale della legge. L’Italia sulle politiche europee non può continuare a posizionarsi dalla parte sbagliata della storia e sostenere strategie contrarie alla tutela dell’ambiente e del Pianeta.” Il Ministro Gilberto Pichetto Fratin, era stato tra i cinque ministri contrari alla legge.