La transizione energetica è il tema su cui Agenda 17 declina gran parte dell’ Obiettivo 7: Energia pulita e accessibile. Gli aspetti tecnici e scientifici si intrecciano con quelli economici e ambientali e chiamano in causa i limiti dei modelli di produzione e di consumo.
Il “mix energetico” deciso dall’Unione europea, entro il quale si deve muovere la transizione negli Stati membri, prevede il gas naturale; ma dalla guerra in Ucraina alla decisione di installare i rigassificatori questa decisione è diventata ancor più controversa.
Su questi temi, pubblichiamo l’opinione inviata ad Agenda17 da Corrado Oddi, che ci porta il punto di vista dell’organizzazione ambientalista Rete giustizia climatica.
Mentre la Germania, in questi giorni, annuncia l’uscita definitiva dal nucleare e l’obiettivo di arrivare a coprire i consumi elettrici nel 2030 con l’80% da fonti rinnovabili, il Governo italiano contrasta le direttive europee sull’efficientamento energetico degli edifici e sulla cessazione della vendita di autoveicoli con motore endotermico entro il 2035 e si candida a diventare “hub del gas” per tutta l’Europa. Un vistoso passo indietro rispetto all’obiettivo della transizione verso le fonti rinnovabili e anche per quanto riguarda l’autonomia energetica, che solo il ricorso all’energia pulita può realizzare, visto che i semplici cambi di fornitori (dalla Russia all’Algeria e ad altri Paesi) non fanno altro che confermare la nostra dipendenza energetica dall’estero.
C’è persino di più: il tentativo di dipingere la transizione ecologica come “un bagno di sangue” e “un lusso solo per i ricchi”, il non prendere in considerazione la scelta necessaria di incentivarla anche dal punto di vista economico, a partire dal sostegno ai ceti a reddito medio-basso, sembrano orientati anche dall’idea di costruire un blocco sociale e popolare contrario alla scelta di costruire un nuovo modello di produzione e consumo energetico. In questo quadro si inserisce perfettamente il ricorso alla messa in funzione di nuovi rigassificatori, a partire da Piombino e Ravenna.
Nel 2022 abbiamo esportato tanto gas quanto ne importeremo con il rigassificatore di Piombino
Si è voluto giustificare tale scelta con l’emergenza della crisi energetica e far fronte al rischio di dover razionare il riscaldamento già nello scorso inverno. Ora, al di là del fatto che quest’impianti andranno a regime in tempi che non sono certamente in grado di misurarsi con questa presunta logica emergenziale, si è volutamente occultato che le esportazioni di gas da parte dell’ENI nel 2022 sono ammontate a circa 4,5 miliardi di metri cubi di gas, il triplo rispetto al 2021 e addirittura 11,5 volte in più del 2005. Tanto per dare un riferimento a questa enorme contraddizione, basta pensare che il rigassificatore di Piombino a regime produrrà 5 miliardi di metri cubi, grosso modo l’equivalente delle nostre esportazioni di oggi.
Nel 2022 ENI ha realizzato utili per 20,4 miliardi di €, il doppio rispetto al 2021, il risultato più alto di sempre dovuto all’ “eccellente andamento” dei settori dell’esplorazione e produzione di idrocarburi e della vendita di gas. Che si tramuterà in gran parte i lauti dividendi per gli azionisti (30% allo Stato e 70% ai privati). Insomma, siamo in presenza di uno scenario drammatico, che ignora volutamente la necessità della transizione ecologica ed energetica e ci riporta a decenni indietro.
Uno scenario che non sembra essere contrastato con sufficiente determinazione anche da chi – vedi la Regione Emilia- Romagna- ha proclamato, con il Patto per il lavoro e il clima della fine del 2020, l’intenzione di raggiungere obiettivi ambiziosi in direzione della transizione ecologica, a partire dal del passaggio al 100% di energia rinnovabile entro il 2035. Che, invece, risulta essere fortemente in ritardo in questo percorso, mentre accetta il nuovo rigassificatore a Ravenna e sostiene l’emendamento perché la “Motor Valley emiliana” possa vedere prolungata la deroga alle regole Ue sugli standard di emissione della CO2 di cui già oggi beneficiano i produttori di nicchia.
L’impegno di soggetti e movimenti contro l’emergenza climatica
Occorre, invece, un deciso salto di qualità per contrastare le politiche regressive che si profilano e mettere in campo un’idea alternativa di modello produttivo e sociale che si sorregga e sostenga una reale conversione ecologica dell’economia e della società. E’ quanto provano a fare molti soggetti e movimenti sociali che sono in campo – dalla campagna Per il clima e fuori dal fossile alla Rete nazionale contro i rigassificatori e alla Rete per l’emergenza climatica ed ambientale dell’Emilia Romagna. Dalla manifestazione nazionale di Piombino dello scorso 11 marzo a quella di Cagliari del 15 aprile fino ad arrivare a quella prevista per il prossimo 6 maggio a Ravenna si sono levate e si leveranno voci forti e impegnate per affermare questa prospettiva, di opposizione e proposta alternativa allo stato di cose presenti. Che vanno raccolte e ulteriormente rafforzate da chi ha a cuore il futuro, come intendiamo fare anche a Ferrara con la discussione che la Rete Giustizia Climatica propone per giovedì 20 aprile.