Secondo l’ultimo report dell’Istituto nazionale di statistica (Istat), in Italia sono presenti 5,6 milioni di individui in condizione di povertà assoluta, definita come la soglia per accedere ai beni e servizi necessari per uno standard di vita minimamente accettabile. Si tratta di poco più di 1,9 milioni di famiglie, con un’incidenza maggiore al Sud e minore al Nord (10% contro 6,7%).
I minori in povertà assoluta sono 1,4 milioni. La povertà assoluta minorile si attesta all’8,3% nel caso di famiglie con cittadinanza italiana, mentre sale al 36,2% per le famiglie composte da stranieri. Una famiglia su tre di stranieri residenti vive sotto la soglia di povertà. I dati confermano i massimi storici raggiunti nel 2020 a causa dell’aumento delle diseguaglianze dovuto alla pandemia di Covid-19, ma anche a scelte politiche.
Secondo il rapporto “L’anello debole” della Caritas italiana, la povertà si eredita dalla famiglia di origine in sei casi su dieci e occorrono cinque generazioni per chi nasce in una famiglia povera per raggiungere un livello di reddito medio. Un quarto delle persone che si rivolgono alla Caritas chiede aiuto pur avendo un lavoro a causa dei salari troppo bassi.
Il reddito di cittadinanza, che è stato limitato a partire da gennaio 2023 e verrà revocato definitivamente nel 2024, è finora riuscito a raggiungere solo il 44% dei poveri assoluti: ad essere penalizzati sono gli stranieri, le famiglie numerose, coloro che non hanno una vera residenza. Le persone denunciate per frode corrispondono solo all’1,6%-1,8% dei percettori.