Nella città iraniana di Qom, considerata la seconda città santa dell’Iran, da dicembre scorso ci sono stati centinaia di casi di avvelenamento respiratorio di giovani studentesse per impedire loro di frequentare le scuole superiori. Lo ha confermato con una dichiarazione il vice ministro dell’Istruzione Younes Panahi.
Lo scopo è quello di chiudere le scuole femminili in quanto contrarie ai dettami dell’Islam, secondo la rivendicazione fatta da un gruppo estremista come riporta il sito NCRI Women Committee.
Dalla fine degli anni Settanta del secolo scorso, nel Paese l’alfabetizzazione delle donne adulte è più che triplicata, dal 24% nel 1976 all’81% nel 2016, come riportano i dati della World Bank. Le donne che hanno terminato l’istruzione primaria sono aumentate dal 36% nel 1971 al 99% nel 2017. La percentuale di donne nell’istruzione superiore è aumentata di quasi 20 volte, dal 3% nel 1978 al 59% nel 2018.
Questi risultati positivi sono messi ora in pericolo da chi vorrebbe replicare in Iran il modello afgano nonostante siano molto preoccupanti gli effetti delle limitazioni all’accesso all’istruzione alle donne. Infatti, in Afghanistan da quando il governo dei talebani ha imposto alle donne restrizioni all’accesso alle università sono diminuite del 70% le iscrizioni alle università e centri educativi. Nel Paese, se le restrizioni non saranno allentate , almeno quaranta università saranno costrette a chiudere per problemi economici e mancanza di studenti.