La Chiesa nelle Comunità energetiche rinnovabili: emergenza ambientale e crisi sociale vanno affrontate insieme (1) È l'ecologia integrale dell’enciclica Laudato si’, secondo Monsignor Bressan

La Chiesa nelle Comunità energetiche rinnovabili: emergenza ambientale e crisi sociale vanno affrontate insieme (1)

È l'ecologia integrale dell’enciclica Laudato si’, secondo Monsignor Bressan

“Come in passato molti preti e istituti religiosi aiutarono gli agricoltori con la creazione di cooperative per vincere le carestie o meccanizzarsi, oggi il tema delle Comunità energetiche rinnovabili (Cer) può essere un’occasione per tessere legami in un momento in cui il cambiamento sociale frammenta, soprattutto nelle periferie. Siamo impressionati dal livello di litigiosità raggiunto, che fa sì che si diventi in qualche modo ‘massa’,  incapaci di pensare, e ci spinge a scartare i più deboli e gli stranieri. Quella della Chiesa nelle Cer è quindi effettivamente una motivazione pastorale, ma con dietro la volontà di occuparci del bene di tutti” dichiara ad Agenda17 Monsignor Luca Bressan, Vicario episcopale per la cultura, la carità, la missione e l’azione sociale della Chiesa di Milano.

Anche la Chiesa italiana è infatti oggi impegnata nella costituzione delle Cer sul territorio. Durante la quarantanovesima Settimana sociale dei cattolici italiani, svoltasi a Taranto nell’ottobre 2021 e dedicata ad “Ambiente, lavoro, futuro. #tuttoèconnesso”, è stata sottolineata la necessità di investire nella transizione, lavorando concretamente per una società resiliente e sostenibile.

La Chiesa nelle Cer: la prospettiva dell’ecologia integrale 

L’ispirazione deriva soprattutto dall’enciclica di Papa Francesco Laudato Si’ e dalla consapevolezza che la crisi sociale e quella ambientale non sono slegate, ma che esiste piuttosto un’unica crisi socio-ambientale.

Da Taranto partì quindi l’idea di rendere Comunità energetiche diverse parrocchie italiane. Il tema è stato poi ripreso in un convegno organizzato lo scorso anno dalla Chiesa di Milano, durante il quale Sebastiano Nerozzi, segretario delle Settimane sociali, ha ribadito le motivazioni per cui la Chiesa si interroga sul tema: “la comunità cristiana declina il tema dell’ambiente non in modo isolato: la prospettiva non è tanto quella dell’ambientalismo, quanto quella dell’ecologia integrale. 

Il concetto di ‘tutto è connesso’ racchiude un senso più profondo, legato al fatto che dimensione sociale e ambientale sono intimamente legate. È una consapevolezza cresciuta negli ultimi trent’anni nella comunità civile ma anche nella dottrina sociale della Chiesa, giungendo a piena maturazione nella Laudato si’. Le crisi ambientali, energetiche, del lavoro e dell’economia sono intimamente legate, mentre spesso i nostri ragionamenti continuano ad affrontarle una alla volta.”

Dalla solidarietà verso i più deboli alla cura del Creato

Il Decreto legge 199 del 2021 ha introdotto alcune novità in tema di Cer, tra le quali l’ampliamento a enti religiosi, di ricerca e del terzo settore delle categorie di soggetti ammessi (oltre a famiglie, imprese ed enti locali).

Quali sono però i motivi più profondi per cui la comunità ecclesiale si deve interessare alle Cer? Secondo Nerozzi, in primo luogo per accelerare la transizione energetica: “ci sono dei ritardi e tali comunità possono aiutare. Il convegno di Taranto si è svolto nell’ottobre 2021, il decreto legge per gli enti religiosi è del novembre successivo, e poi con la guerra è arrivato il grosso della crisi energetica. La Chiesa italiana e le varie diocesi sono inevitabilmente coinvolte in questi problemi.

A ciò si aggiungono la povertà energetica e il fatto che le Cer sono appunto comunità, quindi un’occasione per rinsaldare legami comunitari partendo da questioni concrete, cioè quello che i cristiani hanno sempre fatto: fare comunità sul quotidiano.”

“L’idea che abbiamo – spiega Bressan – è agire su più livelli. Anzitutto si tratta di raccogliere informazioni su un tema che interessa anche noi visto che, ad esempio, con i costi del gas di dicembre riscaldare ambienti grandi come le chiese era impensabile. Stiamo quindi studiando le leggi e i decreti, in attesa di quello economico, il più importante.

Monsignor Luca Bressan, Vicario episcopale per la cultura, la carità, la missione e l’azione sociale della Chiesa di Milano (©chiesadimilano.it)

La Caritas, inoltre, sta promuovendo le Comunità energetiche solidali, una sorta di perequazione in cui si lavora per il miglioramento dei costi, ma con l’idea che una parte del guadagno sia utilizzata per aiutare chi non riesce ad esempio a pagare le bollette. In questo modo si spinge a ricreare legami e si motiva il soccorso ai più deboli.

Dopodiché l’idea è sfruttare la crisi energetica per introdurre davvero la questione ambientale: dobbiamo imparare a custodire la nostra casa comune, non solo usarla come fatto finora. La questione energetica può diventare il motore di una conversione che ha nel rapporto con l’ambiente lo strumento per immaginare uno stile di vita diverso, più sobrio e di riduzione dei consumi.”

Tempi lunghi, ma l’obiettivo è trasformare l’emergenza in educazione 

Nell’indagine di Fondazione Symbola, Gruppo Tea e Ipsos “Le comunità energetiche contro la crisi”, realizzata nei mesi di ottobre e novembre 2022, sono state interpellate numerose diocesi, tra cui Cremona, che ha quattro progetti già in fase attuativa (dei quali parleremo nella seconda parte dell’articolo).

Nei target considerati (imprese, cittadini e diocesi), la conoscenza delle comunità energetiche è risultata buona soprattutto in queste ultime: a conoscerne bene il concetto, infatti, è il 13% dei cittadini, il 32% delle imprese e il 47% dei referenti diocesani.

Le principali opportunità indicate dalle diocesi sono l’accelerazione della transizione ecologica (26%), il rafforzamento dei legami sul territorio e tra i cittadini (25%) e il vantaggio economico in termini di risparmio energetico (23%). Inoltre, insieme alle amministrazioni locali (78%), diocesi e parrocchie (72%) sono state indicate come gli attori che dovrebbero avere un ruolo di promozione.

Le opportunità principali per le diocesi (in blu) e i cittadini (in azzurro) nel partecipare alle Cer (©symbola)

Molti referenti diocesani (74%) ritengono però l’ecologia integrale ancora troppo teorica ed elitaria. Inoltre, mentre genera ampio interesse tra i vescovi (48%) e i fedeli (45%), fatica ad arrivare ai parroci (18%), a causa soprattutto delle difficoltà concrete di gestione che ritengono di dover affrontare.

Le criticità infatti non mancano, in primis il ritardo nei decreti attuativi. Tuttavia “sono tante le diocesi che si stanno muovendo – ha spiegato Nerozzi – con percorsi avviati e i primi esperimenti, ma anche incontri e percorsi di formazione. C’è poi un monitoraggio da parte dell’Ufficio nazionale pastorale sociale del lavoro, che sta censendo le attività nelle diverse diocesi. Inoltre, sono stati istituiti un tavolo tecnico a livello nazionale, per definire meglio i problemi, e un servizio di assistenza e orientamento, che offre alcune soluzioni e consigli a chi vuole intervenire sul territorio.”

La diocesi di Milano, il cui percorso è iniziato da poco, ha riscontrato finora un buon interesse sul territorio. Al momento, in particolare, l’esempio da seguire è quello dei quattro progetti di Cremona che hanno vinto un bando di Fondazione Cariplo.

“Seguiremo questi progetti pilota. In questo momento da noi si parla poco di comunità energetiche – conclude Bressan – e paradossalmente questo ci permette di introdurre il tema con più calma, senza la fretta che avevamo a ottobre, quando molti parroci chiedevano aiuto. Da qui in avanti, man mano che usciranno i decreti, torneremo da loro per capire come intraprendere questo cammino insieme. 

I tempi non sono brevi, per una comunità propriamente detta ci vuole almeno un anno e mezzo, ma intanto stiamo lavorando sugli accordi tra parrocchie e Comuni. Secondo noi non deve essere direttamente la parrocchia a gestire il tutto, sia per evitare in qualche modo un’egemonia della Chiesa sia per sgravare la parrocchia dalla gestione diretta di una situazione che all’inizio sarà conflittuale. Le Cer saranno infatti una palestra di socialità, soprattutto nella linea delle Comunità energetiche solidali, perché includeranno soggetti bisognosi e non sarà facile tenere insieme chi paga per gli altri e chi riceve il pagamento.

La nostra idea, però, è trasformare l’emergenza in educazione: se al momento la motivazione più forte per tutti è il risparmio energetico, e quindi si parte dall’emergenza perché in qualche modo dà la spinta, è importante arrivare poi a un livello educativo ulteriore.” (1_Continua)

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