Il teatro-carcere è ormai una realtà riconosciuta e diffusa, sia sul versante artistico che su quello istituzionale. In Italia nel 2021 su circa 230 istituti di pena ci sono state esperienze teatrali in almeno 127 di essi. Alcune di queste esperienze sono ormai radicate da molti anni, lavorano con continuità e vivono una situazione di riconoscimento formale da parte dell’istituzione carceraria, altre sono ancora estemporanee e vengono attivate di volta in volta sul singolo progetto.
Esperienze come quella di Armando Punzo, con la sua Compagnia della Fortezza (Volterra), o di Fabio Cavalli a Rebibbia (Roma) sono realtà ormai internazionalmente affermate e riconosciute per l’alta qualità artistica dei lavori proposti. Negli anni sono arrivate anche al grande pubblico, grazie allo strumento cinematografico.
Un esempio tra tutti “Cesare deve morire”, dei fratelli Taviani, Orso d’oro al Festival di Berlino nel 2012, che racconta la costruzione e la messa in scena del “Giulio Cesare” di Shakespeare a Rebibbia con gli attori detenuti.
Un riconoscimento forte alle attività è arrivato grazie alla nascita del Coordinamento nazionale di Teatro Carcere, una rete di soggetti che operano nelle carceri. Questo nel 2013 ha firmato con il Ministero della giustizia un protocollo d’intesa triennale, da allora sempre rinnovato. Il protocollo prevede tra le altre cose che le diverse realtà si impegnino ad attivare iniziative teatrali e/o formative nell’ambito dei mestieri del teatro, a garantire lo sviluppo attraverso il teatro delle competenze espressive, di crescita e di formazione professionale dei detenuti, a sostenere processi di ricerca e studio sulle attività.
Oltre a ciò, il Coordinamento organizza una rassegna di teatro in carcere dal titolo Destini incrociati, giunta quest’anno alla nona edizione.
Passi sospesi, il progetto teatrale animato da Balamos
L’associazione Balamos di Ferrara, che nelle carceri di Venezia anima il progetto teatrale Passi sospesi, è uno dei soci fondatori del Coordinamento e uno degli enti organizzatori della rassegna di quest’anno, che si è svolta recentemente proprio a Venezia.Balamos è convenzionata con Unife da diversi anni e il nostro Centro Teatro Universitario è partner nonché consulente scientifico di Passi Sospesi nelle carceri veneziane.
È legittimo chiedersi il senso di una collaborazione tra enti ed istituzioni così diversi tra loro e con finalità in gran parte divergenti. E la prima risposta non può che essere istituzionale. La Terza Missione dell’Università è oggi sempre più importante nel definire la presenza e il radicamento di un ateneo in un territorio non solo in termini di valorizzazione della ricerca, trasferimento tecnologico o gestione di beni pubblici, ma anche – e in ambito umanistico mi sento di dire soprattutto – in termini di impatto sociale, grazie ad attività dall’alto valore educativo e culturale.
La dimensione umana e pedagogica va oltre il public engagement della Terza missione universitaria
E tuttavia, in questa sede, non voglio sottolineare l’adeguatezza istituzionale della partnership di Unife nell’organizzazione di una rassegna teatrale. Cosa che – sia detto per inciso – rientra pienamente nelle attività di public engagement previste per gli atenei. Voglio piuttosto mettere in rilievo la dimensione umana e pedagogica, in senso pieno, che l’Università deve promuovere quando si trova a proporre percorsi di teatro.
E questo trascende la singola collaborazione ad una rassegna e si valuta nella continuità della proposta formativa e nelle capacità di porsi in relazione a, e al servizio di reti culturali ed educative.
Giusto per restare nel caso specifico della nostra rassegna, il Centro Teatro ha promosso e sostenuto la partecipazione di uno spettacolo della Scuola Media Tasso, con un gruppo composto da donne detenute della Casa di Reclusione Femminile di Giudecca e alunni della scuola.
Ha, inoltre, promosso una mostra fotografica che documenta questi ultimi anni del progetto teatrale in carcere. Insomma, una presenza strutturata, quella del CTU, che ha messo in dialogo Scuola, Università, Carcere, Associazioni di promozione sociale.L’Università è stata di fatto un catalizzatore di incontro tra istituzioni e persone diverse. È strumento di cui dispone un territorio per agevolare la partecipazione democratica e la responsabilità comune nei percorsi educativi e rieducativi.
Il Centro Teatro Universitario in quasi trent’anni di vita (una delle esperienze più longeve d’Italia) è diventato un soggetto di riferimento nazionale nella formazione delle persone attraverso il teatro. È diventato, soprattutto, una comunità di incontro. È questo il know how specifico che ha messo a disposizione dei tanti partner dell’iniziativa.
Grandi iniziative piene di senso e di utilitá.
Va segnalata anche a Ferrars la collaborazione con i gruppi del “Teatro nucleo” che sará in scena all’Arginone con la nuova produzione.