Da Camerino fino al L’Aquila: si cammina insieme attraverso quattro Regioni, si ascoltano concerti jazz, si visitano i borghi e, soprattutto, si lavora per mantenere alta l’attenzione sulle terre duramente colpite dal sisma del 2016.
Il Jazz italiano per le terre del sisma è un evento a tappe, nato nel 2019 e che quest’anno ha avuto luogo dal 27 agosto al 4 settembre. L’evento è promosso e sostenuto da molti enti e sponsor, fra cui la Società italiana degli autori ed editori (Siae), il Ministero della cultura, le amministrazioni locali e regionali dei territori coinvolti.
Come racconta ad Agenda17 Daniele Massimi, tra i fondatori di Musicamdo Jazz, una delle associazioni alla base dell’organizzazione di questa marcia solidale, “l’idea fu di abbinare all’evento musicale ‘Il jazz italiano per l’Aquila’, organizzato ogni anno dall’associazione i-jazz già a partire dal 2015, un cammino che si snoda lungo il percorso già tracciato delle ‘terre mutate’.”
Oggi, l’evento dell’Aquila costituisce il culmine del cammino solidale che parte sette giorni prima dalla città di Camerino e che attraversa i comuni di Fiastra, Ussita, Spina di Gualdo, Castelluccio di Norcia, Norcia, Accumoli e Amatrice, intersecando i territori di Marche, Umbria, Lazio e Abruzzo.
L’obiettivo è quello di sostenere le micro-economie locali, di raccontare e tramandare leggende e tradizioni e di salvaguardare l’identità dei luoghi colpiti dal sisma, che non devono essere dimenticati o abbandonati dalle istituzioni e dai cittadini. Perché molto rimane ancora da fare per la loro ricostruzione, non solo urbana ma anche sociale.
Conoscere i territori attraverso la cultura e le tradizioni locali
L’idea di ripartire dalle tradizioni e dai prodotti locali, affiancando il cammino a eventi musicali liberamente aperti al pubblico, sembra avere un ottimo successo. Sia in termini di numeri, visto che ogni anno arrivano centinaia di musicisti da tutta Italia per partecipare all’evento dell’Aquila, sia in termini di ciò che arriva alle persone che partecipano.
Massimi ci racconta infatti di come ogni anno il gruppo di camminatori – il cui numero è ristretto ai trenta-trentacinque partecipanti a causa della ridotta capacità ricettiva dei borghi – diventi sempre più affiatato lungo il cammino e, soprattutto, di come ognuno dei partecipanti termini il percorso con una consapevolezza diversa rispetto a quella di partenza.
“Questo – prosegue l’organizzatore dell’evento- proprio grazie agli incontri con le persone che sono rimaste a vivere e lavorare nei borghi che si attraversano.” L’esperienza diretta, l’ascolto delle storie raccontate da chi le ha realmente vissute e la possibilità di manifestare la propria solidarietà, acquistando prodotti locali e sostenendo ristoratori e strutture ricettive, lasciano un segno molto più profondo rispetto a quanto possa trasmettere un semplice dato riportato nero su bianco.
Come scrive Gianfranco Franz, professore ordinario presso il Dipartimento di scienze dell’ambiente e della prevenzione dell’Università di Ferrara, nel suo ultimo libro L’umanità a un bivio: “rispetto ai contributi scientifici – che restano fondamentali – le narrazioni, quando ben riuscite e orchestrate, riescono sempre a imprimere un’impronta di senso assai maggiore sulle nostre menti.”
Anche a Ferrara l’ex teatro Verdi riaperto grazie a un evento culturale
Le storie, gli eventi culturali, la musica, l’arte e la condivisione, infatti, aprono un canale attraverso il quale la comunicazione passa con grande efficacia e rimane impressa più a lungo. Lo testimonia anche un evento ideato e realizzato nel 2013 dallo stesso Franz con la collaborazione del Comune di Ferrara e di molti altri enti privati e pubblici del territorio.
“Si trattò – spiega Franz ad Agenda17 – di un evento culturale della durata di tre giorni, con dibattiti, musica e spettacoli che si svolsero all’interno dell’ex teatro Verdi e del mercato coperto di Ferrara, con lo scopo di riattivare questi edifici allora ‘dormienti’.”
Grazie ad una azione di crowdfunding e al supporto degli enti e della comunità locali, fu possibile innanzitutto bonificare e rendere nuovamente accessibile il teatro. All’evento, inoltre, partecipò anche il noto critico d’arte Philippe Daverio, che contribuì ad aumentarne la visibilità.
Fu un successo: più di 2mila persone parteciparono alla riapertura del teatro. Il risultato però non si fermò all’evento in sé. “I cittadini – prosegue Franz – si sentirono coinvolti e si resero conto di ciò che questi due luoghi rappresentano per la comunità. I più anziani, che li avevano in passato realmente vissuti, furono presi da un senso di entusiasmo che definirei ‘romantico’.
A seguito di questo evento, il Comune di Ferrara si mobilitò per richiedere le risorse necessarie alla Regione al fine di garantirne la definitiva riapertura, e anche se furono necessari diversi anni, di fatto oggi le due strutture sono agibili, ospitano eventi e hanno ripreso a vivere.”