Con l’avvicinarsi della scadenza elettorale del 25 settembre, crescono le preoccupazioni per l’astensionismo specialmente tra i giovani. Secondo i dati di YouTrend, su 46 milioni e 600 mila aventi diritto al voto, la stima di affluenza si aggirerà intorno al 65/70%, in decrescita rispetto al 2018. Gli astenuti potrebbero essere tra i 15 e i 16 milioni, dato più alto di sempre.
È l’allarme lanciato da Emma Bonino, leader di +Europa, sulla base dei dati Istat sui 5 milioni di votanti residenti fuori sede o all’estero per ragioni di studio o di lavoro che non potranno votare, considerato che in Italia le votazioni per posta, per procura o in digitale sono ancora un traguardo lontano.
Con la Comunicazione 2030 Digital Compass: the European way for the Digital Decade del 9 marzo 2021, la Commissione europea ha presentato gli indirizzi per la trasformazione digitale dell’Europa entro il 2030. Tra gli obiettivi della UE rientra quello di garantire che entro il 2030 la vita democratica e i servizi pubblici online siano completamente accessibili a tutti, anche attraverso il voto elettronico che incoraggerebbe una maggiore partecipazione dei cittadini alla vita democratica.
Uno studio della Commissione europea sui benefici e i limiti del voto a distanza afferma che il voto a distanza ha il potenziale per promuovere la partecipazione degli elettori che vivono all’estero. Nell’UE, Il 3,4% della popolazione di età pari o superiore a quindici anni è rappresentato da cittadini mobili, cittadini di un Paese europeo che vive in un altro Stato membro. Inoltre, circa 35,5 milioni di europei sono emigrati in un altro Paese all’interno della UE o al di fuori. Dove la legislazione lo consente, ad esempio in Austria, Finlandia, Germania, Spagna, le persone possono esercitare il loro diritto di voto a distanza per posta o per procura come nei Paesi Bassi.
Inoltre, anche le persone che vivono nel loro Paese di origine ma non possono recarsi fisicamente ai seggi per motivi personali o professionali potrebbero beneficiare del voto in remoto, postale o elettronico. Piani per l’implementazione del voto elettronico sono stati annunciati da tempo in Bulgaria, Svezia e in Galles (Regno Unito) ma è solo in Estonia che il voto via Internet è consentito da oltre qiindici anni ed è stato ampiamente utilizzato in undici elezioni nazionali.
Il voto via posta è in vigore in alcuni Paesi europeo evidenziati in verde nella mappa.
In Italia la sperimentazione del voto elettronico è rimandata al 2023
Nell’ordinamento italiano la sperimentazione del voto elettronico è prevista dalla legge di bilancio 2020 (art. 1, commi 627-628, L. 160/2019) che ha istituito il Fondo per il voto elettronico con uno stanziamento di un milione di euro per l’anno 2020. Il Fondo è finalizzato all’introduzione in via sperimentale del voto in via digitale nelle elezioni europee, politiche e per i referendum. La sperimentazione è riferita al voto degli italiani all’estero e degli elettori temporaneamente fuori dal comune di residenza per motivi di lavoro, studio o cure mediche.
Tale disposizione è stata modificata dal D.L. 77/2021 (art. 38-bis, comma 10) che ha esteso la sperimentazione anche alle elezioni regionali e amministrative, ma successivamente la sperimentazione è stata rinviata con il D.L. 41/2022 dal 2022 al 2023.
La sperimentazione è limitata a due specifiche categorie di elettori: italiani residenti all’estero; elettori che, per motivi di lavoro, studio o cure mediche, si trovino in un comune di una regione diversa da quella del comune nelle cui liste elettorali risultano iscritti.
Mentre per le prossime elezioni il problema dei votanti fuori sede o all’estero non è stato risolto, persistono delle preoccupazioni sui rischi che il voto elettronico rappresenta: il pericolo del voto di scambio che in Italia è purtroppo ancora una pratica diffusa, la sicurezza informatica dei sistemi di voto elettronico oltre ai dubbi sull’integrità delle schede elettorali e sulla potenziale messa in discussione della legittimità dei risultati elettorali.