Il tema dell’ambiente è citato in tutti i programmi dei partiti per le prossime elezioni politiche. Ma mentre è al centro delle cronache per i ripetuti disastri a cui stiamo assistendo, non è certamente fra i temi principali della campagna elettorale, né in cima alle agende politiche dei futuri governi.
Nella maggior parte dei casi, assistiamo ad affermazioni generiche, che – come su molti altri temi – tendono a dare ai cittadini l’impressione che “i partiti sono tutti uguali”.
Per cercare di dare maggior concretezza al dibattito, proponiamo di seguito il Decalogo per le elezioni del 25 settembre elaborato dagli scienziati del gruppo Energia per l’Italia, coordinati da Vincenzo Balzani, professore emerito dell’Università di Bologna e accademico dei Lincei.
Agenda17 ha ripetutamente affrontato il dibattito sulla transizione energetica, sintetizzando anche alcuni elementi di controversia in un video con l’intervento, fra gli altri, di Balzani. Il documento che vi proponiamo – e su cui abbiamo intenzione di chiedere ai partiti di esprimersi – ha il merito della chiarezza e autorevolezza, per questo ci sembra un valido strumento per esplicitare la propria posizione.
1 TRANSIZIONE ENERGETICA, DALLE FONTI FOSSILI ALL’EFFICIENZA E ALLE FONTI RINNOVABILI
Secondo l’Agenzia Europea dell’Ambiente dal 1980 al 2019, a causa degli eventi estremi dovuti alla crisi climatica, l’Italia ha subito perdite economiche stimate in 72,5 miliardi di euro. L’inquinamento è responsabile in Italia di 60mila morti ogni anno. La dipendenza dalle importazioni di gas e petrolio ci espone ai rischi della speculazione dei mercati e ci rende soggetti ai ricatti di regimi autocratici e antidemocratici.
La crisi idrica che sta colpendo il Paese mette a rischio dal 30 al 50% della produzione agricola nazionale, penalizza la filiera agroalimentare, a causa dell’aumento generalizzato dei prezzi ed aumenta quindi le diseguaglianze sociali e di genere. È necessario accelerare la transizione dalle fonti fossili ed inquinanti ad un sistema basato sul risparmio energetico, l’efficienza e le fonti rinnovabili.
Con queste scelte, dipenderemo meno dalle importazioni di gas e petrolio, avremo rapidamente bollette più basse, benefici ambientali e climatici, e anche una crescita virtuosa degli investimenti e dell’occupazione.
2 DEMOCRAZIA ENERGETICA, ENERGIA COME BENE COMUNE
Il Sole è il più grande “reattore a fusione nucleare” già disponibile per la produzione di energia rinnovabile e fornisce ogni anno 15mila volte l’energia di cui l’umanità necessita. La ricerca scientifica ha sviluppato le tecnologie necessarie a catturare l’energia solare come il fotovoltaico, il solare termico e l’eolico, così come quelle per conservare l’energia in maniera molto efficiente, ad esempio con le batterie al litio e i pompaggi idroelettrici.
È necessario che ognuno di noi sia messo nelle condizioni di produrre energia pulita e soprattutto di condividere e scambiare l’energia prodotta attraverso la rete elettrica e il relativo mercato, che devono essere riorganizzati per gestire il 100% di energia elettrica rinnovabile. L’energia deve diventare un bene comune, staccandosi dalla logica dei sistemi centralizzati in cui pochi producono/distribuiscono e tutti consumano la risorsa, se hanno la possibilità di acquistarla.
La democrazia energetica si può realizzare attraverso un’economia di condivisione del vettore energetico che alimenta le nostre società e una rete che supporta l’autoconsumo collettivo, attraverso l’indispensabile evoluzione delle comunità energetiche.
3 BASTA CON I SUSSIDI ALLE FONTI FOSSILI
In Italia ogni anno ben 35,5 miliardi di euro di denaro pubblico vanno a sostenere la produzione e l’impiego di fonti fossili. Secondo l’OCSE, questi sussidi gravano in modo importante sui conti pubblici e sulle tasche dei contribuenti, sono dannosi per l’ambiente, socialmente iniqui e inefficienti; l’onere che ne deriva grava sulla fiscalità generale e sottrae risorse che potrebbero essere destinate ad altri finanziamenti di pubblica utilità.
Un tale fardello ambientalmente dannoso e socialmente iniquo va rimosso e le risorse economiche così liberate devono essere utilizzate per sostenere la transizione ecologica.
4 L’ENERGIA NUCLEARE NON È LA RISPOSTA GIUSTA ALLA CRISI
Un ritorno al nucleare per supportare la transizione ecologica e combattere il cambiamento climatico, come alcuni politici stanno affermando, è totalmente sbagliato per vari motivi.
Non si tratta di una fonte energetica verde perché, se è vero che nelle centrali nucleari viene prodotta elettricità senza generare CO2, a monte se ne genera moltissima per processare il combustibile, per costruire e infine smantellare la centrale; l’uranio non è una fonte energetica rinnovabile e le scorte di combustibile sono limitate; il problema delle scorie non ha ancora una soluzione e sussiste il pericolo di gravi incidenti alle centrali, come Chernobyl e Fukushima dimostrano; la costruzione di una centrale nucleare richiede grandi investimenti e almeno 15 anni per completare i lavori; la dismissione di una centrale è 3 un’impresa ancora più costosa della sua costruzione e produce altre scorie che non sappiamo dove mettere.
Nel caso specifico dell’Italia, poi, c’è da considerare che il nostro paese non è adatto al nucleare, essendo un territorio densamente popolato e sismico, che non ha riserve di uranio e, ormai, non ha neanche più le competenze per costruire e gestire una centrale nucleare, cosa che ci renderebbe dipendenti da altre nazioni che hanno uranio e tecnologia.
5 EDIFICI E TRASPORTI EFFICIENTI, SOSTENIBILI E NON INQUINANTI
Gli edifici italiani costruiti durante il boom economico del dopoguerra mostrano gravissimi limiti dal punto di vista energetico, generando alti costi energetici e forti emissioni di CO2 per il riscaldamento e il raffrescamento.
Si deve assolutamente rimettere mano alla coibentazione e al miglioramento energetico di tutti gli edifici pubblici e privati puntando alla sostituzione delle caldaie a gas con efficienti termopompe elettriche, alimentate da fonti rinnovabili.
Occorre inoltre un piano straordinario per l’installazione di pannelli solari termici per la produzione di acqua calda sanitaria.
I trasporti in Italia generano il 25% di tutte le emissioni di gas serra, un fortissimo inquinamento dell’aria e sono quasi del tutto dipendenti dalle importazioni di petrolio.
È necessario potenziare i trasporti pubblici locali a trazione elettrica, trasferire quote rilevanti delle merci su treno e vietare la vendita di nuovi motori termici entro una data ravvicinata. È necessario istituire prezzi politici per gli abbonamenti mensili o annuali sull’intera rete del trasporto pubblico, utilizzare solo motori elettrici, estendere i treni veloci sull’intera rete, costruire una rete ciclabile nazionale molto capillare.
6 ATTIVARE SUBITO IL PIANO NAZIONALE DI ADATTAMENTO AL NUOVO CLIMA
Il cambiamento climatico è già in atto e sta creando impatti notevoli su popolazione ed ecosistemi. Bisogna assolutamente ridurre le emissioni di gas serra e quindi l’uso dei combustibili fossili (mitigazione) e allo stesso tempo bisogna agire sugli effetti del nuovo clima con azioni di adattamento, per ridurre i rischi già presenti e quelli futuri, anche maggiori e più frequenti.
In Italia esiste una Strategia di Adattamento Nazionale da dieci anni, ma non c’è ancora un Piano Nazionale di Adattamento che selezioni le azioni prioritarie e le metta in atto, al contrario di quanto avviene in tutti i Paesi Europei. È tempo che l’Italia si allinei; siamo già in clamoroso ritardo!
7 FORMAZIONE PER UNA CITTADINANZA CONSAPEVOLE E RICERCA FINALIZZATA A RISOLVERE LE CRISI
Il Paese deve investire in formazione e ricerca, a maggior ragione in un momento di crisi. La formazione è necessaria per avere cittadini e politici consapevoli delle grandi sfide che li attendono, mentre la ricerca è fondamentale per lo sviluppo.
Formazione significa fornire agli studenti una preparazione inter- e trans-disciplinare creando lo spirito critico, necessario per muoversi nel mare delle informazioni oggi disponibili, e affrontare il problema della sostenibilità nelle sue tre dimensioni, ambientale, economica e sociale, facendo riferimento all’Agenda 2030.
Ricerca significa investire il denaro pubblico avendo sempre in mente il bene sociale. Poiché i finanziamenti, per quanto cospicui, sono sempre limitati, occorre definire le linee di ricerca da potenziare; dovranno essere privilegiate quelle tematiche che ci permettono di trovare possibili soluzioni ai gravi problemi sanitari, ambientali, economici e sociali che caratterizzano la nostra epoca.
8 AGRICOLTURA SOSTENIBILE, CONSERVAZIONE DEL SUOLO E PROTEZIONE DELLE FORESTE
Il clima è cambiato e cambierà ancora; è dunque essenziale un adattamento del sistema agricolo italiano al nuovo clima: diminuzione e compatibilità ambientale delle produzioni animali, oggi eccessive e sostanzialmente insostenibili; potenziamento del settore biologico e delle produzioni locali; drastico abbattimento dei danni arrecati dall’agricoltura industriale ai suoli, alle acque e alla biodiversità; massima integrazione con l’ambiente e le risorse naturali disponibili.
Le foreste non vanno tagliate ma protette e devono continuare a crescere e assorbire CO2.
Serve un serio impegno per fermare il consumo irreversibile di suolo che si riflette sul dissesto idrogeologico, sul ciclo dell’acqua e indirettamente sul clima.
I soldi pubblici che vanno alle imprese agroalimentari devono essere condizionati all’effettivo miglioramento sul fronte ambientale.
9 PROTEGGERE LA SALUTE DALL’INQUINAMENTO DELL’ARIA
La protezione dell’atmosfera deve agire sia sulle emissioni di gas serra, per limitarne gli impatti sul clima, sia sulle emissioni di inquinanti primari e secondari, per minimizzare le concentrazioni di composti insalubri nell’aria che respiriamo. Esempi di inquinanti sono il black carbon e l’ozono a bassa quota, che hanno effetti sulla salute e sul riscaldamento a breve termine del pianeta.
In generale, come afferma l’Organizzazione Mondiale della Sanità nel suo rapporto 2021, gli sforzi per migliorare la qualità dell’aria possono ridurre i cambiamenti climatici e gli sforzi per la mitigazione dei cambiamenti climatici possono, a loro volta, migliorare la qualità dell’aria. Diminuendo cioè l’uso dei combustibili fossili si crea un circolo virtuoso che impedisce in Italia e nel mondo milioni di morti premature dovute sia alla cattiva qualità dell’aria che alle conseguenze del cambiamento climatico.
10 PIÙ EQUITÀ SOCIALE IN ITALIA E NEGOZIARE PER LA PACE IN EUROPA
I dati Istat informano che nel 2022 la povertà assoluta ha raggiunto il massimo storico in Italia, con circa 5,6 milioni di poveri.
La pandemia COVID-19 e il cambiamento climatico hanno aumentato le disuguaglianze, esacerbando le difficoltà sociali e sanitarie. Per ridurre le disuguaglianze occorre, da un alto, redistribuire il reddito mediante tassazione progressiva più spinta, tetti agli stipendi più elevati, alte tasse di successione e tasse sui patrimoni elevati e, dall’altro, sviluppare e potenziare i servizi e i beni pubblici: sanità, scuola, trasporti, strutture sportive, parchi.
L’invasione dell’Ucraina da parte della Russia ha riportato la guerra nel cuore dell’Europa, ha fatto decine di migliaia di vittime ed è già un conflitto di lunga durata con drammatiche conseguenze. Questa guerra va fermata subito e va cercata una soluzione negoziale; con le principali reti pacifiste e organizzazioni della società civile del nostro paese, raccolte nel cartello Europe for Peace, chiediamo che l’Italia si impegni affinché riprendano i negoziati per un immediato cessate il fuoco.
Ti invitiamo a votare, perché solo così sarai l’artefice del tuo futuro e di quello dei tuoi figli