La chiave del successo della campagna vaccinale di Cuba basata sul vaccino pubblico Soberana (94% della popolazione vaccinata e di questa l’88% a ciclo completo), sembra essere il rapporto di fiducia tra la popolazione e le Istituzioni: un rapporto costruito nel tempo, basato sul dialogo e la trasparenza. Il vaccino cubano è stato sviluppato con fondi pubblici senza fini di lucro.
L’assenza di interessi economici appare come uno degli elementi che hanno maggiormente contribuito a generare ampia fiducia attorno al vaccino cubano. Anche gli oppositori al governo socialista dell’isola caraibica riconoscono ai medici cubani di operare unicamente per tutelare la salute dei cittadini e non spinti da altri interessi.
Diversamente da quanto avviene in Italia, la vaccinazione – seppur non obbligatoria – è la norma nell’isola, sostenuta anche dalla “pressione dei pari”. Gli operatori sanitari cubani, pertanto, non richiedono un “consenso informato” a coloro che decidono di sottoporsi alla vaccinazione bensì è richiesta una esplicita “rinuncia” a coloro che rifiutano di sottoporsi all’inoculazione.
Fiducia nelle istituzioni, coinvolte in prima persona
Inoltre, i rappresentanti delle Istituzioni si sono messi in gioco da subito e sono stati i primi a esporsi per testare il nuovo vaccino. La campagna di sensibilizzazione è passata anche tramite una comunicazione televisiva di qualità, in cui viene dato spazio a una divulgazione scientifica di alto livello culturale, ha affermato Vicente Verez Bencomo, direttore dell’’Istituto Finlay de Vacunas (IFV) che ha diretto lo sviluppo del vaccino, durante il suo intervento di apertura al CICAP fest 2022 a inizio giugno.
Jennifer Ruth Hosek, docente della Queen’s University (Ontario), ha recentemente condotto una ricerca qualitativa per comprendere l’origine della fiducia dei cubani nei confronti del vaccino. Secondo Ruth Hosek, come riportato in The Conversation, l’elevata fiducia nei vaccini deriverebbe principalmente dall’esperienza maturata negli anni in un confronto diretto l’efficacia e l’efficienza del sistema sanitario cubano. Tutti gli intervistati da Ruth Hosek – compresi coloro che si definiscono oppositori del governo – si sono dichiarati favorevoli alla vaccinazione.
Dall’avvento della Rivoluzione, come ha accuratamente ricostruito Reid-Henry, docente all’Università Queen Mary di Londra, i cubani hanno seguito un solido programma di vaccinazione sin dall’infanzia. Inoltre, l’esperienza e il prestigio internazionale riconosciuto ai medici cubani appaiono come un catalizzatore della fiducia verso il nuovo vaccino. Sebbene non manchi anche a Cuba un certo scetticismo, le parole di un intervistato, esprimono chiaramente la fiducia verso il sistema sanitario e i medici: “Non sono sicuro dell’efficacia di questo vaccino, tuttavia, so che nel mio paese produciamo vaccini riconosciuti a livello mondiale da molti anni”.
Un altro fattore da tenere in considerazione è l’unicità del settore delle biotecnologie cubano: è praticamente il solo a essere completamente statale e libero da interessi di aziende private. “Sanno che non lo facciamo per i soldi”, ha rimarcato il professor Bencomo.
Il peso dello Stato: poco internet e molta educazione scientifica e sanitaria
E le cosiddette fake news? Quelle che tanto impazzano nel resto del mondo alimentando dubbi e confusione? Bencomo afferma che anche sull’isola circolano le fake news, anche se il dubbio rimane sul fatto che il limitato accesso a internet dei cubani faciliti una comunicazione più unidirezionale e controllata. Solo dal 2019 è stato legalizzato l’allestimento delle reti internet via cavo e Wi-Fi private nelle case e negli esercizi commerciali, ma non tutti i siti sono liberamente accessibili e i costi sono proibitivi per la maggior parte dei cubani.
Occorre però tener anche presente che, a Cuba, la comunicazione della salute è praticata quotidianamente attraverso una strategia che vede impegnate sia le istituzioni (i medici intervengono costantemente sulla scena pubblica) che i media, attraverso canzoni popolari, cartellonistica stradale, documentari e spot televisivi.
Cuba ha un tasso di alfabetizzazione prossimo al 100% e il suo sistema educativo presta particolare attenzione alla formazione in scienze, tecnologia, ingegneria e matematica.
In tutti i paesi, i bambini sono stati tenuti per ultimi nelle campagne vaccinali contro Covid-19, in parte perché inizialmente questa fascia di popolazione sembrava meno colpita. Inoltre, nella sperimentazione di nuovi vaccini, per motivi etici, i bambini vengono generalmente coinvolti solo in un secondo momento.
L’utilizzo di una piattaforma vaccinale pediatrica ha permesso di accelerare l’approvazione di Soberana 02 per i piccoli cubani (l’IFV ha un’esperienza decennale nella produzione di vaccini pediatrici, e ha deciso di sfruttare queste conoscenze per lo sviluppo dei vaccini contro Covid-19). Questo fattore, assieme all’estesa adesione dei genitori alla campagna vaccinale, ha evitato circa 70 mila casi di Covid-19 infantile.
Il professor Bencomo afferma che sono stati i genitori stessi a richiedere il vaccino a gran voce, anche coloro che esitavano a vaccinarsi. Un caso più unico che raro nel panorama dell’esitazione vaccinale pediatrica: diversi studi effettuati in varie parti del mondo, mostrano come questa superi l’esitazione negli adulti, e genitori vaccinati non sempre sono disposti a immunizzare i propri figli.
A Cuba, anche la scuola fa la sua parte nell’educazione sanitaria e proprio le istituzioni scolastiche sono state un nodo cardine della campagna di comunicazione e sensibilizzazione alla vaccinazione in età pediatrica, che oggi gode di una copertura vaccinale del 96%.
Alla riapertura delle scuole nell’autunno 2021, la maggior parte degli studenti era già vaccinata, il che ha permesso di abbandonare in maniera definitiva la tanto sofferta didattica a distanza.