In almeno uno dei prossimi cinque anni la temperatura globale potrebbe già raggiungere il valore soglia stabilito dagli Accordi di Parigi, pari a +1,5°C rispetto ai livelli preindustriali. A sancirlo è il Global Annual to Decadal Climate Update for 2022-2026 dell’Organizzazione meteorologica mondiale (World Meteorological Organization, WMO). Secondo il rapporto, la probabilità che avvenga lo sforamento è cresciuta costantemente dal 2015, quando era vicina allo zero, al 10% per gli anni 2017-2021 e fino al 48% per il periodo 2022-2026.
Le differenze geografiche
Gli Accordi di Parigi hanno impegnato 195 Paesi a limitare il riscaldamento globale entro i +1,5°C, poiché i danni al Pianeta e all’umanità sarebbero di difficile gestione con aumenti maggiori. Tuttavia raggiungere quel valore per un singolo anno non vuol dire aver infranto definitivamente la soglia indicata.
Inoltre, commenta Carmela Vaccaro, professoressa associata del Dipartimento di scienze dell’ambiente e della prevenzione dell’Università di Ferrara, “si tratta di un numero che esprime un andamento generale verso una maggiore temperatura, ma ogni territorio avrà una risposta diversa. Ad esempio, nelle zone del Sud Europa si avranno siccità prolungate e desertificazione, nel Nord un aumento della piovosità e quindi del rischio esondazioni. Una conseguenza generale dell’eccesso di temperatura sarà invece la sofferenza di specie di piante e animali termosensibili, con una perdita di biodiversità soprattutto nelle aree forestali.”
Secondo il rapporto della WMO, la temperatura media globale per gli anni 2022-2026 potrebbe salire di un valore compreso fra +1,1°C e +1,7°C. Nel 2021 è già +1,1° C. La probabilità che almeno un anno tra il 2022 e il 2026 superi il record dell’anno finora più caldo, ovvero il 2016, è 93%. Una delle conseguenze di questo riscaldamento è l’aumento delle ondate di calore.
Le ondate di calore in aumento provocano crisi agricole
Si parla di ondata di calore quando la temperatura giornaliera supera la temperatura media massima di 5°C o più, per almeno cinque giorni consecutivi. Nel 2021 ce ne sono state in Nord America e nel Mediterraneo: la Valle della Morte (California) ha raggiunto 54,4°C, la provincia canadese della British Columbia 49,6°C e Siracusa in Sicilia 48,8°C.
Da marzo di quest’anno, India e Pakistan stanno soffrendo una serie di ondate di calore arrivate a sfiorare i 50°C a maggio. Secondo il Pakistan Meteorological Department, le temperature sono più alte di 5°-8°C rispetto alla norma, anche se è troppo presto per dire se sarà superato il record di 53,7°C, registrato nella città di Turbat in Pakistan nel 2017.
Questo caldo estremo, trenta volte più probabile a causa del cambiamento climatico, sta causando carenze idriche e danni all’agricoltura, e in particolare alla produzione di grano, le cui scorte erano già in diminuzione a causa della guerra in Ucraina.
La crisi climatica genera profughi
Petteri Taalas, segretario generale della WMO, ha dichiarato: “il calore estremo in India e Pakistan è in linea con ciò che ci aspettiamo in un clima che cambia. Le ondate di calore sono più frequenti e più intense e iniziano prima rispetto al passato”, contribuendo al fenomeno dei profughi climatici.
Secondo il Global Report 2022 dell’Internal Displacement Monitoring Centre (IDMC), nel 2021, eventi climatici estremi e disastri di altra natura (inclusi i terremoti) hanno costretto 23,7 milioni di persone a spostarsi, pur rimanendo entro i confini del proprio Paese. Di questi, 5,3 milioni vivono in Asia Meridionale. Le temperature estreme hanno causato 20mila profughi. Il problema dei profughi climatici potrebbe un giorno riguardare anche l’Italia, come hanno immaginato Telmo Pievani e Mauro Varotto nel libro “Viaggio nell’Italia dell’Antropocene”.
“Anche in Italia – conclude Vaccaro – data la scarsa piovosità dell’inverno passato, le previsioni per quest’estate indicano probabili carenze idriche e ondate di calore, che avranno un impatto non solo sugli habitat, ma anche sull’economia, sull’agricoltura, sulla vita delle persone.
Nel Mediterraneo cambierà il regime delle precipitazioni con brevi piogge violente, che defluiscono rapidamente non permettendo all’acqua di permanere nel suolo e alimentare gli acquiferi. Questo scenario può essere contrastato con la riduzione delle emissioni, il risparmio idrico, interventi di ricarica artificiale degli acquiferi e la responsabilizzazione dei cittadini.”