Uno studio di un team di ricerca del Los Alamos National Laboratory, pubblicato sulla rivista Nature, propone un nuovo metodo per prevedere i terremoti. Si basa sui segnali di elastogravità: perturbazioni transitorie del campo gravitazionale generate dal terremoto che si propagano alla velocità della luce, e quindi molto più rapidamente delle onde elastiche più veloci (onde P) utilizzate oggi.
Queste onde gravitazionali possono infatti fornire una stima accurata della magnitudo dei terremoti in modo pressoché immediato, evitando la latenza associata alla lentezza delle onde sismiche.
Osservati per la prima volta nel 2011 in occasione del terremoto di Tohuku, in Giappone, i segnali di elastogravità sono poi stati testati attraverso un sistema di Intelligenza artificiale (PEGSNet) in grado di rilevarli nelle registrazioni dei sismometri attualmente utilizzati in tutto il Mondo. I risultati ottenuti ne promuovono l’impiego per i sistemi di allerta precoce, in particolare per definire la magnitudo e l’evoluzione del sisma in tempo reale.
Una stima rapida e affidabile della grande magnitudo del terremoto (sopra il grado otto) è fondamentale per mitigare i rischi associati a forti scosse e tsunami. I sistemi standard di allerta precoce attuali, basati sulle onde sismiche, non riescono infatti a rilevare rapidamente l’entità di terremoti così grandi.
La prevenzione in un simposio a Ferrara, a dieci anni dal sisma
La prevenzione del rischio è stato uno dei temi dibattuti alla tavola rotonda dal titolo “Terremoto dell’Emilia: dieci anni dopo” che si è tenuta recentemente nell’ambito del Master in Giornalismo e comunicazione istituzionale della scienza dell’Università di Ferrara, organizzata in collaborazione con il Laboratorio di ricerca Design of Science (DOS) di Unife.
Durante l’incontro, Riccardo Caputo, geologo del Dipartimento di fisica e scienze della Terra di Unife, ha spiegato che a dieci anni dal terremoto dell’Emilia la conoscenza del rischio sismico è senz’altro aumentata.
Oltre allo studio delle strutture principali del sottosuolo che determinano la pericolosità sismica a grande scala, in questi ultimi anni si è infatti sviluppata una microzonazione sismica a scala comunale, utile a valutare in modo più approfondito l’eterogeneità del terreno.
In particolare, ha spiegato Caputo, “non possiamo ancora stabilire quando arriverà un terremoto, ma abbiamo indicazioni più precise su dove si verificherà e sulla sua intensità. Il vero problema, casomai, resta la progettazione antisismica: nonostante siano presenti faglie di dimensioni medio-piccole, in Emilia il rischio sismico è elevato per via della vulnerabilità di molti edifici.”
Roberto Riccelli, responsabile Protezione civile del Comune di Ferrara, ha sottolineato inoltre come allo stato attuale siano molte le difficoltà di coordinamento nella prevenzione, a iniziare dalle simulazioni di evacuazione. È infatti consuetudine preoccuparsi del problema solo in presenza del pericolo immediato e non a medio e lungo termine. In tal senso un’attività mirata a livello educativo nelle diverse fasce di popolazione sarebbe senz’altro positiva, così come avviene già nelle scuole.
Andrea Rubin, sociologo e ricercatore di Observa Science in Society e del Laboratorio DOS dell’Università di Ferrara, ha quindi presentato i risultati di un’indagine condotta in occasione del decennale del sisma dal Laboratorio DOS, in cui emerge ancora nitido il ricordo del tragico evento, sebbene solo il 9,3% degli intervistati abbia subito conseguenze dirette.
Rispetto alle responsabilità dei danni del terremoto, il 62,6% dei partecipanti all’indagine ritiene vada attribuita principalmente ai costruttori edili, il 51,7% pensa che sia degli enti pubblici, mentre solo il 39,5% riconosce che possa aver avuto un ruolo anche la scarsa preparazione dei cittadini nell’affrontare simili emergenze.
Da questo punto di vista, la situazione non sembra cambiata molto. Il 61,5% dei rispondenti dichiara di avere paura che l’evento sismico possa verificarsi nuovamente, ma solo il 37,8% ha adottato provvedimenti per fronteggiare eventi sismici. È un risultato riconducibile a carenze dal punto di vista comunicativo: solo il 18% degli intervistati, infatti, ha ricevuto informazioni dalle istituzioni su come ridurre i rischi nella propria abitazione.