A causa dei cambiamenti climatici circa il 60% delle foreste sta perdendo le proprie difese naturali contro incendi, parassiti e altri eventi atmosferici.
Con l’aumento di temperatura globale di circa 0,5 gradi che si è verificato dopo il 2000, incendi, attacchi di parassiti e colpi di vento rischiano di danneggiare nei prossimi anni circa 33,4 miliardi di tonnellate di biomassa forestale; è quanto rileva uno studio condotto da Giovanni Forzieri, ricercatore presso il Joint Reserch Centre della Commissione europea, nel febbraio 2021 su Nature Communications.
Lo studio analizza il periodo tra il 1979-2018 e mostra come i cambiamenti climatici, causati dall’aumento della temperatura globale, riducano i meccanismi di difesa naturale delle foreste, aumentando la vulnerabilità ai fattori di disturbo.
Anche se gli ecosistemi forestali riescono solitamente ad adattarsi ai cambiamenti climatici che si verificano gradualmente nel corso del tempo, l’adattamento avviene difficilmente quando i cambiamenti sono repentini. Sono le foreste dei climi più freddi a soffrire maggiormente, perché il loro indice di tolleranza ai cambiamenti climatici improvvisi è minore: le foreste del Nord Europa, della Finlandia, della Russia e delle Alpi sono gli ecosistemi più fragili, seguiti dalle foreste dell’entroterra spagnolo.
Incendi, attacchi di parassiti e colpi di vento rischiano di danneggiare la maggior parte delle foreste in Europa a causa del riscaldamento globale
Le tempeste di vento rappresentano il fattore di rischio maggiore per la perdita di vegetazione: gli ecosistemi più deboli sono caratterizzati da alberi anziani, con radicazione poco profonda, chioma folta e bassa resistenza al movimento flettente. Per le foreste della Spagna, delle Alpi, della Scozia e in parte della penisola scandinava, la percentuale di vulnerabilità rispetto ai colpi di vento è di circa il 40%.
Fenomeni estremi come la tempesta Vaia che ha colpito il Nord-Est italiano nel 2018 con raffiche di vento fino a 200 km/h, abbattendo circa 42 milioni di alberi, saranno più frequenti a causa della persistenza del cambiamento climatico.
Temperature medie più elevate e prolungati periodi di siccità sono fattori determinanti anche per lo sviluppo di epidemie di insetti e parassiti: il calore e lo stress idrico non diminuiscono solamente le difese naturali delle piante, ma riducono anche il tasso di mortalità dei parassiti e degli insetti, aumentandone la proliferazione. La percentuale di vulnerabilità delle foreste europee alle epidemie di insetti e parassiti è di circa il 25-30%.
Il riscaldamento globale causa anche ad una maggiore vulnerabilità agli incendi: temperature più elevate unite a prolungati periodi di siccità e basso indice di umidità sono condizioni favorevoli al propagarsi del fuoco. La percentuale di vulnerabilità agli incendi è di circa il 35% per gli ecosistemi più fragili del Nord Europa e della Spagna.
Un’elevata biomassa inoltre rappresenta anche una condizione di vulnerabilità per tutti e tre i fattori di rischio considerati: le foreste con elevata densità di alberi subiscono maggiormente i danni dei colpi di vento, a causa del radicamento meno profondo, inoltre la biomassa elevata rappresenta un fattore importante anche per la diffusione di epidemie di parassiti e soprattutto per gli incendi.
Riuscire a individuare e quantificare la vulnerabilità delle foreste ai fattori di rischio diventa fondamentale per informare la società e i governi sugli impatti climatici, e sviluppare strategie di adattamento efficaci per aumentare la resistenza delle foreste ai cambiamenti climatici.