L’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) dedica il World no tobacco day 2022 all’impatto ambientale della filiera del tabacco, dalla coltivazione alla stagionatura e alla lavorazione, fino alla produzione e alla distribuzione delle sigarette, e all’uso e allo smaltimento dei rifiuti.
Deforestazione, impoverimento dei suoli, consumo di energia e acqua: i danni delle coltivazioni
Come già indicato in un rapporto del 2017, curato dalla stessa Oms, la prima conseguenza ambientale del fumo di tabacco è la deforestazione: gli alberi vengono abbattuti per fare spazio alle piantagioni e per prelevare il legno necessario al trattamento e all’essiccazione delle foglie, dopo il raccolto.
Inoltre, la coltivazione del tabacco non prevede rotazione con altre colture e i terreni risultano quindi impoveriti e difficilmente recuperabili in tempi brevi per la semina di altri prodotti, che potrebbero servire per nutrire la popolazione.
Ingente è anche l’impiego di acqua e di energia. Per produrre una sola sigaretta si consumano circa 3,7 litri di acqua. Significa che un fumatore medio potrebbe risparmiare settantaquattro litri di acqua al giorno se smettesse di fumare.
I rifiuti del fumo
Ma è l’intero ciclo di vita del tabacco a inquinare. L’Oms stima che, a livello globale, i rifiuti generati annualmente dalla filiera pesino circa 25 milioni di tonnellate. Il problema principale è rappresentato dai mozziconi, che rilasciano nell’ambiente (e principalmente nei mari e nei fiumi), numerose sostanze chimiche dannose per pesci e animali, come metalli pesanti, nicotina ed etilfenolo. Ogni anno nel Mondo ne vengono gettati a terra circa 4.500 miliardi, che possono impiegare anche più di dieci anni a decomporsi, dato che Il 90% dei filtri è prodotto con acetato di cellulosa: un materiale plastico.
A causa delle loro piccole dimensioni, i mozziconi possono essere ingeriti da animali marini entrando così nella catena alimentare. La lotta alle plastiche è al centro dell’attenzione anche dell’Onu, che ha elaborato un Trattato giuridicamente vincolante per porre fine a questa forma di inquinamento.
Il fumo di tabacco, infine, è un importante inquinante anche dell’aria: una sigaretta rilascia 7mila sostanze chimiche di cui settanta cancerogene. Un fumatore medio produce nella sua vita cinque tonnellate di anidride carbonica.
Produttori e distributori coinvolti per risolvere il problema
L’OMS propone alcune azioni per risolvere il problema. Fra queste, gli incentivi agli agricoltori per sostituire il tabacco con colture più sostenibili e di sostentamento alla comunità, una maggiore tassazione dei prodotti (includendo una quota per i danni ambientali) e l’estensione alle aziende del principio della responsabilità estesa al produttore, secondo cui la responsabilità per la gestione e dei rifiuti spetta alle aziende.
La direttiva europea del 2019, oltre a vietare o limitare la vendita di alcuni articoli monouso in plastica, introduce già questo principio per manufatti come i filtri delle sigarette. Produttori e distributori dovrebbero quindi contribuire alla gestione dei rifiuti senza lasciare che l’onere ricada esclusivamente sui consumatori finali.