I prossimi 10-12 maggio si terrà online la ventunesima Conferenza annuale sulla Health Literacy “Rafforzare il nostro sforzo di alfabetizzazione sanitaria”.
L’evento a carattere internazionale è organizzato dall’Institute for Healthcare Advancement (IHA) statunitense, impegnato a supportare le organizzazioni sanitarie, di tutti i tipi e dimensioni, nella promozione dell’alfabetizzazione sanitaria (Health Literacy, HL) per migliorare la soddisfazione del paziente e i risultati delle strutture sanitarie.
La conferenza “si propone di fornire soluzioni operative ai professionisti che cercano le migliori pratiche e principi di alfabetizzazione sanitaria per promuovere l’equità sanitaria.”
Tra i temi trattati nell’appuntamento di maggio troviamo il ruolo dell’HL ai fini dell’adesione vaccinale e la sua importanza nella comunicazione, con un focus sulla comunicazione in occasione della pandemia e l’esitazione vaccinale. Inoltre si parlerà dell’importanza dell’HL nell’educazione sanitaria, nella promozione del benessere dei pazienti ma anche degli operatori sanitari e nel coinvolgimento della comunità in occasione di situazioni di emergenza e complesse, senza trascurare HL ed equità.
Secondo l’Oms la Health Literacy è fondamentale per promuovere e mantenere un buon livello di salute
Il concetto di Health Literacy è emerso in primis negli anni Settanta del secolo scorso relativamente alla capacità degli individui di leggere e comprendere materiale scritto di tipo sanitario. Dopo aver trovato interesse e diffusione soprattutto in ambito clinico negli Stati Uniti, primariamente a causa della multietnicità della popolazione e delle incomprensioni tra il personale sanitario e i pazienti in merito alla gestione della terapia, ha trovato spazio crescente anche in altre parti del Globo, tra cui Europa e Australia, dove oltre all’ambito clinico ha visto applicazione anche tra la popolazione.
Negli ultimi vent’anni, il concetto di HL ha visto infatti un progressivo crescendo di significati e dimensioni, includendo numerosi fattori che influenzano l’abilità di un soggetto di accedere, comprendere e utilizzare informazioni inerenti la salute che provengono da più fonti.
Nel 1998 l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) ha definito l’HL come “l’insieme delle capacità cognitive e sociali che determinano la motivazione e l’abilità degli individui per accedere, comprendere e utilizzare le informazioni, sì da promuovere e mantenere un buon livello di salute.”
La Conferenza del 10-12 maggio è la prima dopo l’ingresso dell’alfabetizzazione sanitaria negli obiettivi strategici del piano sanitario decennale degli USA, non solo come strumento di crescita degli individui ma anche come doveroso impegno delle organizzazioni sanitarie.
Metà degli italiani ha una scarsa alfabetizzazione sanitaria
L’alfabetizzazione sanitaria rappresenta un tema di fondamentale importanza anche nel nostro Paese. Per comprendere meglio lo stato dell’arte dell’HL in Italia ne abbiamo parlato con Guglielmo Bonaccorsi, docente del Dipartimento di Scienze della salute dell’Università di Firenze, a capo di un gruppo di ricerca che ha sviluppato diverse esperienze sul tema.
“A fronte di esperienze internazionali che già negli anni Novanta mostravano un’attenzione crescente al tema in Italia – afferma il docente – solo recentemente alcuni gruppi di ricerca hanno iniziato a occuparsene in maniera strutturata.
Fondamentale è stato il progetto Action Network on Measuring Population and Organizational Health Literacy of EHII – WHO-Europe (MPOHL) che, su sollecitazione dell’Unione europea (Ue), è stato accolto anche dal nostro Ministero della salute diventando parte integrante della strategia di lettura dei bisogni e di promozione della salute adottati per il quinquennio 2019-2023.”
L’esperienza di misura sul campo è rappresentata dalla prima European Health Literacy Survey (HLS-EU) (2009-2012), da cui risulta che il livello di alfabetizzazione sanitaria dei cittadini di otto diversi Paesi europei soffriva, nel 47% dei casi, di una scarsa alfabetizzazione sanitaria.
Successivamente, un numero crescente di gruppi di ricerca di diverse Nazioni ha cominciato a occuparsi di strumenti di misura e interventi mirati a migliorare l’alfabetizzazione sanitaria nei propri territori e in contesti diversi (ad esempio per età, per patologia o per misure di alfabetizzazione individuale o organizzativa).
In Italia le esperienze recenti sono poche e a carico di alcuni gruppi di ricerca. Quello diretto da Bonaccorsi presso il dipartimento fiorentino ha iniziato tra i primi a studiare i diversi aspetti dell’HL, sia individuale che organizzativa: nel 2015 ha effettuato la prima validazione italiana di uno strumento di misura oggettiva dell’alfabetizzazione, il già citato Newest Vital Sign.
“Da allora – ricorda Bonaccorsi – la HL è divenuta una nostra priorità di ricerca. Attualmente facciamo parte di un network mondiale che studia le interrelazioni tra Covid-19 e HL negli studenti universitari e tra la dirigenza scolastica, per comprendere quanta resilienza sia possibile mettere in azione nel contesto pandemico per fronteggiare le difficoltà che la pandemia di Covid-19 ha creato a tutti, in particolare nei nostri giovani. Va comunque ricordato che tutti gli aspetti di ricerca e applicazione della HL sono un work in progress, e ciò che abbiamo prodotto è nulla rispetto a quanto si dovrà fare nei prossimi anni.”
Sanità pubblica rapportata al disagio sociale per evitare diseguaglianze
Il gruppo di Bonaccorsi ha condotto numerose esperienze di ricerca e misura della HL, in diversi contesti di popolazione: ospedale, territorio, anche al domicilio dei cittadini fragili, analizzando i complessi rapporti esistenti nella diade cittadino fragile, anziano e con decadimento cognitivo-comportamentale e caregiver, informale (vale a dire, familiare o amico che si fa carico dei suoi bisogni di assistenza e cura) o formale (coincidenti sostanzialmente con i cosiddetti “badanti”).
Fra le ricerche sinora realizzate va ricordato uno studio di popolazione del 2017 condotto nel territorio fiorentino. Dallo studio si è avuta conferma della necessità di indagare precisi contesti di sanità pubblica e disagio sociale se si vogliono evitare disuguaglianze nell’ambito della salute e offrire le risposte di cui le persone hanno bisogno in relazione a età, condizione economica, stato di salute percepito e titolo di studio.
Più recentemente, grazie alla collaborazione con il Centro nazionale per la prevenzione delle malattie e la promozione della salute dell’Istituto superiore di sanità, è stato possibile inserire nella sorveglianza PASSI (Progressi delle aziende sanitarie per la salute in Italia) un modulo sperimentale di misura della HL per la regione Toscana: nel biennio 2017-2018, circa il 40% dei 7157 intervistati ha riferito un livello di HL inadeguato o problematico. Basso livello di istruzione, sesso femminile, età compresa tra i cinquanta e i sessantanove anni, nazionalità straniera, disoccupazione o stato inattivo e difficoltà economiche sono i fattori maggiormente associati a un livello HL problematico o inadeguato.
Tale livello è risultato inoltre un forte predittore del basso consumo di frutta e verdura (meno di tre porzioni al giorno) e di scarso impegno nell’attività fisica, a testimonianza del ruolo della HL nell’adozione di comportamenti protettivi per la propria salute.
Fra le aree di indagine a cui si sta dedicando il gruppo dell’Università di Firenze vi sono le reti sociali e familiari in grado di proteggere la salute delle persone più fragili. Tutto questo dovrebbe andare di pari passo con il ripensamento dei servizi sanitari offerti, in una prospettiva di prossimità e di sanità di iniziativa, che consentirebbe di utilizzare – come afferma anche il recente Piano nazionale di ripresa e resilienza – il domicilio come primo luogo di cura. La ricerca in questo campo, continua Bonaccorsi, per non restare lettera morta, ha l’assoluta necessità di un endorsement politico e di una piena collaborazione di tutti i servizi sanitari.
Health Literacy e pandemia di Covid-19
“Una buona Health Literacy sarebbe stata essenziale per affrontare al meglio la pandemia di Covid-19” ricorda Bonaccorsi, che sottolinea come, già nel 2004, l’articolo Health Literacy: A Prescription to End Confusion individuava come le informazioni utili a ciascun cittadino per mantenere la propria salute e quella delle proprie famiglie e comunità fossero affidate in larga misura a fonti sempre più difficilmente decodificabili in modo chiaro, semplice e inequivocabile.
“La recente pandemia da SARS-Cov 2, accompagnata da una vera e propria infodemia – continua Bonaccorsi -, ha portato al pettine i nodi delle problematiche di accesso e comprensione delle informazioni e dei comportamenti che ne conseguono. Il tutto in una dimensione sociale che spesso rifiuta la scienza ufficiale e preferisce far affidamento sulla cosiddetta controinformazione, fondata quasi sempre su falsi miti e fake news, quando non manovrata per fini ‘altri’, politici e/o economici. A tal proposito, in piena prima ondata abbiamo scritto e pubblicato l’articolo Fake News and Covid-19 in Italy: Results of a Quantitative Observational Study, che misura la quantità di informazioni prive di qualunque fondamento scientifico comparse a seguito della pandemia.”
Promuovere la Health Literacy in Italia
Come promuovere la HL nel nostro Paese? Secondo Bonaccorsi occorre, anzitutto, un forte commitment di parte pubblica. Un esempio è il Piano nazionale della prevenzione (Pnp) 2020-2025, che, nel porre l’attenzione alla centralità della persona, sottolinea come questa si esprima anche attraverso le azioni finalizzate a migliorare l’HL e ad accrescere la capacità degli individui di interagire con il sistema sanitario attraverso relazioni basate sulla fiducia, la consapevolezza e l’agire responsabile.
In tale contesto è necessario un attivo coinvolgimento dei medici di medicina generale e dei pediatri di libera scelta, figure chiave per favorire l’HL e l’empowerment dei cittadini.