Dal 4 al 28 gennaio si terrà a New York la decima conferenza di revisione del Trattato di non proliferazione delle armi nucleari (Tnp). Il Tnp ha carattere universale, ad esso hanno aderito 192 Paesi con esclusione di Israele, Corea del Nord, India, Pakistan e Sud Sudan. Il trattato, in essere dal 1970, prevede ogni cinque anni una conferenza di aggiornamento, ma l’appuntamento del 2020 è stato rinviato a causa della pandemia.
“La conferenza di New York – afferma Alessandro Pascolini, fisico, esperto di controllo degli armamenti e scienze per la pace e vicepresidente dell’International School on Disarmament and Research on Conflicts (ISODARCO) – avviene dopo che le attività diplomatiche da parte dei Governi avevano conosciuto una battuta d’arresto nel quadriennio del governo Trump, che aveva sospeso l’adesione ad alcuni trattati, smobilitato uffici ed impoverito il panel di esperti USA impegnati nei processi di pace.
Dopo l’elezione di Biden sono ripresi gli incontri periodici fra rappresentanti delle forze armate americane e degli altri principali Paesi (Russia, Cina, Paesi Ue). Si sono succeduti vari incontri fra cui recentemente (2-3 dicembre 2021) a Parigi un incontro fra cinque Paesi (P5) dotati di armi nucleari (USA, Cina, Russia, Francia e Regno Unito) che hanno ribadito la volontà di sostenere il Tnp (l’unico che prevede anche il disarmo nucleare).”
In particolare i P5 hanno riaffermato il loro impegno duraturo nei confronti del Tnp in tutte le sue parti e per la realizzazione dei suoi tre “pilastri” (non-proliferazione, disarmo e promozione degli usi pacifici dell’energia nucleare) e il loro sostegno incondizionato alla sua universalizzazione. Hanno inoltre “riflettuto” sul trattato per il divieto totale dei test nucleari (Comprehensive Test Ban Threaty, CTBT) e sull’importanza della sua entrata in vigore, venticinque anni dopo la sua apertura alla firma.
Tensioni e conflitti internazionali
La conferenza si apre in una situazione di gravi tensioni e conflitti internazionali che ha caratterizzato tutto il 2021, complice anche la pandemia e il rinnovato confronto fra superpotenze sugli scacchieri internazionali.
“Attualmente fra le situazioni di guerra – afferma Pascolini – emerge indubbiamente il conflitto in Etiopia dove, da oltre un anno, c’è guerra aperta fra il governo centrale ed i secessionisti del Tigrè.
“Nel contempo – continua Pascolini – non va assolutamente trascurato il confronto in essere fra diversi Paesi in possesso di armi nucleari col rischio di un’escalation e la concreta possibilità di una guerra nucleare voluta o innescata anche da semplici errori di informazione, quali sconfinamenti in spazi aerei o acque territoriali da parte di aerei o navi.
Un grave fattore di rischio strategico viene dall’attuale confronto tra Cina, Russia e Stati Uniti per raggiungere la superiorità nei campi scientifici più avanzati: volo ipersonico, sistemi spaziali, biotecnologie, gestione di enormi masse di dati, sistemi d’arma autonomi letali, robotica, armi a energia diretta, tecnologia quantistica e, in primis, l’intelligenza artificiale (Artificial Intelligence, AI), che entra in molte altre tecnologie come componente essenziale o potenziante.
I recenti significativi sviluppi dell’AI, nella forma di apprendimento automatico (Machine Learning, ML), hanno rinnovato l’attenzione anche per applicazioni in ambito militare, sia per armamenti strategici che tattici, e vari ricercatori stanno indagando appunto sui rischi che può comportare una massiccia introduzione di automatismi e AI nei sistemi strategici.”
“Un ultimo fronte caldo, oggetto di propaganda da parte delle parti in causa e di trattative proprio in questi giorni – aggiunge l’esperto in controllo degli armamenti -, è la tensione fra Russia e l’Organizzazione del trattato atlantico del nord (Nato) a causa del conflitto separatista in Ucraina, molto delicato, con l’ammassamento di truppe russe al confine con l’Ucraina mentre la Nato si dichiara pronta a reagire.”
Ma fra i contesti più pericolosi figura anche l’aggravamento del conflitto tra India e Pakistan. Quest’ultimo, in carenza di armi convenzionali, si è dichiarato pronto a ricorrere ad armi nucleari se attaccato dall’India mentre l’india, dal canto suo, è pronta a dichiarare guerra a fronte di attacchi terroristici pakistani.
Altro scenario ad alto rischio, che si propone all’attenzione mondiale, è infine il Mare Cinese meridionale. Da un lato, la Cina non nasconde mire espansionistiche per il suo dominio, mentre dall’altro permane il grande interesse per l’area degli Stati Uniti, intenzionati a mantenere la possibilità di navigazione e influenza nel Pacifico unitamente ad un’ampia schiera di alleati, come Vietnam del Nord, Filippine, Australia, Giappone anche Paesi dell’Unione europea (Ue) come Regno Unito e Germania, preoccupati di mantenere la possibilità di spostarsi liberamente nell’area.
Unione europea e Italia in secondo piano
Per quanto riguarda l’Italia, la pace non compare fra le priorità dell’agenda della politica impegnata sul fronte dell’emergenza pandemica, del sostegno alla ripresa economica e al raggiungimento degli obiettivi del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr).
Attualmente l’impegno del nostro Paese per la pace è mediato dalla sua appartenenza all’Ue. In tale ambito lo scorso marzo il Consiglio Affari esteri ha adottato lo strumento europeo per la pace (European Peace Facility, EPF), che prevede misure di assistenza finanziaria dell’Unione a favore di Paesi terzi e di organizzazioni regionali o internazionali, al fine di rafforzare le capacità militari e di difesa dell’Ue e sostenere gli aspetti militari delle operazioni di sostegno alla pace.
Secondo Pascolini “pur contando su fondi limitati, tale iniziativa appare utile a creare i presupposti per integrare le forze armate dei diversi Paesi e realizzare “un esercito unico europeo” in grado di agire con maggiore efficacia e nello stesso tempo risparmiare risorse. L’iniziativa Ue va inoltre a favore di interventi a sostegno di operazioni per la stabilizzazione della Libia.”
La conferenza per il trattato di non proliferazione è un impegno decisivo ma difficile
La conferenza potrà essere un’importante occasione per fare il punto sulla situazione dei conflitti a livello mondiale, un’opportunità da non sprecare per un confronto che favorisca il ritorno a rapporti internazionali pacifici, sostituendo alla competizione collaborazioni scientifiche ed economiche nel comune interesse.
Cinquanta sono i documenti preparati a supporto della Conferenza da Governi e Associazioni non governative, a significare che tutti i Paesi del Mondo stanno prendendo sul serio il tema della non proliferazione e conseguentemente della Pace.
”L’auspicato disarmo nucleare – afferma Pascolini – richiede un deciso ribaltamento dell’attuale corsa agli armamenti, con gli intensi programmi di modernizzazione e potenziamento qualitativo di tutti i sistemi d’arma, dai sistemi nucleari a quelli convenzionali sempre più autonomi e intelligenti. Un segno chiaro dovrebbe essere una generale diminuzione delle spese militari, che invece vedono un’ulteriore espansione, difficilmente comprensibile a fronte dei gravissimi problemi economici, sociali e ambientali della presente situazione mondiale.”
“Particolarmente oscura è la situazione cinese – prosegue Pascolini – ma tutti i P5 ritengono che l’ambiguità sia una componente della deterrenza nucleare; gli USA hanno recentemente annunciato di aver completato la nuova versione della loro Nuclear Posture Review, ma non l’hanno ancora resa pubblica.”
Secondo l’esperto di controllo degli armamenti, per ottenere effettivi progressi negli obiettivi indicati dagli stessi P5 sarebbero utili alcune azioni: la ratifica del CTBT da parte di Cina e USA; la ratifica da parte di tutti gli stati di protocolli aggiuntivi che garantiscono l’effettiva efficacia del trattato; la partecipazione degli USA alla conferenza Onu sulla istituzione di una zona senza armi di distruzione di massa in Medio Oriente, e infine, una politica di trasparenza e informazione sugli aspetti essenziali delle dottrine e delle forze nucleari dei P5, non solo fra loro ma verso tutti i Paesi e la comunità internazionale.
L’argomento è importantissimo e anche l’articolo è assai valido. Il tema è mondiale. Tuttavia il rapporto tra l’Unione Europea e la Russia ha il suo peso anche sulla questione nucleare di cui la crisi dell’ Ucraina può avere un peso non secondario per la pace nel mondo. Aggiungerei anche la questione energetica non è da trascurare. Se la Federazione Russa chiudesse i rubinetti del gas, l’Europa avrà ripercussioni drammatiche e non solo nelle stagioni invernali. Da qui il tema del nucleare che torna in discussione. Esso dovrebbe preoccupare assai. Servono movimenti non solo di intellettuali, ma anche popolari. Certo che i Governi dei Paesi europei debbono porre questi problemi in modo più chiaro. I temi affrontati in queste note dovrebbero essere prioritari specie nella agende di politica estera. L’Italia mi sembra essere ondivaga. Coraggio. Vittorio Carreri
Le questioni sollevate appaiono centrali nella gestione dei conflitti e nella promozione della pace a livello mondiale, sicuramente da porre come prioritarie nelle agende di politica estera.
Purtroppo la conferenza delle Nazioni Unite per la revisione del Trattato di non proliferazione nucleare (Tnp) è stata ulteriormente rinviata ad agosto 2022 a causa del forte aumento negli Stati Uniti dei contagi da COVID-19 provocati dalla variante Omicron del virus. L’ultima conferenza si era svolta nel 2015 ed era stata rinviata per due anni a causa della pandemia.
Contemporaneamente all’annuncio del rinvio i cinque Stati cui il Tnp concede di possedere l’arma nucleare ( Cina , Francia, Regno Unito, Russia e Stati Uniti) si sono affrettati a rendere pubblica una dichiarazione comune circa l’accettazione del principio che «Una guerra nucleare non può essere vinta e non deve essere mai combattuta» verosimilmente frutto di una presa di coscienza della pericolosità dell’attuale quadro strategico. Circa la crisi ai confini dell’Ucraina segnaliamo lo speciale di Lucio Caracciolo direttore della Rivista di Geopolitica, Limes https://www.agenda17.it/2022/01/05/speciale-pace-e-istituzioni-forti-lucio-caracciolo-siamo-nelleta-della-post-guerra-i-conflitti-nascono-dallinstabilita-politica/